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domenica 26 novembre 2017

Finito il Santo, finita la festa...e invece no



Su FB, un'amica, Rossella Ciardi, ha postato questo pezzo di Antonia Storace, mi è piaciuto e voglio condividerlo. Siccome della scrittrice non conoscevo nulla mi sono documentata, per cui a piè di pagina conoscerete la scrittrice e cosa ha dovuto affrontare, per rivendicare come suo lo scritto. Il giorno dopo la giornata internazionale contro le violenze sulle donne si respira la stessa aria dell' 8 marzo, si è fatto il proprio dovere, le abbiamo celebrate, dolci, feste e fiori si sono sprecati, ma già questo giorno doveva bastare ed invece..."Passato il santo, finita la festa". Non saranno mai le feste istituzionalizzate a fermare questo macello nel mondo e nella civilissima(?) Italia, è ora che si pensi, seriamente, ad un progetto educativo che cambi la mentalità maschile e di chi l'educa (madre, padre, famiglia, società).
Maria Serritiello

"Ma lei provocava".
di Antonia Storace


Come a dire, se l'è cercata. Come a dire, te lo meritavi. Come a dire, vestiti da suora e cammina rasentando i muri. Come a dire, sei nata femmina e se non vuoi essere stuprata, se non vuoi essere ammazzata, ti devi coprire. Come a dire, il diritto di fiatare non ce l'hai. Se mi dici di no, se mi dici che è finita, se mi dici che ami un altro, io ti sfregio la faccia, ti sfregio la vita con l'acido. Il tuo no non conta niente, perché sei nata femmina. Io, invece, sono nato maschio. Come a dire, sei una puttana e per le puttane non esiste pietà. Come a dire, sei una donna, cosa pensi di fare? Come a dire, sei una donna, se mi eccito è colpa tua. Come a dire, io sono più forte e te lo dimostro. Come a dire, chiamo i miei amici e ti violentiamo a turno, perché lo devi capire, lo devi capire, che sei solo una donna. Solo una donna. L'hai capito che sei solo una donna? Come a dire, tu non ti appartieni, di te dispongo io. Come a dire, e dai, che sotto sotto ne hai voglia, ti piace, ti fa bagnare in mezzo alle cosce. 
Come a dire, non ti ribellare, altrimenti ti strangolo con un cavo elettrico e stringo forte, fortissimo, intorno al tuo bel collo bianco; altrimenti ti trivello il cuore con venti coltellate, te lo faccio diventare uno scolapasta di carne, vuoi vedere?; altrimenti ti brucio viva, come una candela, come i ciocchi di legno in un camino, come le stelline di Natale; stai zitta, zitta!! Altrimenti ti riempio di botte e se provi a parlare, se provi a denunciarmi, ti ammazzo madre e padre, e tu non vuoi che loro ci vadano di mezzo solo perché hanno una figlia che è una cagna, giusto? Come a dire, ho l'imbarazzo della scelta, ti posso sopprimere in mille modi.

Come a dire, non puoi lasciarmi perché non lavori e senza soldi non si cantano messe. Sei mia, sei roba mia, sei un fatto mio, dirò che sei una pazza, che sei caduta, che ti stai inventando tutto. A chi crederanno, secondo te? Al professionista stimato o a te, che sei solo una donna?

Come a dire, devi avere paura se di sera torni a casa da sola. Come a dire, tieniti la mano sul culo altrimenti ti licenzio.
Come a dire, se ti chiamo cinquanta volte al giorno, devi rispondere cinquantuno; se ti dico di non uscire con le amiche, tu non esci, tu obbedisci; chi è quel collega con cui ti ho vista parlare? Cosa vi dicevate, eh? Stavi facendo la troia pure con lui? Dimmelo. Stavi facendo la troia pure con lui? A lavoro non ci devi più andare, hai capito? Da oggi non ci vai più a lavoro.
Come a dire, sei una stupida, una poveretta, una ritardata. Non sai fare niente, non sei buona a niente, non vali niente. 
Come a dire amore mi dispiace, mi dispiace, perdonami, prometto che non accadrà ancora, non ti sfiorerò nemmeno con un dito, è stato un attimo di debolezza, ho perso la testa, avevo paura che mi lasciassi. Tu sei troppo importante per me, capisci? Troppo importante. Se ti perdo, impazzisco. Se ti perdo muoio. 
E allora è meglio se muori tu, donna. Perché sei solo una donna. Perché ti chiami Jessica, ti chiami Lucia, ti chiami Sara, ti chiami Alessandra, ti chiami Serena, ti chiami Patrizia, ti chiami Antonella, ti chiami Maria, ti chiami Rossella. Ti chiami donna. Sei solo una donna. E mi hai provocato.

