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sabato 27 maggio 2017

Professione Reporter 1° Memorial Antonio Serritiello




Le lettere da Ischia, anno 2017, di Ferdinando Bianco



Prendo a prestito, rimaneggiando, il titolo del Premio Strega del 1954, "Le lettere da Capri" di Mario Soldati, anche quest'anno, così come quello scorso, mi avvalgo della corrispondenza, da Ischia, del il dott. Ferdinando Bianco, inserendola nel mio blog. "Lettere da Ischia", dunque, per conoscere il pensiero, le riflessioni e egli incontri interessanti del dott.re Ferdinando Bianco, direttore sanitario del bellissimo Complesso ELMA Park Hotel Terme & Benessere di Casamicciola, frequentato per fangoterapia, benessere e soggiorno turistico a 4 stelle.
(Maria Serritiello)


"La settimana del benessere termale"organizzata dal Comune 

 di Ischia

di Ferdinanado Bianco

 " La settimana del benessere termale",organizzata dal Comune di Ischia, si è tenuta, sotto l'egida della Associazione Termalisti isola d'Ischia, con la collaborazione di Federalberghi Terme e la ASL Napoli 2 Nord. Un convegno dal titolo "Termalismo sull'isola d'Ischia" presso la splendida location del Continental Terme di via Mazzella ad Ischia Ponte. Parterre eccezionale al tavolo dei relatori con il noto giornalista Ciro Cenatiempo a fare con eleganza e professionalità da moderatore. Dopo i saluti ed il benvenuto, necessari per la presenza di tanti illustri cattedratici, il  prof.re Michele Miraglia Del Giudice, della "Federico II" di Napoli  ha illustrato l'azione efficace delle acque termali di Ischia, nella terapia della rinite allergica ed in altre patologie respiratorie su base immunitaria. L’uso delle acque termali, infatti, consente di ridurre sia l'entità dei sintomi che la quantità degli antistaminici. Il professore Raffaele Scarpa, direttore della U.O.C. di Reumatologia della stessa università, riport, invece, gli esiti di uno studio svolto dalla sua Unità " La fangobalneoterapia nell"artrosi del ginocchio" nell'isola d'Ischia "e prospettive future". Dal che si evince chiaramente che, un trattamento fangobalneoterapico di 12 sedute, spalmate in tre mesi, aiuta per molto tempo i pazienti, i quali vedono i loro sintomi migliorare, tanto da ridurre l'uso deglii antinfiammatori. Chicca finale, la considerazione, che tale trattamento può risultare molto utile nelle artriti reumatoide a condizione che si sia di fronte ad una patologia frenata dall'uso di farmaci biologici, cioè di anticorpi monoclonali all' uopo sul mercato da qualche tempo, laddove fino a poco tempo fa la presenza di tali patologie erano un chiaro motivo di controindicazione a tale trattamento termale.

Si va al coffeebreak, convinti che ancora mancano notizie gratificanti tenuto conto che alla ripresa parleranno il dott. Nello Carraturo, la cui figura è la personificazione dell'impegno a 360 gradi a favore del termalismo della sua amata isola e per far sì che raggiunga i massimi livelli possibili, coinvolgendo in tutto ciò ed  in modo sapiente, gli albergatori termali, tramite la consapevole collaborazione dei loro operatori fanghini, e altri calibri in materia. 

Il dottor Carraturo ha spiegato in che modo la "sua" ASL, utilizzando l'informatica distribuita tra i termalisti, riesce a tenere sotto controllo gli elementi che devono essere tenuti d'occhio per garantire al massimo l'efficacia del termalismo isolano, che non ha esitato a paragonarlo ad un forziere d'oro, che va solamente utilizzato al meglio proprio per le sue potenzialità. Un problema che gli sta tanto a cuore da non saper mascherare la sua emozione che alla fine ha preso il sopravvento scatenando tra il pubblico un applauso tanto spontaneo quanto sincero. Ci sarebbe solo di ringraziarlo per tanto amore e passione. il convegno continua e prende la parola, il prof.re Francesco Aliberti  illustrando gli sforzi che il suo Dipartimento di Biologia compie per dare un contributo scientificamente accettabile, affinchè una siffatta terapia, cioè, quella del fangobalneotermalismo, possa uscire dai canoni soggettivi e diventare terapia a tutto tondo, per controllare, con tanto rigore scientifico, gli elementi e il percorso di essi ottenendo un  prodotto ottimale attraverso uno  standard preciso e prefissato.
 A concludere il convegno è il biologo prof di Igiene Marco Guida che aggiorna sui contributi che la biologia può e riesce a dare nel promuovere con Scienza e coscienza il termalismo di Ischia con le sue sorgenti diversificate e significative. In questo senso la biologia molecolare dà una mano fondamentale a capire la composizione delle molecole e dei microbi,
che rendono ragione degli effetti benefici dello stesso. L'ipotetica ingegnerizzazione microbica apre spiragli inimmaginabili perché scientificamente testati e sostenuti da ricerche e consapevolezze, ormai, irrinunciabili. Entrati con scetticismo e stanchezza, data l'ora, si esce dal convegno, con una consapevole certezza: i giochi si arricchiscono di scienza e fede e si fanno duri.  Presenti al convegno, una comitiva di medici convenzionati del Norditalia.

Ferdinando Bianco

P.S una mia nota personale per il Dott.re Nello Carraturo

A proposito del dott. Nello Carraturo, "termanologo"( consentitemi il neologismo, di fama europea, mai attribuzione fu  la più azzeccata. E’ stato un ex calciatore, apprezzato nella squadra del suo paese nei tempi andati, è autore di un libro, che evidenzia la sua approfondita conoscenza del termalismo in generale e di quello ischitano in particolare, nel quale inserisce tutto il suo accorato e viscerale amore per tutto ciò che è ischitano. Di certo una persona che il poeta Franco Arminio ( paesologo di fama) vorrebbe, potrebbe e forse amerebbe incontrare, se non altro perché rappresentante di quel' attaccamento al paese, tema tanto caro delle sue poesie, così come credo che il Dott Carraturo leggerebbe volentieri le poesie del nostro e ne riconoscerebbe la grandezza ( probabilmente le confronterebbe con le sue, riposte in qualche cassetto). Quest'ultima è una supposizione personale, meritevole di riscontro e chissà che non sia molto vicina al vero!

Ferdinando Bianco

Ferdinando Bianco e' nato a Terzigno, in provincia di Napoli, ma ha svolto la sua attività di medico, prima a Savoia di Lucania ed il restante ad Avigliano in Basilicata. Ha due passioni, la frutta, meglio se colta dall'albero e che mangia a iosa, ed il tennis, sport nel quale è particolarmente versatile, ma essendo un uomo di scienza, e ' in costante studio della prospettiva scientifica della problematica esistenziale, ovvero, chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo ( il brodo primordiale). Da diversi anni dipinge con tecnica mista e colori pigmentati e variamente assemblati. Ha un curriculum espositivo  di una certa importanza. Le sue opere possono essere visitate sul suo sito: biancoferdopere
















lunedì 22 maggio 2017

INCONTRI D'AUTORE IN CATTEDRALE.RASSEGNA D'ARTE CONTEMPORANEA

                       


Fonte:FB

di Giuseppe Carabbetta


Con la partecipazione straordinaria di Vittoriana Abate, Giornalista della RAI ed inviata di Porta a Porta. Scrittrice di successo, ha condotto importanti inchieste su famosi eventi accaduti negli ultimi anni. Ultimamente partecipa al programma "la Vita in diretta", nelle vesti di opinionista.
...
Per chi non lo sapesse Vittoriana è SALERNITANA ed è sempre felice di tornare nella sua città quando gli innumerevoli impegni in giro per il mondo glielo consentono.
In Esposizione
Opere di Artisti di grande talento dal curriculum importante in uno scenario storico di grande suggestione.


CATTEDRALE DI SAN MATTEO, SALERNO 

4-11 Giugno 2017


       

VIETRI SUL MARE CAPITALE DELLA POESIA

L'immagine può contenere: oceano, montagna, cielo, spazio all'aperto, natura e acqua

Fonte :Fb
di Francesco Agresti


    Si aprirà con un omaggio ad Alfonso Gatto e Leonardo Sinisgalli la Prima Edizione di Vietri in Poesia, organizzata dal Comune di Vietri sul Mare e dall'associazione culturale Gli Amici del Mare, in collaborazione con la Proloco di Vietri sul Mare, che si svolgerà il prossimo 11 giugno, con inizio alle ore 19.00, in Piazza Attilio Della Porta, a Marina di Vietri.
    "La poesia a Vietri sul Mare - ha dichiarato il Sindaco Francesco Benincasa -... vanta antiche tradizioni ed i poeti saranno sempre i benvenuti. Saluto con piacere l'iniziativa ed euspico che le future edizioni possano avere una rilevanza Regionale e, perché no, Nazionale".

