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martedì 31 maggio 2016

Cappella della Confraternita del Purgatorio di Laureana Cilento






Laureana Cilento
inaugurazione
Cappella della Confraternita del Purgatorio di Laureana Cilento.
venerdì  3 giugno ore 21,30
Con le zampogne daltrocanto e Paola Tozzi
e il
De Vargas Chorus di Vatolla



 

domenica 29 maggio 2016

Addio a Giorgio Albertazzi,il colosso del nostro teatro


  

 


È morto Giorgio Albertazzi, l'ultimo imperatore del teatro italiano. L'attore,  92 anni, era nato a Fiesole il 20 agosto 1923. La sua ultima apparizione era stata ne "Il mercante di Venezia".

Da tempo "era sofferente e il suo cuore ha smesso di battere alle 9", ha reso noto la stessa famiglia annunciando la scomparsa del "più grande attore italiano". Vicina fino all'ultimo istante "con amore - si legge nella nota - la moglie Pia Tolomei di Lippa sposata davanti a Valter Veltroni nel 2007 nella chiesetta sconsacrata di Caracalla quando lui aveva 84 anni e lei 48". Giorgio Albertazzi era nato a Fiesole, cresciuto a Ponte a Mensola, nella villa I Tatti residenza dello storico dell'arte Bernard Berenson. E' stato regista, sceneggiatore, traduttore e riduttore di romanzi per la televisione e autore teatrale.

Mattarella, un maestro per generazioni di attori  - "Con Giorgio Albertazzi scompare uno dei massimi interpreti del teatro e del cinema italiano contemporaneo. Attore versatile e innovativo, ha saputo unire nella sua lunga carriera tradizione e modernità. Le sue interpretazioni dei grandi classici restano una pietra miliare nella storia dello spettacolo. Albertazzi, che ha dedicato al teatro l'intera esistenza, è stato punto di riferimento e maestro per generazioni di attori e registi": così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione diffusa dall'ufficio stampa del Quirinale.

 


 

mercoledì 25 maggio 2016

Nella Villa Cioffi di San Cipriano Picentino (Sa) si è esibita la "Sonora Junior Sax"








 
Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Nell’accogliente giardino di Villa Cioffi di San Cipriano Picentino, opportunamente corredato di sedie dall’efficiente Pro Loco, briosa e partecipata è stata la performance della "Sonora Junior Sax", uno degli ultimi gruppi nato sotto l'egida del Progetto Sonora Network & Performing Arts e che aderisce al Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili ed Infantili in Italia. Il progetto, nato nel 2012, su stimolo del M° Claudio Abbado e sulla falsariga di quello venezuelano, offre, gratuitamente, a bambini e ragazzi italiani, una formazione musicale che consenta loro una ulteriore possibilità di crescita individuale e, perché no, un riscatto sociale. Anima e cuore della" Sonora Junior Sax." sono i tutor Domenico Luciano, Luigi Cioffi, Angela Colucci, Nicola De Giacomo e Adolfo Alberto Rocco, un gruppo che ha saputo stabilire con i propri allievi un rapporto molto aggregante, tanto da apparire una famiglia assai allargata, percorsa da tanto amore e rispetto e capace di divertirsi e di divertire gli spettatori. Da fratelli appena un poco più grandi, i tutor hanno saputo trarre il meglio dai loro piccoli allievi, presentando uno spettacolo gradevole, apprezzabile e ricco di sfumature musicali, meritevole di location ben più grandi. Se si aggiunge che laSonora Junior Sax", è composta da solo sassofoni, è facile intuire il notevole successo di critica e di pubblico che stanno riscuotendo da tempo in Italia e gli appuntamenti esteri che li attendono. Il clima che riescono a creare e trasmettere è di quelli che rimangono per molto tempo nella mente, giacché non manca ne' l'umorismo ne' la bonaria familiarità, mai disgiunta dalla pregevolezza tecnica, piacevolezza che consente loro di spaziare a piacimento dalla musica classica a quella leggera, dal repertorio popolare a quello moderno, sempre trattato con entusiasmo, ironia e virtuosismo. L’orchestra, composta da oltre 50 giovanissimi sassofonisti, è guidata, sostenuta ed amata da una gruppo" di tutor, giovani anch'essi, ma già esperti musicisti e che trova nel direttore Domenico Luciano, sassofonista sensibile, preparato e duttile, una freccia in più al proprio arco. Non è difficile, ne' azzardato pronosticare loro lusinghieri successi, anche per le prossime tournée a Vienna ed in altre città estere. I giovani musicisti hanno dalla loro parte, entusiasmo, capacità, dinamicità, sensibilità e amore tanto che i frutti saranno copiosi e di lunga durata. L'impegno che profondono in ciò che fanno, non potrà non farli che crescere bene, ed un migliore autocontrollo della propria emotività è il “primum movens” della nostra felicità e quindi la loro, come citano le neuro scienze. I brani ascoltati, tutti molto apprezzati e applauditi, sono stati di autori vari, da Moricone a Merkury, da Zimmer a Jerkins, da Sibaldi a Reverberi.
 