"Ma lei provocava" è la morte di ogni umanità.
Antonia Storace



Antonia Storace: una donna che scrive delle donne.

Antonia Storace, una Donna Al Quadrato. MyWhere l’ha incontrata per celebrare ancora di più, oggi, una donna che scrive delle donne.
L’amore, il tradimento, i padri quando diventano padri e i figli che non smettono mai di essere tali. Le donne, il loro coraggio, l’ammirevole forza di chi trova, dentro sé stesso, la voglia di continuare a lottare per un finale migliore. Napoli, il suo lascito di bellezza e ribellione, come un destino che scorre nelle vene e che diventa, insieme, croce e delizia. Donne al quadrato è un omaggio all’amore nella sua interezza: l’amore verso un uomo, verso un figlio, verso un sogno più alto.
Difficile, molto difficile poter raccontare di una donna speciale come Antonia Storace, una scrittrice con la S maiuscola, complicato perchè le mille sfumature che raccoglie il suo essere, in realtà sono mille di noi, donne che esistono vivono e combattono ogni giorno.
Esce oggi su MyWhere la sua intervista per celebrarla in un giorno in cui tutti si ricordano che esistiamo, per farvi conoscere una donna che scrive delle donne e le celebra 365 giorni l’anno. Direttamente dalla sua penna, la presentazione della sua storia e di seguito l’intrvista della quale sono molto toccata e orgogliosa.
Nel 2008 ho aperto un blog – Nel giardino dei ciliegi – e vi ho scritto per molto, molto tempo. Anni dopo, precisamente il 7 Novembre del 2012, su quel blog ho pubblicato un mio testo, “Donne al quadrato”. A distanza di qualche mese, quel brano mi è stato sottratto (ancora oggi non saprei assolutamente dire da chi) e diffuso in rete – sui maggiori social, sui forum, sui siti di scrittura: praticamente ovunque!! – con l’attribuzione, però, alla poetessa Alda Merini. La diffusione è stata esponenziale: parliamo di centinaia di migliaia di visualizzazioni e condivisioni. 
Il 14 Ottobre del 2014, sebbene io ne fossi completamente ignara, Fabio Volo ha letto “Donne al quadrato” durante la trasmissione radiofonica “Il Volo del mattino”. La settimana successiva, precisamente il 22 Ottobre 2014, il testo è stato letto e trasmesso anche durante la trasmissione “Parole Note” di Radio Capital. Entrambe le emittenti, tuttavia, avevano fatto i dovuti controlli del caso, spiegando dunque, nelle note redazionali e durante la stessa messa in onda, che il brano apparteneva a me e che quella ad Alda Merini era solo una falsa attribuzione, come ne girano molte in rete. Nei giorni successivi è intervenuta anche Barbara Carniti – una delle quattro figlie di Alda – la quale ha difeso il mio diritto d’autore, specificando – su siti e social – che il testo in questione era mio e non della madre.
Nel mentre, dopo la diffusione radiofonica, ho ricevuto centinaia di email di persone che avevano letto o ascoltato “Donne al quadrato”. Ho pensato, allora, di raccogliere una piccola parte dei testi del mio blog e sono andata alla ricerca di una casa editrice disposta a pubblicarmi: ho trovato un piccolo editore di Roma che ha pubblicato la mia opera lo scorso Aprile.”
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L’indebita attribuzione della tua poesia “ Donne al quadrato” ad Alda Merini, ti ha più ferito o, all’inizio, ti ha reso felice di aver scritto dei versi di così alto valore da poter essere riconducibili alla grande poetessa? Ovviamente, immagino, che passato così tanto tempo, al momento tu sia anche molto contrariata dell’accaduto e so che stai ancora tribolando per aver giusto merito della tua arte o mi sbaglio? Facendo un giro sul web, mi appare scritto che la poesia è la tua, praticamente ovunque.