    "Un evento - gli fa eco il Delegato alla Cultura Giovanni De Simone - che, unitamente alle altre iniziative messe in atto dal Comune, si prefigge lo scopo di consolidare sempre più la vocazione culturale del nostro territorio anche come mutore di sviluppo turistico e ambientale".
    Alla manifestazione hanno aderito i poeti: Maria Pina Abate, Gianpaolo Brucale, Elisa Carrafiello, Mirella Costabile, Rosa Della Corte, Brigidina Gentile, Maria Manzolillo, Vito Merola, Maria Serritiello e Vincenzo Tafuri.
    Le voci recitanti sono quelle di Maria Manzolillo e Anna Nisivoccia accompagnate dalle musiche originali di Beppe Frattaroli.
    Presiedono l'evento il Sindaco di Vietri sul Mare Francesco Benincasa ed il Delegato alla Cultura Giovenni De Simone.
    Coordina il Presidente dell'Associazione culturale Francesco Agresti.
    L'ingresso al pubblico è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili




lunedì 15 maggio 2017

All’Archivio di Stato di Salerno due giovani pianisti di talento

LAPILLI Ale ssandro e Quirino



















Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Si sono esibiti in un concerto di pregio, all’Archivio di Stato di Salerno: Alessandro Amendola e Quirino Farabella, due giovani pianisti entrambi diciasettenni, che l’Associazione Culturale Cypraea, Presidente Provinciale, l’eccellente pianista, Prof.ssa Giuseppina Gallozzi, tiene d’occhio e coccola, per la loro bravura in sì giovane età. Due talenti, seri e studiosi, che dedicano la giornata a studiare  per la scuola e per  l’esercitazione giornaliera. Si sacrificano molto, tra lo studio ed il ripasso, ma quando c’è la passione la fatica non si sente, dicono. E’ bello incontrarsi con loro, con la gioventù che subito diventa contagiosa, con i loro progetti che vengono incontro e lo spiraglio del successo che già s’intravede.
 Alessandro Amendola, di Roccadaspide, sceglie per la sua esibizione 2 preludi dall’opera 23 n°1 e n°5 di Sergej Vasilevic Rachmaninov e Sonetto del Petrarca n°104 e Studio trascendentale n°10 in fa minore di Franz Liszt, due pezzi intensi e di virtuosismo pianistico, mentre Quirino Farabella, di Bellizzi si esibisce, invece, in 6 Momenti musicali op 16 di S. Rachmaninov, pezzi decisi ma con vena nostalgica.
Nell’ampia sala Paolo Emilio Bilotti, che fu direttore dell’Archivio di Stato di Salerno dal 1892 al 1927, oltre che erudito, bibliofilo e collezionista, una cascata di note ora, basse, ora acute, battute con forza, ma anche in modo carezzevole, sui tasti, si propagano, per diventare patrimonio di chi ascolta. Il virtuosismo indiscusso dei due giovani fa sì che, tutti e due, sono entrati come finalisti, con altrettanto talentuosi, nella carrellata finale di quest’anno musicale e c’è da aspettarsi una serata di grande godibilità, densa e vivace, come uno scoppio di fuochi d’artificio, di note in questo caso.
 E’ solo talento individuale quello che aleggia tra i due pianisti o c’è di più?  Le doti, se non opportunamente guidate e coltivate, da sole, difficilmente si fanno garanzia di successo e crescita individuale e indirettamente di serenità Sì, di serenità, perché al di là della bravura, nei due giovani artisti, si   riconosce, appunto, una serenità buona e naturale, pur nel rispetto di un’individualità precisa, già ben strutturata., A chi il merito di questa maturazione se non al Maestro Giuseppe Squitieri, pianista di fama internazionale, accumunato, giustamente, nell’applauso finale, dall’elegante sensibilità della Prof.ssa Pina Gallozzi. Il Maestro Squitieri ha cumulato tanti lustri di attività didattica che gli hanno restituito tanta esperienza pedagogica, da farne una fucina sicura e continua di pianisti eccellenti, perché fondata sull’amore per la propria attività didattica e sulla capacità di essere un coach a 360 gradi, per i propri allievi. Didattica eccellente, strategie modulate, forte motivazione, fanno di lui un momento vigoroso per la crescita di artisti a tutto tondo. I brani eseguiti sono, di quelli che mettono a dura prova le doti naturali e le capacità che si possono acquisire solo con l'applicazione e la determinazione ben guidata. Risultato: due performances di assoluto rilievo. Ben vengano tali iniziative, nello sforzo di sottrarre dall’insinuante abulia sociale, giovani talenti, come Alessandro Amendola e Quirino Farabella, che tentano di vivere una vita più che normale, coltivando, però, i propri sogni, le proprie doti, il successo ad alte vette. Grazie ragazzi, con la vostra musica “la vita è bella”
 
Maria Serritiello
 
 
 
 



 

sabato 13 maggio 2017

Aperitivo d’apertura alle Botteghelle 65 di Salerno, per l’ottava edizione di VinArte


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Un bell’incontro, quello del 28 Aprile, tenuto, nella storica Salumeria di Via Botteghelle 65, ma chiamarla così è molto riduttivo, perché il locale tenuto da Pino Adinolfi, subentrato quattro anni fa, alla vecchia famiglia Conte, che ne era custode dal 1913, come testimonia l’antica insegna, rimasta intatta, è un luogo d’incontro, per proposte artistico culturali e per gustare eccellenze gastronomiche, come i formaggi di Casa Madaio, quelli della Bottega del Formaggio di Giungano e/o della Fattoria di San Vito di Sassano, i salumi di Gioi, la colatura di alici di Cetara, i dolci di Macellaro di Piaggine, la cipolla ramata di Gaia di Montoro, il tonno bianco ala lunga di Iasa, i fagioli di Controne, la pasta di Vicidomini di Castel San Giorgio, l’olio extravergine di oliva di Tancredi e tante altre bontà anche extraterritoriali. Nel cuore antico della città, nel locale di Pino Adinolfi, anche quest’anno, si è dato il via a VinArte, ottava edizione, Presidente Michele Caprio dell’Associazione Salerno Attiva-Activa Civitas. La manifestazione creata e curata dal designer Antonio Perotti, artista di vasta fama in Italia e oltre confini è, ormai, radicata nei tradizionali appuntamenti della città. L’aperitivo di assaggio di vini, coniugato con un’esposizione d’arte ha raccolto intorno a sé tanti cultori sia del vino che dell’arte. La manifestazione continuerà fino al 7 maggio, presso il Complesso Monumentale di Santa Sofia, altro gioiello della città, fondato nell’XI secolo dal conte Guaimario. L’evento ben diviso, tra la parte artistica e la degustazione, ha previsto l’esposizione di opere di Marco Cecioni che vive e lavora a Stoccolma, ma napoletano di origine, che dopo una carriera come compositore musicale e come cantante nello storico gruppo il Balletto di Bronzo, si trasferisce a Stoccolma e dagli anni Settanta espone in molti musei e gallerie del nord Europa. Le ceramica esposte e i quadri classicheggianti, nelle linee picassiane ed arieggianti il periodo classico di De Chirico nello spirito, ma senza cromatismi esasperanti, sono state analizzate e rilette in modo, come sempre, impeccabile, da Marcello Napoli, giornalista del quotidiano Il Mattino. Per la degustazione, invece si passa ad Ezio Maltese e al suo Zibibbo secco, dell'omonimo vitigno, e al Gales del vitigno "grillo", autoctono siciliano. Gustosamente piacevole, l’intermezzo alimentare, dovuto ai crostini, conditi con un burro ricavato da podoliche locali e un filetto di alici della ditta IASA, origine di Cetara il che è tutto dire. Una squisitezza divina pari all'accoglienza delle Botteghelle, tanto calorosa quanto essenziale, come il soffitto adornato da antichi "attrezzi rurali" (un treppiede di vecchia fattura ed una scala di legno) a fare da cornice ad una trave, da cui pendono curati e prelibati prosciutti, soppressate, capocolli, pancette e salami, di vario tipo, che tanto fanno pensare all’appassionato lavoro di mani esperte. I tavoli, di semplice fattura, faticano, assieme alle sedie, a dare riposo e sollievo ai tanti invitati accorsi; lo spazio, sebbene piccolo, ma accogliente, ha consentito al tavolo della "Presidenza" di fare l’esposizione dei vini assieme ai tanti calici, pronti per essere riempiti L’intervento di Ezio Maltese, agronomo, un siciliano doc di Alcamo è semplice, genuino, parla dei suoi vini da innamorato, non riuscendo a mascherare, tuttavia, il suo grande e appassionato sentimento per i suoi olivi, e l’attaccamento fisico alla terra di Sicilia. E mentre venivano serviti i vini il raffinato cultore, per essere egli stesso, un valente e preparato sommelier, il dott.re Ermanno Guerra, politiche sociali al Comune di Salerno, ha evidenziato con professionalità ed eleganza le qualità e i pregi dei vini, legandoli all’attenzione e alla preparazione vitivinicola della ditta, che è riuscita a trarre da vitigni autoctoni, dei prodotti validi, anzi superiori e suscettibili di grandi risultati, sia in Italia che all'estero. Ben vengano sempre iniziative di questo genere che la dicono lunga sull'amore e sulle motivazioni che riescono ancora a stimolare la mente di persone appassionate. Già la passione! Basta poco o niente a far parlare ed entusiasmare Ezio Maltese, dei suoi vini ma soprattutto dei suoi oli e dell’attenzione che lui dedica alla lettura e alla cura dei suoi coltivar, tanto che con i suoi olivi, egli parla, li coccola, li accudisce, creando per loro il territorio ideale per farli crescere. Ezio Maltese ha scelto di dedicare a loro tutto se stesso, convinto com’è che gli olivi, lo ricambieranno con i loro prodotti ed è certo che saranno prodotti d'amore.