Maria Serritiello
 
 
 

“Rom questi sconosciuti” di Santino Spinelli alla la settima edizione di “Ci guidava la passione”




 


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
del 14 Maggio 2016

Quello che non sappiamo sull’etnia Rom ce lo dice Santino Spinelli, docente universitario, poeta, musicista, compositore, saggista, con un’appassionata conferenza, all’interno dell’evento “Ci guidava la passione”, musica d’impegno civile, alla sua settima edizione. L’evento, come per il passato è stato organizzato dall’Associazione D’altro canto, presidente Antonio Giordano e la sede ospitante è stata il Mumble Rumble, Circolo Arci della zona orientale di Salerno Santino Spinelli è un Rom italiano, bene inserito nel mondo culturale, come il suo curriculum informa, due lauree, una in lingue e Letterature Straniere Moderne, l’altra in Musicologia, conseguite presso l’Università di Bologna. Tutte le opportunità che la vita gli ha offerto, le ha spese bene, nel 2004 ha ricevuto la nomina di ambasciatore dell’arte e della cultura romanì nel mondo, da parte della International Romanì Union. Come se non bastasse ha un suo gruppo musicale l’Alexian Group, con il quale tiene numerosi concerti in Italia e all’estero. Un uomo di successo, dunque, completamente realizzato, ma la fiamma che gli arde dentro è la sua origine, con la quale ha voluto fare i conti, ricercando, studiando, approfondendo per originare un libro di 544 pagine, dal titolo “Rom Questi sconosciuti”, affinché si potesse sgombrare il campo da tanti pregiudizi, conoscendo la storia, la lingua, l’arte e la cultura, di un popolo millenario. Effettivamente di pregiudizi si è pregni, la poca conoscenza del popolo Rom, porta a credere che tutto ciò che è negativo in un popolo, sia per tutti, come se il male potesse colpire un’intera etnia. Intanto per dirla subito, nei campi di concentramento nazisti ci sono andati anche loro, per il solo fatto di essere diversi del tutto incolpevoli, ma tale feroce persecuzione non è stata l’unica, infatti vessazioni, genocidi e oggetto di sospetti, da sempre i Rom, una delle più antiche minoranze del Vecchio Continente, li hanno subiti. Moni Ovada, nella sua prefazione, ci dice “Il non avere confini, in quest’Europa democratica, è evidentemente colpa grave se il fatto che i Rom non abbiano un esercito, Polizie, proprie istituzioni statali, burocrazie, servizi segreti invece di essere considerato titolo di merito, sia ritenuto sospetta difformità” In Italia vivono circa 170 mila Rom e Sinti, sono la terza minoranza sul territorio nazionale, dopo i sardi e i friulani. I Rom hanno loro movimenti culturali ed artistici, la musica e la danza ma anche l'arte contemporanea, la letteratura e la poesia a conferma di ciò nel 2011, la biennale di Venezia ha ospitato un intero padiglione sull’arte Rom. Nonostante che la consistenza numerica sia dalla loro parte, in Italia mancano strumenti giuridici per la loro salvaguardia culturale. Molti pensano che i Rom siano solamente, zingari, nomadi, gitani e non conoscono altro, ma che vuol dire essere Rom? La risposta è chiarificatrice, significa appartenere ad un popolo che ha una sua storia, la sua identità culturale o romanipe'. Questo popolo ha iniziato il processo identitario nei territori dell'Anatolia dove le comunità romanes assorbirono la religione, la lingua e i costumi dell'Impero Bizantino. Successivamente l'identità romanì si sviluppò ulteriormente entrando in contatto con il resto delle