L’attribuzione di “Donne al quadrato” ad Alda Merini, in principio, mi ha soprattutto sorpresa. Non capivo chi, esattamente, avesse preso il testo dal mio blog – Nel giardino dei ciliegi – e lo avesse diffuso in Internet con un’eco letteralmente virale. Allo stupore è subentrato l’orgoglio: Alda Merini è un’eccellenza assoluta della letteratura ed essere “confusa”, per così dire, con un nome di questo calibro è sicuramente motivo di grande soddisfazione. Lo stupore, poi, è stato scalzato da un pizzico di rammarico poiché vorrei che il mio lavoro venisse riconosciuto, appunto, come mio. Soprattutto data l’esistenza del mio blog – in cui data ed ora di pubblicazione sono antecedenti a tutte le successive condivisioni in rete con l’attribuzione errata, e dimostrano la mia “maternità” come autrice – della pubblicazione di un libro, con relativo copyright, e delle dichiarazioni delle figlie di Alda, le quali hanno gentilmente chiarito, in più di un’occasione, che il testo è mio.
Immagino la sorpresa quando Fabio Volo ha letto la tua poesia, che peso hanno avuto per il tuo cuore,  le tue parole lette in diretta radiofonica, così alla sprovvista e finalmente con la tua firma?
E’ stato surreale. Non saprei trovare una parola diversa per descrivere quel momento. Ero a casa dei miei genitori, a Napoli. Un amico mi ha inviato un messaggio e mi ha detto di sintonizzarmi immediatamente su Radio Deejay perché Fabio Volo stava leggendo “Donne al quadrato” in diretta, durante la trasmissione “Il Volo del Mattino”, e finalmente con il mio nome!! Le mie parole nell’etere, ascoltate da chi era in auto, magari bloccato nel traffico; o in palestra, ad allenarsi; oppure era a casa e stava asciugandosi i capelli con la radio a tutto volume. Sono entrata nelle case della gente, nelle loro vite, dentro gli spazi bianchi di certi giorni un po’ malconci. Non credo possa esistere nulla di più emozionante per chi, come me, ha il sogno di scrivere.
Nella tua premessa abbiamo letto come è nato il libro e del tuo blog, questo vuol dire che “Donne al quadrato “ era dentro di te da parecchio tempo?
L’ho scritto un giorno di Novembre, tornando a casa dalla palestra e da un incontro emotivo che sembrava uno “scontro” sul ring: di quelli in cui infili i guantoni, schivi i colpi, attacchi con intelligenza e poi esci con la consapevolezza di essere una donna ingombrante. Una di quelle donne che esigono presenze certe o sicure assenze, perché trovano intollerabili parole come: quasi, forse, può darsi, non saprei. Ecco, una Donna al Quadrato è, probabilmente, una Donna ingombrante. Una Donna che, qualche volta, si sarà sentita dire: “Sei troppo difficile da gestire” o “Voglio una persona meno impegnativa, una storia più facile”. E, forse, si sarà anche data la colpa per quelle frasi vuote di senso, pronunciate fuori dai denti che, in verità, servono solo ad alleggerire i cuori vigliacchi di certi mezzi uomini che non sanno stare dentro una storia.
Esistono, secondo te, in una società come la nostra “Donne al quadrato” che non sanno di esserlo o che non possono vivere come vorrebbero, con le passioni e la forza di cui invece potrebbero essere capaci? Non voglio riferirmi a donne nate in luoghi del mondo, dove non hanno nessuna considerazione o peggio, perché sarebbe una domanda persa nel vento, credendo io, che in taluni posti o sei al “quadrato” o non sopravvivi un giorno.
Credo che “al quadrato” lo siano, potenzialmente, tutti. Le ali sono state date in dotazione a ciascuno di noi. La scelta, poi, di volare come un’ aquila o di restare a terra, a beccare il mangime insieme ai polli, è totalmente personale e non sindacabile. Ognuno vive la vita che sente giusta, e lo fa come può, con i mezzi che ha. Il punto, secondo me, è prendere consapevolezza di quei mezzi, del proprio valore, dei propri talenti, di tutte le frecce, veloci e potenti, dentro il proprio arco. Emergere a questo stato di coscienza, sapere esattamente chi si è, fa la differenza tra chi si eleva a potenza e chi no. Tra chi non cerca scuse, non trova alibi, non da ad altri la colpa dei propri fallimenti e si rende responsabile della propria felicità come della propria infelicità, e chi invece la delega sempre a qualcosa fuori di sé, quasi che non fosse roba sua.
Antonia Storace, una donna, bella, sensibile e concreta con la quale parlerei per ore, non credo neppure sia possibile scindere la scrittrice che è in te dalla tua vita quotidiana, ma sono certa che esiste un’Antonia che fuori dalla sua vita pubblica ha un mondo meraviglioso che ci piacerebbe tanto conoscere.
Su una parete bianca della mia vecchia camera, avevo scritto: “I am a writer“, perché non riesco a percepire me stessa come qualcosa di altro, di diverso, dalla scrittura. E’ il punto più alto di ciò che sono, la parte di me che amo di più, quella incontaminata, quella che sente tutto, che sente il doppio, quella dove non arriva il cinismo, non trova terreno fertile il disincanto o lo scoramento. E’ la dimensione di me più ardita, più coraggiosa, più battagliera. Intorno a questa parte – che è il centro, il cuore pulsante – c’è un’Antonia che, spesso, ha paura di non farcela, ha paura che il talento e la forza possano non bastare; un’Antonia che, proprio oggi, è tornata all’università dopo averla abbandonata, qualche anno fa,  a pochi esami dalla fine, perché sentiva arrivato il momento di chiudere questo cerchio, affrontare questa sfida con sé stessa che tante, troppe volte, avvertiva come un grosso fallimento, una mancanza, un buco che non avrebbe dovuto esserci; un’Antonia con una famiglia bellissima, un cane buffo e tenerello, un fidanzato davvero tanto, tanto, tanto paziente.
Hai moltissime persone che ti seguono, non solo donne, che amano leggerti anche nell’effimero di facebook, hai la capacità, di rendere poesia i tuoi pensieri, hai il dono di parlare al cuore delle persone, in profondità. Hai un talento speciale e sono in trepida attesa del tuo prossimo lavoro. Tu metti te stessa in ogni parola che leggiamo e noi ce ne nutriamo volentieri, quale responsabilità ti investe pensando a questo?
In effetti, un po’ di strizza mi viene se ci penso. Quando scrivo, però, lo faccio sempre perché un dettaglio del mondo mi ha colpito, un dettaglio apparentemente insignificante dentro il quale, a ben guardare, si nasconde una storia. Le parole sono gli ami che fanno abboccare quella storia, la portano a galla, così che tutti possano leggerla, possano vederla e trovare un po’ del proprio mondo.
Come ben sai, io vivo di musica e non può assolutamente mancare la domanda sul tema…quanto ne sei influenzata, se ne sei e da chi per la precisione?
“Quando non sai cos’è, allora è Jazzzzzz” scrive Alessandro Baricco nel libro “Novecento“, da cui è stato tratto il film “La leggenda del pianista sull’oceano“. Lo adoro, adoro il jazz, mi innamorano quei suoni al pari di un libro che ti tiene incollata alle sua pagine tutta la notte. Se, invece, dovessi scegliere una canzone, allora direi “My Way” di Sinatra perché: “Ho vissuto una vita piena, ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi. E l’ho fatto a modo mio
Inutile dirti che tutta MyWhere sarebbe felice ed orgogliosa se ogni tanto venissi a portare il tuo dono tra noi poveri autori e ti concedessi ai nostri lettori, abbiamo qualche speranza?