Maria Serritiello
 

La Compagnia dell’Eclissi si esibisce nell’ultima serata del Festival Nazionale del Teatro XS edizione 2017

Sonia


Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

A conclusione del Festival Nazionale del Teatro XS di Salerno, la Compagnia dell’Eclissi, organizzatrice di una delle più prestigiose selezioni teatrali in concorso, ha voluto regalare una deliziosa performance, composta da giovani attori e non, degni di apprezzamento incondizionato. Lo spettacolo, semplice nella sua struttura, ma non nella scelta dei testi, ha catapultato gli spettatori verso la prossima edizione del decennale, presentando, a mo’ di staffetta, le sue giovani leve ben unite e amalgamate con quelli che con la loro passione e la loro dedizione, piantarono in loro, il seme dello spettacolo, tanto che ancora oggi ne traggono vitale linfa. E migliore continuum non potevano testimoniare, alternando pezzi di bravura di autentiche querce teatranti, come Sonia D’Ambrosi, Roberto Lombardi, Marianna Esposito e Marcello Andria, a fresche esibizioni di promettenti talenti, consumati amateurs del palco a desiderosi innamorati della scena, Mario De Caro, Annalaura Mauriello, e, alla chitarra, Marco De Simone. I pezzi scelti per l’intrattenimento umoristico sono di Aldo Nicolaj, Giorgio Gaber, Maurizio Jurgens, Patrick Queneau, brani di meritato successo, gag originali e garbate. Tutti meritano il plauso per aver interpretato, come meglio non si può, la parte loro assegnata, parliamo dei divertentissimi Eleuterio e Sempre tua (Marianna Esposito e Marcello Andria), del virtuosismo interpretativo con  Esercizi di stile di Patrick Queneau di Roberto Lombardi, continuando con Giorgio Gaber “Io mi chiamo G”, “Le Palline” “Secondo me la donna” “La cosa”( Mario De Caro, Annalaura Mauriello e Marco De Simone), ma chi stupisce per la sicura presenza scenica e rende vitale il teatro per la verve, la memoria e la bravura di consumata attrice è Sonia D’Ambrosi, nel “L’incidente” di Aldo Nicolaj e che il teatro trasforma in una dolce fanciulla, nonostante i suoi anni, portati splendidamente. Applausi a Lei, per la sua voglia di esserci e di essere custode di una sana passione, mai esauritasi nei tanti anni vissuti. In attesa di tuffarsi nel totoscommesse della premiazione, volesse solo per aver un riscontro, alle proprie scelte, fatte di volta in volta alla fine degli spettacoli, si ascolta la presentazione di Concita De Luca, impeccabile e signorile presenza, familiare ormai, che con la gentilezza e la grazia che da tutti le è riconosciuta, ha saputo annunciare ed intrattenere i vincitori delle varie categorie, non lesinando mai sorrisi e leggiadria. Con grazia nostalgica, poi, ricorda Ileana Petretta Pecoraro Scanio, socia del Soroptimist International di Salerno, appassionata sostenitrice e spettatrice assidua del Festival XS fin dalla prima edizione. La famiglia, per espressa volontà della signora Petretta Pecoraro Scanio, ha voluto, a partire dall’edizione 2014, sostenere la manifestazione con un contributo tangibile.
In segno di affettuoso ricordo, la Compagnia dell’Eclissi ha deciso di intitolare il Premio conferito dalla Giuria dei Giovani alla memoria di Ileana Pecoraro Scanio.
Maria Serritiello

 

I vincitori e le motivazioni della nona edizione del Festival Nazionale Teatro XS città di Salerno

concita ed enzo


Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
A conclusione del Festival Teatro XS, facendo incetta di premi, vince il IX Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno – Edizione 2017 lo spettacolo La strana storia del Dr. Jekyll e Mr. Hyde Di Benoit Roland e Roberto Zamengo da R.L. Stevenson Regia di Benoit Roland Rappresentato dalla Compagnia Teatroimmagine di Salzano (VE). Motivazione Per aver esibito una prova complessa, contaminando con disinvoltura generi e linguaggi espressivi nel dipanarsi di una narrazione frizzante, arruffata e surreale; per aver ironicamente tradotto l’ambivalenza della vicenda nel disegno antinomico dei personaggi e nell’alternanza chiaroscurale delle inflessioni; per aver utilizzato con lieve e intelligente disimpegno un classico della letteratura, traendone pretesto per clowneries a ripetizione, incorniciate da un incisivo impianto scenico e impreziosite da costumi fantasiosi e strampalate invenzioni. Premio per la migliore regia del IX Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno va a Benoit Roland per La strana storia del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Benoit Rolande Roberto Zamengo da Robert Louis Stevenson rappresentato dalla Compagnia Teatroimmagine di Salzano (VE).Motivazione Per aver saputo imprimere varietà e ritmo alla rappresentazione, portando al centro della scena corpo e voce, battuta e situazione, riuscendo a comporre con abilità ed equilibrio la versatile espressività di interpreti solidi e affiatati in un abile crescendo di stralunata comicità; per aver rivelato in controluce, con grazia e ironia, l’ingranaggio e l’artificio della macchina teatrale, in una fantasiosa girandola di gag – esilaranti e mai grevi – rinnovando l’antica e nobile tradizione della Commedia dell’Arte. Il premio per la migliore attrice del IX Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno va a Dalila Cozzolino nel ruolo di Carla nel monologo L'Italia s'è desta. Un piccolo [falso] mistero italiano di Rosario Mastrota rappresentato dalla Compagnia Ragli di Roma. Motivazione Per la sua capacità di rendere partecipe ed attivo il pubblico catturandolo dall'inizio alla fine. Ritmo, sentimento, trasferimento emotivo, piena consapevolezza, grande presenza scenica, ampia gestione degli spazi e dei tempi, ne fanno interprete persuasiva ed avvincente di un personaggio ‘ai limiti’, esaltato da una caratterizzazione fisica, vocale spontanea, diretta, che ne tratteggia le varie sfumature ed arricchisce il testo di pathos, tenerezza, ironia, profondità. Il premio per il migliore attore del IX Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno va Daniele Baron Toaldo, nel ruolo di Ottone/Tellurio nello spettacolo La strana storia del Dr. Jekyll e Mr. Hydedi Benoit Roland e Roberto Zamengo da Robert Louis Stevenson rappresentato dalla Compagnia Teatroimmagine di Salzano (VE). Motivazione per la versatilità interpretativa che spazia dal registro comico a quello drammatico, mostrando piena aderenza al testo ed al doppio ruolo sostenuto. Con una interpretazione brillante, surreale, venata da sprazzi sentimentali, grazie alla straripante forza ritmica e all'esuberanza recitativa, è riuscito efficacemente nell'intento di rendere gli stati emotivi del personaggio e del suo opposto, cogliendone a pieno la dimensione psicologica. Per l’autenticità dell’ispirazione che sostiene l’idea e la messinscena; per aver riportato alla luce un episodio oscuro e doloroso della nostra storia recente nell’ottica scomoda e dialetticamente sofferta di un protagonista negativo; per aver saputo raccontare la trama di uno dei più singolari delitti di mafia con sobrietà, rigore e originalità stilistica, in una riuscita commistione di sentimenti civili e umani; infine, per la personalità e l’incisiva presenza scenica dei due interpreti Il premio U.I.L.T. (Unione Italiana Libero Teatro) del IX Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno va allo spettacolo Sono le storie che fanno ancora paura ai mafiosi di Franco Bruno rappresentato dalla Compagnia TeatrOltre di Sciacca (AG). La Giuria dei giovani, non riuscendo a stabilire un vincitore unico, per la validità ed eterogeneità dei due spettacoli in questione, assegna il premio a: L’Italia s’è desta.Un piccolo [falso] mistero italiano di Rosario Mastrota rappresentato dalla Compagnia Ragli di Roma e, ex aequo, a La strana storia del dottor Jekyll e Mister Hyde di Benoit Roland e Roberto Zamengo rappresentato dalla Compagnia Teatroimmagine di Salzano (VE) Le motivazioni. L’Italia s’è desta. Un piccolo (falso) mistero italiano Per aver scritto e messo in scena un testo che affronta un tema delicato senza retorica, con il risultato di rovesciare dei banali cliché e produrre un notevole impatto emotivo. L’eccellente interprete, Dalila Cozzolino, costruisce un personaggio coerente con se stesso dalla prima all’ultima battuta, fortemente caratterizzato eppure mai caricaturale, arricchito da una spiazzante carica espressiva che l’attrice trasmette grazie a una mimica facciale e gestuale studiata nel dettaglio. La Cozzolino riesce, altresì, a soddisfare la volontà dell’autore-regista di condurre una narrazione semplice e ironica la quale, pur nella sua leggerezza, non distrae lo spettatore dalla denuncia sociale che pervade il testo (sull’emarginazione, prima che sulla malavita). Completano il quadro i pochi oggetti di scena pregni di significato, così come la scelta musicale assolutamente centrata. La strana storia del dottor Jekyll e Mister Hyde Per aver dato vita ad una messinscena precisa e brillante, sorprendente nei repentini cambi di ambiente, ideati da una sapiente regia e realizzati dalla grande versatilità degli attori, i quali padroneggiano una tecnica sopraffina e riempiono lo spazio scenico con disinvoltura ed eleganza. La scenografia richiama in maniera efficace e non banale l’ambientazione veneziana del romanzo inglese, evocando il colore opaco della nebbia come comune denominatore. Gli effetti sonori, prodotti dal vivo dagli attori stessi, impreziosiscono la scena, stupiscono e coinvolgono lo spettatore, come nella grande tradizione della Commedia dell’Arte, di cui la Compagnia è brillante testimone.
 