società europee, a seguito dell'emigrazioni dai territori balcanici. Andando avanti nell'ascolto di Santino Spinelli, la sua è una vera e propria arringa, si apprende che tra i Rom ci sono stati un premio Nobel, personaggi politici, personaggi dediti al sociale e personaggi famosi, come Yul Brenner e la nostra Moira Orfei. Le persecuzioni perpetrate a loro danno, non hanno avuto mai un riconoscimento. Nel 1936, ad esempio, in occasione dei giochi olimpici, Hitler fece ripulire Berlino dalla presenza di tutte le famiglie romanès, che furono destinate al campo di internamento di Marzahn e Robert Ritter, un dottore distintosi nel campo delle ricerche razziali, fissò i criteri per l'identificazione degli appartenenti alla "razza zingara". Nelle sue pubblicazioni stigmatizzò le comunità romanès con teorie assurde pseudoscientifiche, come un’etnia gravida di istinti ereditari atavici e dominati dai loro impulsi. Per lui i Rom ed i Sinti erano incapace di svolgere un lavoro mentale, erano tipici per la loro instabilità, l'amore scimmiesco e la mancanza di senso del lavoro. Nego, inoltre, l’identità romanì e affermò che erano poveri primitivi senza storia e privi di cultura. Una dichiarazione del genere, frutto non di studi scientifici sulle razze, ma solo dettata da un feroce odio razzista, chiede ancora oggi una smentita dovuta. Eva Justin, sua assistente, affermò che i Rom non potevano cambiare comportamento o modo di vivere perché impediti dal loro corredo genetico. Identificò, persino, un presunto gene del Wandertrieb (istinto al nomadismo) compiendo ricerche pseudoscientifiche su centoquarantotto bambini Rom e Sinti, che nel 1944, con questo pretesto furono mandati nelle camere a gas. “Una bugia detta tante volte diventa verità” ed è questo il caso dei Rom e Sinti che, in forme diverse, ancora oggi, subiscono l’odio razziale. Eppure tra i Rom e Sinti, per non andare tanto lontano, troviamo dei partigiani che hanno contribuito alla liberazione italiana: Rubino Bonora, partigiano Sinto, che combattè nella Divisione Nannetti in Friuli Venezia Giulia, Walter Catter, detto Vampa, Giuseppe Catter, detto Tarzan, Renato Mastini e Lino Festini, detto Ercole. Era Sinto Giacomo Sacco e partecipò alla liberazione di Genova ed erano Sinti Fioravante Lucchesi, Vittorio Mayer, Rom, invece, Mirko Levak, con il bosniaco Zaiko. Eroi della patria italiana ed europea totalmente dimenticati se non addirittura sconosciuti, sicuramente per le nuove generazioni. Grazie all’effervescente conferenza del Prof.re Santino Spinelli, al Mumble Rum di Salerno, si è squarciato un velo sull’etnia del popolo Rom i cui pregiudizi in ogni epoca sono stati alimentati, sia, dalle autorità laiche che religiose. Avere la carnagione scura è già considerato peccato, perché la nerezza si associava ai demoni ed all’inferiorità, né meglio è l’immagine romantica che si dà al Gitano o Tzigano e della sua presunta libertà, perché ad essa si associano concetti psicologicamente negativi, ad esempio liberi da responsabilità, da doveri morali, da requisiti igienici, da routine quotidiana, dal rispetto dei doveri civici e sociali, dalla scolarizzazione, dal girovagare senza avere fissa dimora. Insomma un popolo negato sia pure esistente. Vale la pena approfondire la storia dei Rom, sia per conoscere ciò che non sappiamo e sia per liberarci dei tanti preconcetti nei quali siamo ingessati e Santino Spinelli, con il suo libro “Rom questi sconosciuti” ci dà una mano. Se non lui chi?
 