sabato 25 novembre 2017

Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne



La giornata e le iniziative 25 novembre 2017

Boldrini: «La violenza sfregia la comunità». Alla Camera testimonianze e interventi

La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Wikipedia


Sbaglia chi pensa che la violenza sia una questione che riguarda esclusivamente le donne. No, riguarda tutto il Paese e sfregia la nostra comunità. Quindi, se su questo tema vogliamo fare sul serio, non può esserci solo la risposta delle vittime o delle altre donne, come in gran parte avviene ora: sono quasi sempre le donne a protestare, a ribellarsi, a promuovere mobilitazione». Lo dice la presidente della Camera Laura Boldrini all’evento “In quanto donna” nell’Aula di Montecitorio cui partecipano oltre 1.400 donne. «La metà delle donne che vengono uccise sul pianeta - sostiene - sono uccise per femminicidio. Sono uccise, cioè, in quanto donne e per mano di chi dovrebbe amarle. In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni e mezzo. Lo dice l’Istat. Ed è un dato spaventoso».

 Contro la violenza sulle donne «le leggi non bastano. Il problema è culturale. È questo il punto decisivo. Agli uomini è richiesto di fare un balzo in avanti: uscire finalmente da una cultura che per secoli, per millenni, ha ridotto la donna a una proprietà», aggiunge Boldrini. «Ecco perché - ammonisce - è fondamentale agire contro la violenza andando alle radici: impegnarsi sul piano educativo e già in tenera età, insegnando ai bambini e alle bambine la parità di genere, il rispetto per le donne e per la loro libertà».
«L’Italia civile si unisce per dire basta alla vergogna della violenza sulle donne», scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che accompagna al messaggio l’hashtag #giornatacontrolaviolenzasulledonne. 