Graduatoria e Premio del pubblico
 
6°) Compagnia Gli amici di Jachy di Genova Questa immensa notte di Chloe Moss, regia di Paolo Pignero 7,56
5°) Teatro Instabile di Meano Terra di nessuno da Eraldo Baldini, regia di Sergio Bortolotti 7,85
4°) Compagnia La Terra Smossa di Gravina in Puglia Porta chiusa di Jean Paul Sartre, regia di Gianni Ricciardelli 7,90
3°) Compagnia TeatrOltre di Sciacca Sono le storie che fanno ancora paura ai mafiosi di Franco Bruno, regia di Franco Bruno 8,05
 
2°) Compagnia Ragli di Roma L’Italia s’è desta. Un piccolo (falso) mistero italiano di Rosario Mastrota, regia di Rosario Mastrota
9,23
si aggiudica il Premio del pubblico del IX Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno, con il punteggio di 9,54, lo spettacolo
La strana storia del Dr. Jekyll e Mr. Hydedi Benoit Roland e Roberto Zamengo da Robert Louis Stevenson
Rappresentato dalla Compagnia Teatroimmagine di Salzano (VE)

Maria Serritiello

www.lapilli.eu

E’ calato il sipario sulla nona edizione del Festival Nazionale di Teatro XS città di Salerno

locandina teatro XS 2017
 
 

Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Il 23 aprile si è conclusa la nona edizione del Festival Nazionale di Teatro XS città di Salerno, organizzata dalla Compagnia dell’Eclissi. Un appuntamento fisso lungo nove anni, che vede triplicare l’interesse intorno alla kermesse che non manca di nulla, ad iniziare dalle compagnie partecipanti, la scelta dei testi, la passione, la messa in opera, sempre originale, il sacrificio, l’alto livello di bravura interpretativa, che scegliere il vincitore del premio è sempre difficile, per finire, come in tutte le feste che rispettano, al buffet finale, accomunando in un gioioso finale, organizzatori, spettatori ed attori. Sì, sulla nona edizione è calato il sipario, ma già si pensa alla prossima, che festeggerà il decennale con l’interessante formula, annunciata dallo stesso Presidente del Festival Vincenzo Tota, a partecipare saranno tutte le compagnie vincitrici delle passate edizioni e, più precisamente:
1) Il Teatro Impiria di Verona vincitrice con "Il ponte sugli oceani" e "Sognavamo di vivere nell'assoluto" (prima e seconda edizione).
2) Il Teatroimmagine di Venezia vincitrice con "I promessi sposi" (terza edizione).
3) I Cattivi di Cuore di Imperia vincitrici con "From Medea", "Le serve" e "Twentyone" (quarta, quinta e ottava edizione).
4) La Compagnia Ronzinante di Merate (Lecco) con "Aspettando Godot" (sesta edizione)
5) La Corte dei Folli di Fossano (Cuneo) con "Piccoli crimini coniugali" (settima edizione).
6)Teatro Immagine di Salzano (Venezia) La strana storia del Dr. Jekill & Mr.Hyde (nona edizione).
Sarà una vera festa a cui spettatori ed organizzatori, con certezza scaramantica, si augurano di ritrovarsi tutti quanti.
Da vero uomo di teatro, Vincenzo Tota ha presentato il resumé tecnico della rassegna infiorandolo di battute umoristiche appropriate ed intelligenti per cui la resistenza di quest'anno, perché di vera è propria resistenza si tratta, ribadisce il presidente, è stata possibile grazie
-ai 74 abbonati.  
-ai 100 spettatori non abbonati ma assidui.
-al club Salerno del Soroptimist International d'Italia. Il club affianca fin dalla prima edizione con convinzione, entusiasmo e larga partecipazione   ed è parte integrante del progetto con l'assegnazione del premio alla migliore interprete femminile.
-alla famiglia Pecoraro Scanio che, in memoria di Ileana Petretta Pecoraro Scanio a cui è dedicato il premio assegnato dalla Giuria dei giovani, sostiene tangibilmente la manifestazione.
-ai sostenitori "dal basso" di quest'anno:
Mariella Santorufo, Giancarlo Coppola, Carmine D'Auria e le famiglie Guglielmi e Reale di Lecce.
-all'Istituto Superiore statale Genovesi-Da Vinci ed, in particolare, al Dirigente Scolastico Nicola Annunziata, al Presidente del Consiglio d'Istituto Eduardo Scotti e a tutti quegli insegnanti che sono stati vicini all'iniziativa.
-alla UILT (Unione Italiana Libero Teatro sezione Campania) che supporta e che questa sera è rappresentata dal suo Presidente Orazio Picella.
A tutti un sentito ringraziamento.
“Ringrazio, ancora”, continua Vincenzo Tota, “il Comune di Salerno, i mezzi di comunicazione che hanno dato risalto alla manifestazione e in particolare il quotidiano la Città che ha pubblicato, di volta in volta, i pareri degli spettatori raccolti da Alfonsina Caputano.
-Ringrazio di cuore Dadago, Marisa Paladino e Maria Serritiello per le loro preziose, puntuali e significative recensioni, pubblicate dai Periodici di Informazione, Spettacolo e Cultura, Oltrecultura e Lapilli on line.
-Ringrazio lo scultore Don Qi che ha realizzato, con la solita genialità, i premi per i vincitori e tutti i componenti le Giurie, coordinate da Marcello Andria.
-Grazie al sempre disponibile Maurizio Mansi per le foto.
-Ringrazio l'Istituto Alberghiero Roberto Virtuoso e il suo Dirigente Scolastico Gianfranco Casaburi per la preparazione del tradizionale quanto gustoso buffet di fine serata.
-Un ringraziamento particolare ad Enzo D'Arco, autore, regista, attore e Responsabile della Cooperativa Culturale "La Cantina delle Arti" di Sala Consilina, nonché ideatore e Direttore artistico del Festival MonoDrama il cui vincitore partecipa di diritto al Festival XS portando in dote anche un contributo economico.  
-Ringrazio l'Ensemble musicale Malvarosa e l'ensemble vocale Blue Champagne per aver dato vita al progetto "La musica finanzia la prosa" che ci ha consentito, attraverso due straordinarie serate di musica, di raccogliere fondi per il il festival di quest'anno.
-Ringrazio Concita De Luca, nostro infaticabile addetto stampa e amabile conduttrice della serata.
Ringrazio Angela e Valeria, perfette padrone di casa e Carmine D'Auria per la sua insostituibile presenza.
Ringrazio, infine, le Compagnie, vere protagoniste di questa nona edizione del Festival XS.
 
Maria Serritiello
                                                            
 

All’Archivio Storico di Salerno il concerto di Enrico Vigorito per ricordare Sonia Nardiello

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Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

A Sonia Nardiello, funzionaria dell’Archivio di Stato di Salerno, anche quest’anno è stato dedicato il concerto di commemorazione, in occasione del suo cinquantaduesimo compleanno. La giovane Sonia, prima che la malattia interrompesse il suo percorso di vita, era un’assidua frequentatrice degli eventi musicali, tutti di ottima esecuzione, che si susseguono, grazie all’Associazione Culturale Cypraea di Salerno, Presidente Prof.ssa Giuseppina Gallozzi, essa stessa valente pianista di livello internazionale ed alla Provincia di Salerno che li promuove. La sua immagine proiettata su di uno schermo gigante, troneggiante la Sala Bilotti, una corbeille di bianchi fiori, depositato sul lungo tavolo dell’Archivio, stanno a significare che gli anni passano ma non attenuano il ricordo, anzi si vivifica, sì da raccogliere a testimonianza, un folto pubblico intorno all’indicibile dolore dei suoi familiari.
Ad Enrico Vigorito, giovane e talentuoso pianista di appena 23 anni, è toccato quest’anno, offrire il tocco magico delle sue mani, sui tasti bianchi e neri del pianoforte, colori che mai come questa volta indicano di per sé il nero del lutto ed il bianco della purezza giovanile.
L'interprete, è stato seguito nel suo percorso pianistico dall'Associazione Culturale Cypraea. Giovanissimo è stato inserito prima nelle rassegne dei talenti e poi nei concerti all'archivio numerose volte. Da evidenziare la vasta gamma di sfumature e di tocco sia in Liszt che in Debussy e la sicurezza di stampo orchestrale in Prokofiev. Ha inoltre dimostrato sicurezza tecnica e memoria consapevole dei brani, dovuta anche alla sua preparazione in composizione.
Questo il programma eseguito nella serata
Liszt - Im Rhein im schonen strome (Alla bella corrente del reno)
 
Liszt -  Légendes 
  • St. Francois d'Assise: La prédication aux oiseaux 
  • St. Francois de Paule: marchant sur les flots 
 