Maria Serritiello
 
 
 
 
 
 
 
 

Serata finale al Teatro delle Arti di Salerno di Zelig on the road







Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
del 18 Maggio 2016

Aria di fine anno scolastico al Teatro delle Arti di Salerno al termine del laboratorio di "Zeling on the road”, iniziato il 15 gennaio scorso, per terminare il 6 maggio. I cabarettisti preselezionati sono euforici e gasati al punto giusto, per affrontare il vasto pubblico del Teatro Delle Arti, quintuplicato rispetto agli 80 posti del Ridotto. Zelig on the road, da quest'anno, si è trasferito da Napoli per approdare al Tempio della Comicità Salernitana, un giusto riconoscimento per il lavoro svolto in maniera professionale, dal direttore artistico Gianluca Tortora, in tutti questi anni. Per non dire che a Salerno 28 anni fa è stato creato, da Claudio Tortora, il premio più prestigioso ed unico in Italia: Il Premio Charlot, dal quale sono passati tutti i più celebri attori. Ed eccoli al nastro di partenza i superstiti rimasti, dei cinquanta iscritti all’intenso laboratorio, esclusivo in Campania e sinergicamente unito ad Alessio Tagliento, umorista e autore televisivoitaliano: Peppe Gallo, il duo Spalla Marco ed Armando, Andrea Monetti, Gabriele Rega, Luca e Luca, Michele Ventriglia, I Malgradotutto, Vincenzo Comunale, Giovanni Perfetto, I trippa cotta e  l’esibizione di rincalzo di Chicco Paglionico. Tutto lo spettacolo è stato presentato da Francesco D’Antonio.
In prima fila Claudio Tortora e Renata Tafuri, si godono le prime parole dell'ultimo nato dalla fantasia creativa e organizzativa di Gianluca, loro figlio, artefice dello spettacolo "Zelig on the road," vetrina celebrativa per quelli che hanno lavorato tutto l'anno per dare corpo ai loro sogni ed imparare la difficile arte del far ridere.I cabarettisti-alunni, tutti, nessuno escluso, hanno dato prova di avere entusiasmo e voglia di far tesoro delle dritte che l'Organizzazione ha consentito loro di avere, mettendo a disposizione degli aspiranti comici, l'esperienza e la professionalità di personalità che nel mondo dello spettacolo vive e opera da più tempo. Alludo ai Tagliento, ai Paglionico e allo stesso Claudio Tortora, che di esperienza ne ha, eccome. Ne è venuto fuori uno spettacolo agile, entusiastico, naïf, ma sempre gradevole e quasi mai particolarmente volgare, nemmeno con l’ospite della serata, Ruggero dei Timidi, che con i suoi doppi sensi delle canzoni cantate, non ha mai veramente oltrepassato il limite. Per tutta la serata si è respirato un'aria goliardica, amichevole, tra ragazzi di buona volontà, ne è una testimonianza il buffet finale, che ha coronato l'evento, dove ogni attore, si è intrattenuto con il pubblico, parlando della sua prova, soddisfatto sempre, perché sicuro di essere migliorato rispetto ai primi passi del laboratorio e tuttavia ancora voglioso di continuare la sua esperienza. A dare manforte ai giovani una presenza amica del Cabaret del Ridotto, Salvatore Gisonna, che con garbo ed eleganza ha fatto il suo numero, senza essere invasivo, senza mettere in ombra la giovane comicità, messa in campo dai partecipanti al laboratorio. Zelig on the road, made Salerno, un neonato con idee ben chiare e con potenzialità notevoli, che si avvia dunque a far sentire la propria presenza nel mondo dello spettacolo di Salerno in primis e nel Sud in toto, quale organizzazione di riferimento per gli aspiranti comici e per quanti ambiscono a fare della risata una app alla portata di quante più persone è possibile.
 