I dati


Sono 84 gli omicidi di donne nei primi nove mesi del 2017 in Italia, in calo rispetto ai 109 nello stesso periodo 2016: 61 si sono verificati in ambito familiare, 31 i casi di femminicidio. Nel 56% dei casi l’omicida è il partner o l’ex. Sono questi gli ultimi dati della Polizia diffusi alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che ricorre oggi, 25 novembre. Il capo della polizia, Franco Gabrielli, parla di crimine contro l’umanità. Tra le persone che nella loro vita hanno subito molestie o violenze, rivela l’Istat, l’11% sono ragazze con meno di 16 anni di età.
Secondo l’Istat la violenza sulle donne colpisce anche le giovanissime: tra le persone che nella loro vita hanno subito molestie o violenze, l’11% sono ragazze con meno di 16 anni di età. 






giovedì 23 novembre 2017

Ricigliano 23 novembre1980 per non dimenticare Anna Piegari e Rosa Sabia




« Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano. »
(Alberto Moravia, Ho visto morire il Sud)

Il terremoto dell'Irpinia del 1980 fu un sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale

Caratterizzato da una magnitudo di 6.8 (X grado della scala Mercalli[4]) con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.[3Il terremoto dell'Irpinia del 1980 fu un sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale.


NEL 1980 INSEGNAVO A RICIGLIANO E NEI BANCHI, DOPO QUELLA SERA INFERNALE ,NON TORNARONO PIU' NEI BANCHI DUE MIE ALUNNE:

                                                 ANNA PIEGERI
                                     ROSA SABIA

COME TRASCORREMMO L'ANNO SCOLASTICO,  RIPRESO SOTTO LE TENDE, ME LO PORTO NEL CUORE COME  IN QUELLI CHE RESTARONO.GIOVANI RAGAZZI SI TROVARONO DI FRONTE LA MORTE E NE CAPIRONO GLI EFFETTI DOLOROSI CHE LASCIA 

VI PENSO SPESSO E A QUANTI PROGETTI VI SONO STATI NEGATI.
 VI ABBRACCIO OVUNQUE VOI SIATE

LA PROF










martedì 21 novembre 2017

ETTORE MASSA IN “OMM UN NAPOLETANO IN TIBET” AL TEATRO RIDOTTO DI SALERNO


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Ettore Massa, ospite del secondo spettacolo, dal titolo “Omm un Napoletano in Tibet”, all’interno della rassegna annuale “Che Comico 2017-2018” del Teatro Ridotto di Salerno, direttore artistico Gianluca Tortora, ha una particolare aspirazione ad una comicità o meglio a fare teatro con una proposta alternativa e cioè di rivolgere un sorridente invito alla felicità e alla bontà, rifuggendo dalla dilagante comicità sguaiata e volgare. Un volto del tutto normale, senza particolari segni, ma padrone del palcoscenico con una notevole scioltezza linguistica, mai banale o volgare, al contrario invece ricercata, fluente, colta e civile. Si potrebbe pensare ad una funzione educativa- didattica/pedagogica, all’ interno della quale una qualificata e significativa verve scenica, quasi a voler nascondere o ridimensionare la sua napoletanità’, fa da filo conduttore al suo monologo pulito, cortese eppure comico/satirico. Intrattiene il pubblico con classe, ordine, pulizia alternando brani d’autore a scampoli di bravura vocale, accompagnato da due musici professionisti: Ettore Gatta (al piano) e Gabriele Borrelli alla percussioni, che condividono la sua stessa gentilezza e religiosità. È un sentire piacevole e allo stesso tempo propositivo, che gratifica il corpo, quando non vuole lasciarsi andare a risate grasse. Prova timidamente, quasi a non voler urtare la suscettibilità di alcuno, a dire la sua, a proporre ciò che gli studi, intrapresi da dieci anni sul buddismo, gli suggeriscono e lo fa quasi giustificandosi per aver forse tradito le attese di chi si aspettava altro. Ha garbo Ettore Massa e una mente affamata di verità e questo basta e avanza per provare a seguire i suoi progetti. Il pubblico esperto del Ridotto l’ha apprezzato sinceramente, ringraziandolo finanche per la difficile strada intrapresa. Gilet con bordini in pelle, tenuta casual, in uno spazio angusto, tra l’altro invaso da una tastiera, da una completa batteria e da uno stelo per il microfono, si è mosso con eleganza e versatilità, sfoggiando altresì varie mise per i suoi personaggi abbastanza caricaturati e misurati o temi a lui cari sviluppati dall’alto di una cultura ben al di sopra della media. Termini, per molti versi, estranei al mondo dello spettacolo e del teatro in genere, come “impermanenza, attaccamento, meditazione, mindfulness, termini che si sarebbero trovati facilmente negli studi della Neurobiologia interpersonale di Daniel Siegel, notevole studioso e psichiatra americano, sono circolati nel piccolo teatro e tra il pubblico ammirato. Gradita sorpresa, quindi, Ettore Massa al Teatro Ridotto, diversa l’attuale comicità, se si fa riferimento a vent’anni fa quando era la vittima di turno del trio Ardone, Peluso e Massa di cui faceva parte. Un bravo va anche a Gianluca Tortora e alla capacità di scelte innovative e giuste che, ormai da anni, porta avanti.
Maria Serritiello  www.lapilli.eu