Prokofiev - Sarcasms op. 17
 
Debussy - Estampes 
  • Pagodes 
  • La soirée dans Grenade 
  • Jardins sous la pluie Il giovane musicista, già proiettato verso lusinghieri successi e non solo come interprete, ma anche come promettente compositore di musica per melomani dal palato finissimo, privilegia il repertorio menzionato esclusivamente classico, dove concilia in modo felice e piacevole tecnica prelibata e pregiata emozionalità personale, in modo da deliziare la folta ed esperta platea con i suoi passaggi dal fluido energetico. Nella breve intervista informale, seguita al concerto, il giovane musicista ha confermato la sua predilezione per una musica classica a tutto tondo e poco incline a contaminazioni pop o rock che, se gratifica orecchie incolte e facili alle tentazioni ammaliatrici di semplici melodie, non entusiasma i musicomani di più profonda e consolidata cultura musicale.
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  2. Ad Enrico Vigorito, pianista di pregio, meritevolmente, è stata consegnata la prima targa “Sonia Nardiello”, che da quest’anno verrà assegnata in suo ricordo
  3.   Maria Serritiello  
  4. www.lapilli.eu 

Al Palazzo Fruscione di Salerno la retrospettiva dell’artista folignate Antonietta Innocenti

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Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Il 21 aprile scorso, nella magica location del Palazzo Fruscione di Salerno, incantevole gemma architettonica, regalata alla città dalla civiltà longobarda, che tante traccia lascia di sé, intessute nel costrutto cittadino, si è inaugurata, un’affollata retrospettiva, spalmata sui tre piani della fabbrica, dell’artista folignate Antonietta Innocenti, classe 1937. Il vernissage già di per sé eccezionale, è stato nobilitato dalla presenza del famoso critico d'arte Philippe Daverio, le cui profondità critiche ed analitiche, oltre che quelle comunicazionali, si affacciano dagli schermi televisivi nazionali ed internazionali. La mostra, una retrospettiva di ampio e notevole contributo di opere, se ne contano oltre 250, consente di fruire ed ammirare il percorso artistico personale della pittrice, ma anche di scorgere in esso il riflesso degli influssi del processo pittorico italiano europeo e mondiale, che via, via ha lasciato e caratterizzato sulla sua vasta produzione. Si parte dai segni lasciati da Mimmo Rotella a quelli di Felice Casorati, da Renato Guttuso a Tamara de Lempicka, dal fauvismo all'astrattismo, per approdare là dove la grande facilità di mano la portava, cioè alla scenografia e al realismo interpretativo della condizione umana, della donna in particolare, un tema ossessivamente monotematico. Ed in tal senso il palazzo Fruscione, con i suoi vari piani in altezza, ben si presta alla lettura cronologica dei vari periodi artistici che l’hanno caratterizzato. Dopo i cerimoniosi saluti di Rita Rocconi, organizzatrice del progetto espositivo, della Vice Sindaco Eva Avossa, in rappresentanza del Comune di Salerno, della Presidentessa del Club Soroptimist International, sezione di Salerno e della Presidentessa dell' Ordine degli Architetti di Salerno, conoscendo la naturale ritrosia dell'artista, ha preso la parola Philippe Daverio che ha preso spunto dalla condizione di unico maschio, tra le quattro donne sedute alla presidenza del tavolo, incantando il pubblico, nel rivendicare al gentil sesso la capacità di fare arte, oltre alle tante mansioni che il maschio le ha rifilato strada facendo. Esse impastando e manipolando, quasi senza pennello, tanto caro e metaforico strumento, per l'artista maschio, le materie prime e non solo quelle essenziali e fisiologiche, quoad vitam, ma anche quelle più propriamente pittoriche, divenute un lusso per i molteplici impegni donneschi, sono riuscite a farsi valere comunque. Antonietta Innocenti ne rappresenta uno spaccato e ne incarna un esempio forte e significativo. Momento emozionante della manifestazione, vuoi perché imprevisto, vuoi perché autentico e sincero, è stato l’omaggio floreale all’artista, da parte della nipotina, che all’ultimo momento, per la ritrosia capricciosa dei più piccoli, si è vergognata di consegnarglielo. Ha provveduto con tempismo e amorevolezza, sua madre, flessuosa e filiforme figura, che non ha lesinato alla genitrice, l’artista, un affettuosa testimonianza di amore filiale, inviandole con le dita affusolate un bacio dolce e gentile, al quale l’artista ha reagito con commozione fino alle lacrime.
Il percorso artistico dell’Innocenti in esposizione, viene ad iniziarsi negli anni ’60, con i manifesti per il cinema, locandine che pubblicizzavano i film del locale del padre a Foligno, per proseguire in quelli successivi, ’70, ’80, ’90, con disegni in bianco e nero, con la ceramica, con gli acquarelli, con disegni umoristici e con bozzetti di vetrate. Un’opera omnia e completa, la sua, tanto da non risparmiare del suo umorismo e della sua ironia graffiante, la classe borghese, presa sotto tiro. Umorismo, che le valse il primo premio al Concorso Nazionale dell’Umorismo. Negli anni ‘2000, l’artista continua la sua produzione e fa il punto sulla donna, per altro da sempre vista dalla storia dell’arte: angelo, madonna, femme fatale, incantatrice, madre, mentre le sue sono donne sensuali, eleganti, misteriose, fragili eppure sicure di sé, dolci ma mai ingenue. Alla domanda se le fosse pesato allontanarsi progressivamente dal colore, per privilegiare la mano felice nel disegno, con onestà e coraggio, ha confessato che il colore è stato per lei sempre un problema fastidioso.
La mostra è stata promossa dal Comune di Salerno in collaborazione con il Club Soroptimist International Salerno, con il Patrocinio dell’Ordine degli Architetti e della Provincia di Salerno ed il sostegno dell’azienda Elève
 
E’ visitabile fino al 14 Maggio
 
Maria Serritiello
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Elena o il sogno del doppio” di Euripide presentato al Circolo Canottieri di Salerno

elena
Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Lo scorso Mercoledì Santo, quando la scuola ha già fatto il bagaglio per le sospirate vacanze pasquali, al Circolo Canottieri Irno, un’ex scolaresca del Liceo classico De Sanctis, appassionata di teatro antico, per averlo più volte interpretato, negli anni passati, sotto la sapiente regia della Prof.ssa Anna Rotunno, ha portato in scena: “Elena o il sogno del doppio”. Opportunamente, dato il valore della rappresentazione, il gruppo è stato invitato ad esibirsi, dinanzi ad un folto pubblico, dalla Presidente del Parco Schelgaita, Clotilde Baccari Cioffi.
La tragedia scritta da Euripide ha una trama che vuole riabilitare l’onorabilità di Elena, persa definitivamente nell’Iliade di Omero, per cui Paride, a Troia avrebbe condotto un “eidolon”, plasmato dagli dei, al posto della donna più bella del mondo. Trascorsi i dieci anni di guerra e Troia finalmente espugnata, Menelao riprende sua moglie, ovvero quella che crede fosse la sua donna e alza le vele per Sparta. Trascorrono sette anni di spericolate peregrinazioni, senza arrivare a destinazione, anzi Menelao naufraga sulle coste dell’Egitto. Qui 17 anni prima, Ermete aveva trasportato in volo e messa sotto protezione di Proteo la vera Elena, che non ha perso mai la speranza di dimostrare la sua innocenza. I due s’incontrano, alfine, ma non è facile ricongiungersi definitivamente, uno perché Menelao sa di aver lasciato l’altra Elena, l’eidolon, in una grotta e solo la venuta del nunzio ristabilirà la verità, due, il nuovo re dell’Egitto, Teoclimeno intende sposare la bella spartana. Per avere un finale rassicurante, non in linea con quelli tragici, Euripide fa ricorso al deus ex machina, i Dioscuri che assicureranno il successo in questo del piano di fuga degli sposi ricongiunti. Il loro intervento capovolgerà il finale tragico della tragedia antica in commedia, annunciando quella che si chiamerà “commedia nuova” anche se conserverà l’impianto classico. La struttura della tragedia euripidea, infatti, è molto più punteggiata e ricca di novità rispetto al passato, soprattutto nelle tragedie più tarde, e per la progressiva svalutazione del ruolo drammatico del coro. Anche lo stile della ricerca euripidea rompe con la tradizione, mediante l'alternanza delle modalità narrative.
Il libero adattamento del dramma euripideo è stato realizzato dalla bravissima Prof.ssa Anna Rotunno, e, come lei stessa ci dice, ha aggiunto molto opportunamente gli sconfinamenti del comico, facendo passare tutta la vicenda come un'invenzione di Elena, che per sfuggire ai sensi di colpa si abbandona al sogno del doppio, rifacendosi così la pura facciata della fedeltà coniugale. Nello sdoppiamento si possono cogliere tutte le battute sfacciate lanciate contro la bella Elena dal coro delle “comari”, le uniche ad essere esterne al sogno e per questo consapevoli della realtà. Elena, infine, ritrovando se stessa, si allontanerà dai vuoti fantocci della sua immaginazione.
Un team bene affiatato di giovani, provvisti di sana passione per l’arte ed encomiabili per essere degli ex: Francesca Credentini (Elena), Davide Giudice (Menelao), Carmine Nastri (Teucro), Nunzio Brancaccio (Teoclimeno), Chiara Salzano (Teonoe), Rocco di Muro (Messaggero), Francesco Paolo Volpe (Messaggero Rap), Gaia Rocco (Vecchia Comare), Andrea Bonfrisco (Eco, Alfabeta, Comare) Benedetta Moresca, Marta Genovese (Scenografia), Davide Caravano (Aiuto Regia). I ragazzi hanno saputo ben caratterizzare i vari personaggi, tutti bravissimi nel recitare e nel ricordare il copione, che in più punti ha molto divertito per l’inserimento di battute attuali. Che dire, poi, del testo e della regia della Prof.ssa Anna Rotunno, per altro nota per il suo rigore stilistico tutto classico in cui emergono, sfortunatamente per noi in modo raro, perle di leggiadria comico-satirico-umoristico, impensabili e godibilissime. Una lettura apparentemente superficiale consente all'autrice di operare traslati situazionali moderni, contemporanei, realistici, mettendo in atto così una pièce teatrale leggera, piacevole, allegra ma non per questo meno aderente al testo originale e perfettamente in linea con la realtà odierna. Bella l’atmosfera creatasi tra i giovani che interamente l’hanno trasferita al pubblico, divertito da tanta ingenua giovialità e splendida leggerezza. Curati i costumi, sebbene siano usciti solamente dall’abilità creativa dei giovani e non da designer. Buona la scelta delle musiche a far da sottofondo: Renee Aubry (Lungomare , Salento), Requiem di Berio.
Maria Serritiello