Maria Serritiello
 
 
 

24 maggio 1999 Salerno non dimentica


domenica 15 maggio 2016

Anteprima Premio Charlot:Notizie



Fonte: Claudio Tortora in F.B

ANTEPRIMA PREMIO CHARLOT
L''anteprima del PREMIO CHARLOT XXVIII edizione si terrà venerdì 27 Maggio e vedrà la presentazione
dell'ultima produzione discografica del maestro, registrata a Londra con la London Symphony Orchestra, diretta sempre dal maestro Bacalov, che si terrà alla libreria Feltrinelli di Salerno, alle ore 18.00 per la parte editoriale e sarà seguita da un incontro musicale, presso la Stazione Marittima Zaha Hadid di Salerno.
L'evento è attenzionato dalla Sony.,dalla Yamaha ,dalla Feltrinelli e dalla televisione giapponese NHK Premium che provvederà a diffonderlo su territorio nazionale ed internazionale.
L'ìngresso è gratuito
L'anteprima del maestro Pizzo si terrà in attesa della prima manifestazione del Premio Charlot XXVIII edizione fissata per sabato 16 Luglio 2016..presso l'Arena del Mare .
Per tale occasione, l'artista si esibirà con l'Orchestra del teatro Verdi, diretta dal maestro Bacalov




 

giovedì 12 maggio 2016

Salerno piange Regina Senatore



Fonte:Il fatto quotidiano.it
di Domenico Naso

Morta la grande attrice campana Regina Senatore. Era la madre di Guido in “Un posto al sole”

Una vita sul palcoscenico, anche al fianco di Eduardo De Filippo, ma alla fine la notorietà nazionale arriva interpretando un personaggio secondario in una soap opera. È il destino di Regina Senatore, una delle grandi interpreti del teatro campano, morta all’età di 76 anni.
Salernitana, la Senatore ha dato vita, assieme al marito Alessandro Nisivoccia, a una delle coppie più longeve dello spettacolo italiano. Un talento cristallino, quello dell’attrice campana, di cui si accorge sul finire degli anni Sessanta anche il grande Eduardo, che la vuole in “Sabato, domenica e lunedì”. Poi recita anche con Gassman nel Macbeth ma il grande salto da dive sulla scena nazionale non lo compie mai, più per scelta che per altro. “Avrei potuto entrare nel mondo dei professionisti – ha dichiarato una volta – ma non ho avuto la forza di allontanarmi da Salerno”.
La notorietà arriva grazie a “Un posto al sole”, dove interpreta la madre di Guido Del Bue (interpretato da Germano Bellavia). Un personaggio simpatico, invadente, goffo e “popolare”, che incredibilmente le dà quella fama mai arrivata in decenni di gloriosa carriera teatrale. Gli ultimi anni sono stati amari, però, perché la Senatore ha dovuto rinunciare al teatro Sangenesio, dal quale è stata sfrattata dal proprietario, e poi ha affrontato una lunga lotta con una grave malattia, che alla fine ha avuto la meglio sul fisico e sullo spirito coriaceo di un’attrice d’altri tempi, che per molti sarà sempre “la madre di Guido”, ma che per intere generazioni di salernitani e di campani in generale resterà una delle interpreti più amate della scena teatrale.

 
 Brunella Caputo
Sono stata con te 25 anni, del teatro, insieme a Sandro, mi hai insegnato...tutto quello che so. L'unico ricordo che ho ora però è...il Natale, con le carte e il risiko e il barattolo di soldi vinti da zia Fulvia e Carletta (società imbattibile per noi) , che alla fine delle feste diventava pizza per tutti. Dolore infinito, oggi. Nel mio cuore sempre, Regina, sempre.