ALL’ARCHIVIO DI STATO DI SALERNO IL SECONDO CONCERTO DELLA STAGIONE 2017-18 PREVISTO DALL’ASSOCIAZIONE CYPRAEA.


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Esibizione del pianista Alessandro Amendola, nel pomeriggio di mercoledì 8 novembre scorso, all’Archivio di stato di Salerno, nell’ambito del programma dell’Associazione CypraeaPresidente provinciale di Salerno, la stimata pianista Pina Gallozzi, che ha l’obbiettivo precipuo di far conoscere i talenti emergenti nel campo della buona musica in Campania ed oltre. Sotto la direzione di Giuseppe Squitieri, altro valente musicista, dal fiuto professionale di talent scout, il giovane Alessandro, con uno studio intenso, sta cercando di entrare, nell’empireo delle promesse/realtà musicali.
 A vederlo seduto al piano mentre esegue brani impegnativi, a difficoltà elevata, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un personaggio forte duro sanguigno e tracotante, tanta è la sua bravura. E sì che i brani richiedono concentrazione, forza fisica, attenzione cerebrale e memoria di ferro, ma la mano, leggera e dolce, virtuosa e titanica, vola tra i tasti e le note ne escono cristalline e leggiadre, pure e gentili, tenere ed appassionate. L’emotività cerebrale tutta ne esce soddisfatta ed appagata. Tutti i suoi canali restano saturati e la sensazione di armonia si spande nell’ aria. E pensare che a provare a stringergli la mano si ha la sensazione di toccare un uccello implume, un alito di vento, una eterea presenza. E non parliamo della riservata modestia, delle scuse che quasi abbozza per essere così bravo. Ha una sua vita privata di adolescente o si sente già carico della responsabilità di provare ad essere ancora più grande se non il più grande? Chissà! E il prof Squitieri non demorde! Presenterà altri e altri ancora perché per lui è tutto scritto già. Non può non presentare prossimi numeri uno, perché per lui quest’ attività è la vita. Il Prof Giuseppe Squitieri è un grande musicista ma sfornare nidiate di campioni è un suo brand, il brand che gli restituisce carica vitale.
Maria Serritiello  www.lapilli.eu

domenica 19 novembre 2017

26 Donne e 2 Puntini



26  Donne e due  Puntini

di Maria Serritiello 

L'orizzonte è chiuso
nelle bare,
la terra promessa le ricopre,
negli occhi chiusi,
il sogno...
di madre carne
la naca.

Liquidi boia

ai nati mai.

Salerno, 19-11-2017      Maria Serritiello 


Vado migliorando e provo a scrivere



Il gesso è stato tolto, ma la ripresa è dura. La riabilitazione mi sta aiutando a far funzionare come prima il braccio destro.In questi giorni mi sono sfuggite molte cose ma provo ad aggiungere le immagini degli eventi che si sono svolti, così non sforzo il polso.

Sbarcano a Salerno 26 cadaveri di giovani donne nigeriane, di cui 2 incinte e l'ennesima tragedia consumata nel nostro mare

..........................
+..

L'orizzonte è chiuso
nelle bare,
la terra promessa le ricopre,
negli occhi chiusi,
il sogno...
di madre carne
la naca.