“La strana storia del dottor Jekyll e Mr Hyde” ultimo lavoro in gara al Festival Teatro XS di Salerno.


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Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Ultimo spettacolo, il sesto in gara, al Festival Teatro XS di Salerno, con il titolo “La strana storia del dottor Jekyll e Mr Hyde” è stata una divertente storia, tratta dal famoso libro dell’800, dal titolo originale: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, dello scrittore scozzese R.L. Stevenson, rielaborata dal regista Benoit Roland e portato in scena dalla Compagnia Teatroimmagine di Salzano (Ve).
La scelta del pezzo ce la motiva lo stesso regista che, nel rileggere il noto libro, si è lasciato avvolgere dall’atmosfera nebbiosa di Londra, tanto da sentirne il rumori dei passi lungo il Tamigi, l’acqua scorrere e le ombre muoversi nell’oscurità. Il clima inglese del romanzo ha tante affinità con quello veneziano, perfetto per trasferire i personaggi nella città italiana, così particolare e così adatta a prestarsi ad usare la Commedia dell’Arte. Una chiave di lettura inusuale, per la trama in sé, data dal regista, e per come si muovono i quattro interpreti, avendo posto l’accento sull’ antinomia e sull’opposto che è in loro, piuttosto che sul perverso. Così i quattro attori sono di volta in volta il D.R. Jacopo e Miss Heidy (Ruggero Fiorese), Pantalone, Fontego servo del dottore (Roberto Zamengo), Lucilla figlia di Pantalone , Teodolinda governante del dottore (Claudia Leonardi), Ottone figlio del dottore, Tellurio (Daniele Baron Toaldo) e in un’ora e mezza di rappresentazione si muovono in maniera giocosa come solo la commedia dell’arte e le sue maschere possono fare, il resto lo aggiunge il recitato gustosamente dialettale.
Il D.R Jacopo ha un figlio di nome Ottone, che umilia ogni volta che può. Lo ritiene un buono a nulla e lo mantiene in un vero stato di soggezione a cui Ottone non sa sottrarsi, in verità lo fa solo quando diventa il feroce Tellurio. Il dottor Jacopo è convinto di avere inventato una pozione, quasi magica, una panacea per tutti i mali, la “ Jacopina” di cui si vanta. Ed ecco che il romanzo dello scrittore scozzese diventa solo uno spunto, per imbastire, in una Venezia dei nostri tempi, una rivisitazione delle antinomie che ognuno di noi si porta dentro e delle quali solo raramente e in modo talvolta, molto occasionale, si riesce ad averne piena consapevolezza. Prendono corpo sulla scena, i doppi e cioè il dottore e la sua alter ego, Miss Heidy, Balanzone e il servo Fontego, la fidanzata Lucilla e la paciosa Teodolinda, il geniale Ottone ed il mascalzone Tellurio. Il primo, il D.R. Jacopo, tutto, boria e cieca presunzione, che non si risparmia di gettare rancore in faccia al figlio Ottone, si scopre che lo fa per allontanare da sé, la sua femminilità ingenua e repressa, ma tanto ben espressa da miss Haidi e preannunciata dalla notizia scandalosa del giornale lagunare, del Cristo in chiesa, vestito da donna. La genialità di Ottone, invece, sempre repressa, non trova di meglio che trasformarsi in violenza per veder affermata la sua personalità, mentre il carattere forte, deciso e liberale di Lucilla si riduce nell’osservante serva paciosa, Teodolinda. Tanto furbo e scaltro Pantalone per mutarsi, nel suo doppio, remissivo, tonto e sciocco servitore Fontego. Con i ruoli ben precisi e il viso ricoperto da maschere solide ed anche espressive, nella loro fissità, tutte le coppie provano a parlare dei difetti della società che li circonda e delle problematiche eterne e fastidiose che animano l’esistenza. Ognuno dopo aver scoperto il proprio doppio e averci fatto i conti, si ritrovano nel finale che giunge chiarificatore e risolutivo, mettendo d’accordo tutte le parti, tanto da goderne la felice conclusione.
La piacevolezza dello spettacolo è l’aver spolverato il genere Commedia dell’Arte, un tipo di rappresentazione nato in Italia nel XVI secolo e rimasto popolare fino alla metà del XVIII secolo, anni della riforma goldoniana della commedia. Le rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma dei canovacci, detti anche scenari, che inizialmente erano tenute all'aperto, con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e due donne e all’estero era conosciuta come "Commedia italiana”. La commedia dell’arte si trasforma con Goldoni in vero e proprio teatro con la dignità dei testi scritti ed anche l’uso del dialetto. Fino agli anni ‘60 e parte dei ’70, famose erano le compagnie dialettali che non avevano nulla di popolare, per avere nei capi comici attori di elevata bravura e noti per le loro eccellenti interpretazioni nel mondo: Cesco Baseggio, Gilberto Govi, Checco Durante, Turi Ferro, per non parlare dei fratelli De Filippo
Un fondale iperrealistico del ponte di Rialto e quattro pannelli, con lo stesso stile, rimandano ad altri luoghi tipici di Venezia, uno sgabello bianco, a piramide tronca, che cede il posto, nel secondo atto, ad una panca più lunga, anch’ essa bianca e a base rettangolare. La scenografia semplice e funzionale per i tanti colpi di scena, contrasta molto bene con gli abiti e le maschere proprie di Venezia, così come le musiche iniziali riproducono verosimilmente quelli della città lagunare. Tutti gli attori: Ruggero Fiorese, Roberto Zamengo, Claudia Leonardi hanno caratterizzato bene i personaggi e a loro va il plauso convinto di tutti, ma a Daniele Baron Toaldo, che ha personalizzato, in maniera eccellente, sia il personaggio di Ottone che quello di Tellurio, dando a quest’ultimo, anche la voce in un friulano strettissimo ed incomprensibile, un meritato “bravissimo” Assolutamente interessante la regia di Benoit Roland, Mel Brooks si fa sentire, per aver dato allo spettacolo un suo delicato equilibrio, mai volgare, con intervalli inattesi di canto corale, accennati passi di danza e leggere pantomime.
Hanno collaborato: Lara Tonello (assistente alla regia), Matteo Destro (pantomime), Paolo Coin (musiche), Antonia Munaretti (costumi), Lorenzo Riello e Francesco Bertolini (Luci) Ilenia Pellizzaro (ideazione scenografica), PalcoBase e Paolo Librato (realizzazione scenografica), Chiara Andreetta (grafica).
Maria Serritiello












I Poeti dell’Invettiva, un miting al Liceo Torquato Tasso di Salerno

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Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Il 3 aprile scorso, al Liceo Torquato Tasso di Salerno, davanti ad un nutrito uditorio di studenti e di pubblico, si è tenuto un convegno su di un tema insolito, quello dell’invettiva letteraria. Si tratta di poeti che legarono almeno parte della loro fama alla reprimenda sdegnata, sia essa politica che antistituzionale, anticlericale e amorosa. Relatori dell’incontro, i docenti Giulia Maria Barbarulo e Santolo Sica e lo storico della medicina Giuseppe Lauriello, in veste di moderatrice, la stessa preside dell’Istituto Carmela Santarcangelo. Ad iniziare è la Prof.ssa Giulia Maria Barbarulo che ha intrattenuto i presenti su tre celebri creatori di linguaggio poetico, soggettivo e realistico della Grecia arcaica e dell’apostrofe, affidandosi ai versi di Archiloco, Ipponatte e Anacreonte, aedi di larga popolarità nell’evo antico, sia per la vivacità dei loro sfoghi, sia per la crudezza di certe immagini. Il Prof.re Santolo Sica ha tratteggiato la figura del senese Cecco Angiolieri, un campione di poesia tabernaria, deciso avversario degli stilnovisti, beffardo e stravagante, imprecatore verso il padre e la sua donna, tutt’oggi popolare per il cinismo di certi truci desideri, per il linguaggio schietto e colorito delle sue strofe, ma anche per la simpatica, proclamata vocazione verso la donna, la taverna e i dadi. Lo storico della medicina, Giuseppe Lauriello, ha, invece, illustrato la foga espressiva e l’impetuosa protesta di Olindo Guerrini, pseudonimo di Lorenzo Stecchetti, poeta minore ottocentesco, anticonformista, vissuto all’ombra del grande Carducci, ma non solo per questo, infatti fu autore di rilevante successo popolare, per le sue spinte passionali e le frementi invettive. La sua opera ebbe vasta risonanza, ai suoi tempi, per gli atteggiamenti anticlericali e socialisteggianti e per la polemica contro romantici e idealisti. L’incontro ha soddisfatto tutti per la particolarità del tema, se ne auspicano altri, perché di cultura se ne sente il bisogno più di quanto si creda.