Cinzia Ugatti

Oggi è un triste giorno........
Questa mattina, in silenzio, con la stessa discrezione con cui ha trascorso gli ultimi suoi anni, è andata via Regina Senatore. E' per me un dolore grandissimo. Regina resta colei che mi ha fatto innamorare di quell'arte meravigliosa che è il teatro, ho mosso con lei i primi passi, abbiamo fatto indimenticabili trasferte con il sottofondo del suo immancabile "...Nisivò!", vezzo con cui chiamava Alessandro. Conservo nel cuore tanti ricordi, ed ora dovrò custodirli con maggiore cura, perché con lei non potrò mai più evocarli!
Ha sofferto tanto, ma con grande dignità non ha mai fatto del suo male una bandiera. Ora è arrivato il momento del riposo. Per noi che l'abbiamo amata, quello dell'assenza!
Ti voglio bene, Regina, riposa in pace

Marcello Andria
In memoria di una signora amica...
Dolore e nostalgia per questa tristissima perdita. Voglio ricordarti così, sorridente, con indosso una vestaglia prestata da mia madre per l'interpretazione di Mariella nella commedia di Patroni Griffi. Addio, Regina! Che la terra ti sia lieve!


Giovanni Caputo

Sono sinceramente addolorato per la morte della grande e cara Regina Senatore. Mi auguro che il teatro Salernitano (e non solo) sappia conservare a lungo la sua memoria. Per sempre nel mio cuore. R.I.P. Regina

Serena Stella
Se mio padre è diventato l'artista che è, e' soprattutto grazie a te e ai tuoi insegnamenti.... Eri straordinaria come attrice e donna... Ciao Regina

Vincenzo Napoli Sindaco

Esprimo a nome mio personale, della Giunta e Consiglio Comunale, della cittadinanza tutta il più profondo cordoglio per la morte della carissima Regina Senatore. Ad Alessandro Nisivoccia, ai familiari ed amici giunga il sentimento più sincero dell'umana solidarietà Regina Senatore è stata donna ed artista di straordinario valore. In ogni suo attività riusciva a conferire un tocco d'irripetibile originalità che coinvolgeva gli spettatori facendoli diventare a loro volta protagonisti sia dalle tavole del palcoscenico che dagli schermi multimediali.
In ogni parola, in ogni gesto, in ogni circostanza lasciava il segno con eleganza e sobrietà, senza mai ostentazioni o atteggiamenti sopra le righe. Regina Senatore è stata anche un prezioso punto di riferimento per una generazione di attori ed attrici, che alla sua dura scuola quotidiana si sono formati nella ricerca costante dell'eccellenza.
Salerno ricorderà per sempre la sua Regina Senatore. E fin d'ora esprimo l'impegno ad attivare fin da subito ogni iniziativa utile per preservarne la memoria e tramandarne la lezione alle nuove generazioni

 