Liquidi boia
ai nati mai.

Salerno, 19-11-2017     Maria Serritiello 











Salvatore Riina
Nascita: 16 novembre 1930, Corleone
Decesso: 17 novembre 2017, Parma
Altezza: 1,58 m

17 novembre 2017, Parma
Dopo essere entrato in coma in seguito all'aggravarsi delle condizioni di salute, è morto alle ore 3:37 del 17 novembre 2017, il giorno successivo al suo ottantasettesimo compleanno, nel reparto detenuti dell'ospedale Maggiore di Parma.








mercoledì 1 novembre 2017

Assenza forzata



Sono assente dal blog e dal giornale on line, www.lapilli.eu, per un incidente domestico. Ho il braccio destro rotto e sono nell'impossibilità di scrivere. Appena ristabilita ritornerò, per intanto vi abbraccio tutti.


A Salerno i Musei si aprono al “brunch” e al Silent Disco


  Fonte: www.lapilli.eu
  di Maria Serritiello

del 17- 10-2017

Due eventi particolari si annunciano per il prossimo weekend, in luoghi insospettati di Salerno, come il Museo Archeologico Provinciale, il 24 settembre dalle ore 12:00, alle ore 15:00 e sabato al Museo Diocesano "San Matteo", dalle ore 21:00, alle ore 23:00. Due siti di grande considerazione basti pensare alla testa bronzea, raffigurante il dio Apollo alta 51  centimetri e databile orientativamente tra il I secolo d.C. e il I secolo a.C. ripescata nelle acque del Golfo di Salerno il 2 dicembre del 1930 (Museo Archeologico Provinciale) e gli avori medievali un ciclo di 67 tavolette di avorio (in origine erano una settantina) raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, provenienti dalla Cattedrale di Salerno ed esposti per la maggior parte nel locale del Museo Diocesano. Per la loro quasi completezza e l'eccellente stato di conservazione, rappresentano il ciclo decorativo eburneo più importante al mondo. Per la prima volta e in collaborazione con il Lanificio di Salerno si terrà, in due turni, uno alle 12:00 e l’altro alle 15:00, un "brunch" con buffet dolce e salato accompagnato dalla musica e dal Live esclusivo dell'artista belga Guillaume Gillain al museo accompagnato da Cyranò Vatel, Mizar Mohican Di Muro e Vincenzo Bernardo. Visite guidate alla mostra "Lost" di Daniele Accossato Artista.
Al museo diocesano, invece, nel vasto quadriportico, il sabato sera si balla, ma silenziosamente, senza lo schiamazzo della discoteca e con lo stesso divertimento, perché la musica si ascolta in cuffia, rispettando, la quiete, il sonno, delle case che circondano il museo. Un bell’esempio di divertimento giovanile, tanto attraente che si può usare anche un famoso luogo, notoriamente silenzioso. Così dopo il MoMA The Museum of Modern Art di New York e il Natural History Museum Lond, la SilentDisco animerà le sale museali di Salerno. Tutto ciò ha una ragione ben precisa, le due iniziative, infatti, sono volte a vivere “Le Giornate Europee del Patrimonio 2017.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





               