Maria Serritiello
 

Al Festival Teatro XS di Salerno è “Terra di Nessuno” con la Compagnia Teatro Instabile di Meano

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Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

La penultima opera in gara, per il Festival Teatro XS, città di Salerno, “Terra di Nessuno” è tratta dall’omonimo libro dello scrittore Eraldo Baldini, il sessantacinquenne di Russi, in Romagna, noto per il genere “gotico rurale” che imprime nei suoi tanti scritti. E’ considerato da alcuni come lo Stephen King italiano. Il racconto, dato, dall’autore, in esclusiva ad essere rappresentato in Italia solamente dalla Compagnia Instabile, vuole essere un ossequio alla prima guerra mondiale che quest’anno celebra il centenario.
Quattro reduci: Enrico, Adelmo, Settimio e Martino, della Grande Guerra, nostalgici per aver vissuto e sopravvissuto alla ferocia della guerra, pensano di potersi ritrovare, passando un pezzo della loro esistenza, lavorando e guadagnando qualcosa, abbozzando un’attività di carbonai. Fittano un pezzo di bosco, anche se non sono mancati, all'atto del contratto, oscuri motivi di paura per fenomeni magici e inverosimili che si disvelano a poco alla volta. I quattro uomini, forti della loro presunta amicizia maturata in guerra e armati da tanta motivazione, non esitano a raggiungere e ad occupare il pezzo di montagna, desolata e lontana dal paese, conosciuto con l’inquietante nome il “il bosco delle facce”. Dopo l’allegra sistemazione, la bevuta insieme e dopo aver condiviso il pane ed il companatico che avevano comprato all’osteria del paese, da quel momento in poi, per loro avrà inizio una vita non facile. L’amicizia solidale e fedele, con il passar del tempo, si allenta e sebbene indosso abbiano gli abiti, con i quali hanno fatto la guerra, le uniformi intime, i pantaloni alla zuava, fasciati in basso e le coperte, le stesse della trincea, per ripararsi dal freddo, in loro vi è una strisciante ma pervasiva sindrome post-traumatica che li accomuna e li travolge, fino a scoppiare in tutta la sua forza devastante sui poveri malcapitati, aggravata dalla fame, dagli stenti, dal freddo e dalla paura della morte. In ognuno di loro torna l’esito della guerra patita e vissuta, più evidente in Martino ed Adelmo, un po’ meno in Enrico e Settimio, a questo stato non si salva nemmeno Cadorna, l’asino di Adelmo, sensibile quanto presago annusatore di incombenti e irreali presenze, ora sotto forma di un lupo monocolo, ora di vento forte e capriccioso, talvolta di facce angoscianti, talaltro di morti misteriose. Nello scagliarsi l’uno contro l’altro vengono fuori episodi turpi della guerra, quale quello di Adelmo che aveva ucciso Astolfo, il capitano che li vessava oltre la guerra o anche quello di Francesco Baracca, l’aviatore, ammirato dai fanti, per la sua capacità di essere al di sopra delle loro teste, ma che alla fine, aveva incontrato la morte come quelli che si dannavano in trincea. Dalla terra di nessuno non si esce vivi, un mantra che ripetono spesso i quattro amici, che ormai non credono più al loro sodalizio, ma riflettono sulla realtà, che la terra di nessuno è quella striscia di humus, nel quale non si è vivi ma neanche morti. Ed allora zombie o defunti? Fantasia o realtà? L’atmosfera in cui l'autore sguazza è noir, mentre si appresta a dare una dose di angoscia tenebrosa, che forse è l'unico viatico possibile per chi voglia affrontare il tema del conflitto e i suoi inevitabili effetti indesiderati e fisiologici. Dice del suo racconto Eraldo Baldini “Volevo che il romanzo fosse tagliente come un pugnale, teso e claustrofobico come una notte in trincea, tenebroso come una foresta stregata, la mia intenzione era quella di trascinare il lettore, pagina dopo pagina in una spirale di mistero e d’angoscia, ma anche di dolorosa riflessione.” In effetti lo stesso clima aleggia nella riduzione teatrale, ad uno ad uno, infatti, gli amici scompaiono, dopo aver scoperto cadaveri nella carbonaia dirimpettaia e nell’osteria che avrebbe dovuto fornire il cibo. La domanda che si pongono più volte i 4 reduci è “Non siamo diventati tutti più cattivi?” lo spettro della guerra è là in mezzo a loro, con gli effetti negativi e per sempre. Eccellente la regia di Sergio Bortolotti ma anche il gioco di luci e gli effetti speciali di Stefano Bassetti, suggestiva la scelta della musica di Paolo Nones, puntando, nel finale, sul Requiem di Giuseppe Verdi. Curata la scelta dei costumi di Diana Sinigaglia, Katia Bonmassar e Renzo Merci. Le piccole imperfezioni recitative sono perdonabili, vista la sindrome dei reduci in atto di Luca Santuari, Kristian Civetta, Silvia De Simone e Nicola Merci In linea e tecnicamente funzionale la scenografia, per i due atti, di 50 minuti l’uno, di Paolo Nones, Thomas Donati e Renzo Merci a ricordarci il bosco carbonifero mentre il carro tirato dall'asino ben si presta a trasformarsi, nel secondo atto, a momentaneo rifugio o alato fantasma spettrale, sotto il suo lenzuolo bianco. Quattro sgabelli quadrangolari, un tavolo e diversificate "fascine" di vario spessore rendono vivo il bosco e quasi ce lo rendono amico. Il fumo che, in più riprese, avvolge il palco, scivolando lentamente verso gli spettatori, ben si presta a rendere fantastica e noir la storia.
Maria Serritiello

Quarto pezzo in gara“L’Italia s’è desta” della Compagnia dei Ragli di Roma al Festival Teatro XS di Salerno