“Al Postale” di Armando Cerzosimo, all’insegna del sogno possibile


Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello 

pubblicato il giorno 16 settembre 2017

Alla fine il 14 sera, l’evento “Candele sotto le stelle” rinviato, per l’allerta meteo dell’8 settembre, di lumi se ne sono visti a iosa, lungo il viottolo dell’ entrata, esattamente 41, di diversa altezza e poggiati furbescamente su specchi, che ne hanno moltiplicato l’immagine e poi in vari angoli dell’aia, lo slargo che si apre dopo aver attraversato l’ingresso, arredata da candidi salotti ed arricchita da lampade in vetro lavorato, di varie forme ma tutte atte a diffondere magicamente luce soffusa. Ed è solo l’inizio di questa sorprendente serata a “Il Postale” di Armando Cerzosimo, fotografo- artista in Salerno, ma principalmente creatore di figurazioni da fruire sia in immagini, impressionate su pellicole, che, come in questo caso, da godere sensorialmente. Accorsi in massa schiere di amici ed estimatori si sono trovati a condividere particolari emozioni e fantasie gioiose, come le eteree bolle di sapone, soffiate incorporee sugli ospiti, per dare il benvenuto, più tardi Cristina, virtuosa nel dare forme ad acqua e sapone si esibirà in un vero e proprio spettacolo, sottolineato da musiche pop, con le quali formava e riformava immagini trasparenti. Il clou della serata, però, oltre ad essere di lancio al luogo, presentato dalla voce e il volto di Andrea Volpe, presentatore e speaker radiofonico, ideatore e direttore artistico, del premio “Fabula, appena conclusosi a Bellizzi, è consistito in un evento nell’evento, l’Osservatorio Astronomico di Montecorvino Rovella ha trasferito al Postale, il potente telescopio dal quale si è spiato il cielo punteggiato di stelle e dal pianeta Saturno, appena in tempo ad osservarlo poi ritiratosi nel tramonto. E cosi stelle di nome Vega ed Arturo sono entrate nella cinta magica del luogo, sulle nostre teste, vicine ed accerchiate dal ligustro, dalle palme, dal banano, dallo Jacarande, un girotondo arboreo, visibile se si guarda in su con immaginazione. “Il Postale” dice Armando Cerzosimo, invitato a parlare da Rossella Ciardi, creatrice di eventi, di grande professionalità ed attorniato dai suoi figli Pietro, Nicola ed il piccolo Luca, manca Vittoria, ma è nei paraggi, senza esagerare i suoi gioielli “vuole essere un luogo di sosta, di fermata, per dare vita al respiro senza affanno, al lento andare, una fermata di più sere, così concepite per renderle memorabili, in un luogo esteticamente perfetto.” La stalla costruita nel 1908, spicca all’interno del casale, ma con discrezione, con il suo muro a secco di un rosa sbiadito e le tegole del tetto sulla bassa costruzione, mentre l’interno è quasi austero, di linea essenziale, con i suoi scanni di legno scuro, lungo le pareti, con le travi che s’incrociano sulla testa, poi nello spazio utile, si scorge una leggera leziosità sui tavoli, così come sono adornati da abatjour di vetro, che proiettano su di essi merletti di luce. Vecchi mobili, armadio ad una luce, piccole casse, il camino con la legna accanto, fanno subito famiglia ed anche estesa, come usava un tempo. E si torna all’esterno dove sotto uno spazioso gazebo, di solido legno è stato approntato il buffet. Si brinda contenti, la serata, riuscitissima, ne fa pregustare altre a questi livelli, mentre s’invitano i presenti a suggerire come volersi muovere nello spazio per essere protagonisti essi stessi, di eventi memorabili. Le sorprese non sono finite, il luogo vuole stupire, vuole fortemente, che andando via si senta già l’affezione e la voglia di ritornare e per questo ci regala un sogno: il volteggiare di farfalle luminose, altissime. Le mani a croce delle ballerine sostengono enormi ali con tante lucine iridescenti, i passi di danza con un sottofondo, ahimè più volte interrotto da un guasto tecnico, hanno creato levità, leggerezza, stupore, sicché anche senza musica lo svolazzo si è impresso amabilmente tra chi guardava un sogno ad occhi aperti. Sì, è la favola bella che si ferma nella realtà quotidiana, è ciò che si auspica di donare, d’ora in avanti, “Il Postale”

Maria Serritiello 


Partner dell’evento: Osservatorio Astronomico di Montecorvino Rovella (SA) Prof. Lazzaro Immediata e Antonio Rinaldi esperto astrofilo
Cristina Florio (Kristaball) per spettacolo bolle
Alma Guerrini Event Planner per le farfalle luminose
Giuggiola per la frutta
Flair Home per gli allestimenti
Fortunato Fiorista per i fiori
Cerzosimo per le foto

Breve storia de “Il Postale”
Il Casale nasce di proprietà della famiglia Iemma, titolare dell’omonima Azienda Agricola. La struttura risale agli inizi del ‘900, quando era adibita a stalla di latte numero 4, che produceva il latte destinato al consumo privato della famiglia. Stessa destinazione d’uso mantiene nel passaggio alla famiglia Scaramella, titolare dell’Azienda “La Verdesca”.
Nel 1991 viene acquistata dalla famiglia Cerzosimo, fotografi sin dal 1972, che la ristruttura e la destina a spazio atelier per la posa di propri servizi fotografici. Il nome Postale viene scelto perché, considerata la sua ubicazione, viene immaginata come “stazione di posta” (da cui il nome postale appunto); quel luogo dove il viandante poteva sostare per riposare tra un viaggio e l’altro. Oggi la struttura è incantevole location per eventi e feste private.

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