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Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Con “L’Italia s’è desta”, un piccolo [falso] mistero italiano, di Rosario Mastrota, che ne è anche il regista, e con Dalila Cozzolino, della Compagnia dei Ragli di Roma, il Festival Teatro XS di Salerno, il 26 marzo scorso, è giunto alla sua quarta gara di rappresentazione. Il pezzo scritto dall’autore, è un modo originale di affrontare e dire la propria sulla ‘ndrangheta’ ma anche sulla condizione di annebbiamento generale della nostra patria e lo stato della popolazione vittima di manipolazione diffusa e pervasiva dei mass media.
Carla, la protagonista del monodramma, è da tutti considerata, la scema del paese, per cui la sua non è mai la verità ma è pura invenzione del suo cervello bacato. Intanto lei, nei suoi giri solitari in bicicletta, marcata Vicini, ultimo modello, assiste al rapimento del pullman bianco della nazionale di calcio italiana, a due mesi dall’inizio dei Mondiali. Alla notizia bomba, subito si scatena il carosello da parte dell’esercito, della politica, del mondo dello sport e di giornalisti in odore di scoop. Passano i giorni e della nazionale non se ne sa nulla, eppure la soluzione della misteriosa scomparsa si sarebbe risolta presto, se avessero ascoltato la testimonianza di Carla, ma lei, si sa, è figlia di un Dio minore e come tale è invisibile, né è attendibile per quello che va dicendo. Il muro di omertà degli abitanti, servi della ‘ndrangheta, si issa e si confonde con tutte le altre forze mediatiche, che non fanno altro che confondere le tracce o possibili piste da seguire. Il paese è al centro delle notizie e si gode la popolarità, senza tener conto della verità che può essere gridata al microfono, in uno dei collegamenti televisivi, proprio da Carla, la scema del paese, che incolpevole ed ignara appartiene ad una famiglia di “boss”. Il suo stesso padre è sparito e non ha fatto più ritorno a casa, uno sgarro agli ‘ndraghetisti, ma dal suo canto, aveva precedentemente, fatto sparire per sempre, Maria, l’amica con la quale Carla si confidava. E ‘ndranghetisti risulano anche il macellaio, il giornalaio ed il fruttivendolo con i quali, la ragazza faceva cenno di conversazione, nella sue ingenue uscite.
Quando principia il monologo, Carla arriva in sella alla bicicletta, che le regala la libertà di movimento, purché la ritirata sia prima che faccia notte, a sentir sua madre, dal manubrio pendolano due buste di platica, piene di oggetti che mostrerà in seguito. La scena è arredata in maniera spartana, su cui si distinguono una sedia, con la spalliera ricoperta di figurine della raccolta Panini, un tavolino senza pretese, su cui la protagonista poggia un vecchio modello di radio, gracchiante e malfunzionante, più simile ad un vecchio giocattolo. Issata la bici sul cavalletto, Carla ci introduce nella sua condizione di come la vedono e la considerano gli altri componenti della famiglia e la gente che le sta intorno e con le quali intrattiene saltuari e occasionali rapporti. Semplice e ingenua in un mondo di lupi e faine finisce naturalmente con l'essere considerata tarda mentalmente e come tale per niente degna di attenzione o di ascolto, niente a che vedere con le informazioni di cui sono capaci e fautori, i vari soloni dei giornali o delle televisioni, pronti a gettarsi, quali condor affamati, sulle prede della cronaca nera ed a imbastire su di essi intere settimane di spettacoli spazzatura. La ragazza che sta sul palco, gonnellina corta, calze scure e fiocchetti nei capelli, era nata sana, ma una caduta dalle braccia della mamma l’ha resa infantile ed ingenua per sempre. Della sua famiglia non conosce i segreti ed attende con orgoglio il presidente “Mattarello” come lo chiama lei, per essere insignita di medaglia al valore di civile per aver scoperto dove la ‘ndrangheta nascondeva i calciatori. Nell’ attesa del suo momento di gloria, il monologo si riempie di riflessioni, niente affatto stupide, come i suoi compaesani vorrebbero che fossero, sull’Italia sempliciona, vittima dei mass-media e delle manipolazioni che da essi derivano. Un racconto metaforico di come vanno le cose e di come la parte buona dell’Italia resta inascoltata, perché l’altra parte di faine e di lupi opera affinché questa sia considerata tarda mentalmente. “Mattarello” non arriva e forse tarderà anche il riconoscimento, essendo lei, che, attendendolo, calza scarpe più adatte ad una cerimonia d’onore, figlia di un boss della ‘ndrangheta, da generazioni. A Carla non resta che l’etichetta di ritardata, continuando ad essere tale per sempre, altro che medaglia al valor civile! Ciò lascia l’amaro in bocca se poi ci si domanda: ma l’Italia s’è desta veramente?
Un testo originale, che merita tutte le menzioni, raccolte dal 2012, ad oggi, in ogni manifestazione. Bravo l’autore Rosario Mastrota che ne ha tessuto la trama, ma eccezionale il recitato di Dalila Cozzolino che ha saputo caratterizzare il ritardo mentale del personaggio, con il corpo, la vivacità facciale, la mimica e l’inflessione dialettale perfetta, un calabrese stretto ma comprensivo facile, che le addolciva il tono, anche nei momenti particolari. La sua caratterizzazione ha reso il pezzo, non sempre calibrato, vuoi per ripetitività inutili, vuoi per certi momenti lenti e caricaturali, eccellente. Efficace il fascio di luce e buona la scelta musicale curata dallo stesso autore, di Ramazzotti e Toto Cutugno, rievocativi di qualche tempo fa, che di tanto in tanto escono dalla sgangherata radio e che Carla consulta per sapere della sua premiazione.
Maria Serritiello
 

Giuseppe Toniolo, una vita spesa per il bene, ne ha parlato al Caffè dell’Artista di Salerno, Francesco Manca



                                                      Francesco Manca 250




Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Al consueto appuntamento del lunedì, che da ben vent’anni e quest’anno ne cade il ventennale, si tiene all’associazione culturale il “Caffè dell’Artista" di Salerno, presieduta dalla professoressa Flora Battiloro, è intervenuto, il giorno 27 marzo, il giornalista Francesco Manca, responsabile del sud Italia per la Fondazione di Studi Tonoliani (www.giuseppetoniolo.com). Con chiare parole, all’assemblea attenta e numerosa, il dottor Francesco Manca, ben conosciuto dal Caffè dell’Artista, per le numerose collaborazioni intercorse con il sodalizio salernitano, lo stesso, infatti, è anche presidente dell’Associazione Culturale Prometeo di Torre del Greco, ha tratteggiato la figura dell’economista Giuseppe Toniolo e la sorta Fondazione di Studi Tonoliani. Conosciamo attraverso le parole del relatore, l’illuminata figura. All'incontro è intervenuto anche il professor Cosmo Giacomo Sallustio Salvemini, giornalista e presidente dell'UN.I.A.C. (Unione Italiana Associazioni Culturali).
Giuseppe Toniolo (Treviso, 6 marzo 1845 – Pisa, 7 ottobre 1918) è stato un economista e sociologo italiano, tra i principali artefici dell'inserimento dei cattolici nella vita politica, sociale e culturale della nazione italiana. È ricordato soprattutto come il fondatore della Settimana sociale dei cattolici italiani, il cui centenario si è svolto nel 2007. La settimana sociale, è un appuntamento fisso della Chiesa cattolica italiana, a cadenza pluriennale, in effetti sono riunioni di studio per far conoscere ai cattolici il vero messaggio sociale cristiano. Le giornate sono organizzate in lezioni e discussioni sui problemi sociali più attuali. Quest'anno la Settima Socile dei Cattolici italiani,giunta alla sua 48^ edizione, si tiene a Cagliari dal 26 al 29 ottobre. Giuseppe Toniolo è stato proclamato venerabile da Paolo VI il 7 gennaio 1971.
Nacque a Treviso, nella parrocchia di Sant'Andrea, nel 1845, in una famiglia della buona borghesia veneta. La famiglia si trasferì in varie città del Veneto per seguire il padre, ingegnere. Giuseppe frequentò le scuole medie in collegio a Venezia. Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Padova, dove i suoi maestri furono Fedele Lampertico e Angelo Messedaglia, si laureò nel 1866; nel 1868 fu nominato assistente alla cattedra giuridico-politica e nel 1873 conseguì la libera docenza in Economia politica. Fu dapprima insegnante presso l'Istituto tecnico di Venezia (1874) e dopo una breve supplenza del Messadaglia nell'Università di Padova, fu chiamato come professore straordinario nell'Università di Modena e Reggio Emilia (1878), per approdare definitivamente come ordinario nell'Università di Pisa, dove tenne la cattedra di Economia politica dal 1883 alla morte, nel 1918. Le sue spoglie riposano presso la chiesa di Santa Maria Assunta a Pieve di Soligo (TV). Nel 1878 sposò Maria Schiratti, dalla quale ebbe sette figli.
Il ruolo nel movimento cattolico.
La figura di Giuseppe Toniolo occupa un posto importante nella storia del pensiero e dell'organizzazione delFoto Giuseppe Toniolo laicato cattolico: nel 1889 fondò a Padova l'Unione cattolica di studi sociali, di cui fu presidente; collaborò anche con l'Opera dei Congressi. Dopo il suo scioglimento (1904), si occupò di riorganizzare l'Azione Cattolica. Fu ispiratore e promotore della prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che tenne a battesimo nel 1907. Fondò nel 1893 a Pisa la Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, e nel 1894, sulla scia aperta dalla pubblicazione della Rerum Novarum, formulò il primo programma politico cristiano democratico, il “Programma dei cattolici di fronte al socialismo”. Il Toniolo non fu mai propriamente impegnato nella sfera politica, ma fu tra i fondatori della FUCI. La sua partecipazione fu contrassegnata da una profonda sintonia con il magistero ecclesiale. Il 14 giugno 1971 papa Paolo VI chiuse l'esame della sua vita col decreto di eroicità delle virtù e oggi la Chiesa cattolica lo invoca come Venerabile. Per il suo contributo come professore e come ideatore della economia sociale cattolica cooperativistica, portata avanti dalle banche di Credito Cooperativo, due istituti sono stati intitolati a suo nome: la BCC "Giuseppe Toniolo" di Genzano di Roma e la BCC "Giuseppe Toniolo" di San Cataldo, in Sicilia. Il 14 gennaio 2011 papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante un miracolo, attribuito all'«intercessione del Venerabile Servo di Dio Giuseppe Toniolo, Laico, Padre di famiglia».
La fondazione degli studi Tonoliani, presieduta dal prof. Romano Molesti, esistente da sette anni e precedentemente da 40 come Studi economici e sociali, è sorta per dare approfondita conoscenza del “Nostro”, altrimenti non sufficientemente riconosciuta, anzi per molti versi trascurata. Scopo principale, quindi, è quello di riproporre le sue opere, che contengono valori fondanti per un’economia umanizzata. In una realtà, quale quella contemporanea, in cui è stato smarrito il senso civico della convivenza, la Fondazione degli Studi Tonoliani, vuole offrire un orientamento a quanti si accingono ad operare nel campo sociale, attraverso il pensiero di Giuseppe Toniolo, massimo esponente del pensiero sociale cattolico. La fondazione, pertanto, promuove incontri, convegni, corsi di studi, pubblicazione di riviste e concorsi per i giovani. La sede della Fondazione di Studi Tonioliani Campania e Sud Italia è a Napoli presso la Basilica "Incoronata Madre del Buon Consiglio" Capodimonte, gentilmente concessa da Mons. Nicola Longobardo, rettore della Basilica di Capodimonte e assistente ecclesiale della Fondazione di Studi Tonioliani della Campania.
Per info: studitoniolianicampania@gmail.com   -  Cell. 3349295428.
Maria Serritiello
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