Ultima serata al Festival Teatro XS Città di Salerno, 8°Edizione



Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Ultima serata al Festival Teatro XS Città di Salerno, 8°Edizione il 1°maggio scorso, manifestazione iniziata il 14 febbraio e con cadenza quindicinale ha scandito gli spettacoli di ben 6 compagnie, provenienti da tutt’Italia, per il concorso unico nel suo genere e due rappresentazioni fuori gara: “A testa sutta” di Luana Rondinella e “Mamma”di Annibale Rucello. XS sta ad indicare che impegnati sul palco non sono più di cinque persone e tutte le compagnie hanno portato, al Teatro Genovesi, pezzi di ottimo livello. La serata finale, tra l’ultima rappresentazione e il magone che prende quando finisce qualcosa, si è spesa tra i ringraziamenti e l’assegnazione dei premi. Enzo Tota, presidente della Compagnia dell’Eclissi, organizzatrice di tutta la kermesse, ha così profuso i suoi ringraziamenti a quanti hanno permesso l’ottava edizione:
ai 74 abbonati Uno più bello dell'altro! 
-ai 100 spettatori non abbonati ma assidui.
-al club Salerno del SOROPTIMIST International d'Italia, che affianca il Festival fin dalla prima edizione con convinzione, entusiasmo e larga partecipazione    ed è parte integrante del progetto con l'assegnazione del premio alla migliore interprete femminile.
-alla famiglia Pecoraro Scanio che, in memoria di Ileana Petretta Pecoraro Scanio a cui è dedicato il premio assegnato dalla Giuria dei giovani, sostiene tangibilmente la manifestazione. 
-allo scultore Don Qi che ha realizzato, con la solita genialità, i premi che verranno consegnati di qui a poco.
-a Geppino Gentile che ha condotto il breve cineforum sul rapporto tra teatro e cinema che quest'anno, in modo sperimentale, ha affiancato il festival.
-a tutti i componenti le Giurie abilmente coordinate da Marcello Andria 
-all'Istituto Superiore statale Genovesi-Da Vinci ed, in particolare, al Dirigente Scolastico Nicola Annunziata, al Presidente del Consiglio d'Istituto avvocato   Marco Marinaro e a tutti quegli insegnanti che sono stati vicini all'iniziativa.
-alla UILT (Unione Italiana Libero Teatro sezione Campania) che ci supporta.
Si ringrazia l'Ente Provinciale per il turismo, la Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, i mezzi di comunicazione che hanno dato risalto alla manifestazione e in particolare il quotidiano la Città che ha pubblicato, di volta in volta, i pareri degli spettatori raccolti da Alfonsina Caputano.
Si ringrazia di cuore Maria Serritiello, Dadago e Marisa Paladino per le loro preziose, puntuali e significative recensioni pubblicate dai Periodici di Informazione, Spettacolo e Cultura  Lapilli web e Oltrecultura.
Grazie al sempre disponibile Maurizio Mansi per le foto.
Ringrazio l'Istituto Alberghiero Roberto Virtuoso e il suo Dirigente Scolastico Gianfranco Casaburi per la preparazione del buffet che si gusterà a fine serata. 
Ringrazio gli unici sostenitori "dal basso" di quest'anno: gli avvocati Guglielmi e Reale   di Lecce
Si ringrazia Concita De Luca, nostro infaticabile addetto stampa e amabile conduttrice della serata.
 Angela e Valeria, perfette padrone di casa e Carmine D'Auria per la sua insostituibile presenza.
E si ringraziano, infine, le Compagnie, vere protagoniste di questa straordinaria ottava edizione del Festival XS.
Premiazioni
Il premio per la migliore regia dell’VIII Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno va a Gino Brusco per Twentyone di Manuela Anna Greco rappresentato dalla Compagnia I Cattivi di Cuore di Imperia. Premio per il migliore attore Massimo Biondi per l’interpretazione di Mike in Under
Rappresentato dal Gruppo teatrale Grandi Manovre di Forlì. Il premio per la migliore attrice va a Giorgia Brusco per l’interpretazione della Madre di Maria in Twentyone di Manuela Anna Greco, regia di Gino Brusco rappresentato dalla Compagnia I Cattivi di Cuore di Imperia ed ex aequo a Francesca Fantini per l’interpretazione di Amy in Under elaborazione originale e regia di Loretta Giovannetti messo in scena dal Gruppo teatrale Grandi manovre di Forlì.
Premio speciale della Giuria tecnica  va a Marinella Rodà, Alessandro Calcaramo, Mario Lo Cascio per lo spettacolo “1861. La brutale verità “di Michele Carilli e Lorenzo Praticò, musiche di Mattanza regia di Michele Carilli rappresentato dal Gruppo artistico CarMa (Reggio Calabria).
Premio U.I.L.T. (Unione Italiana Libero Teatro) va allo spettacolo Radio Aut
La voce di Peppino Impastato di Pierpaolo Saraceno regia di Pierpaolo Saraceno, rappresentato dalla Compagnia Onirika del Sud di Roma.
Graduatoria Premio del pubblico
6°) Gruppo teatrale Grandi Manovre (Forlì)
Under
Elaborazione originale e regia di Loretta Giovannetti
8,20
5°) Compagnia Onirika del Sud (Roma)
Radio Aut. La voce di Peppino Impastato
di Pierpaolo Saraceno - regia di Pierpaolo Saraceno
8,38
4°) Gruppo teatrale Claet (Ancona)
Oh Dio mio! di Anat Gov - regia di Diego Ciarloni
8,55
3° Compagnia Gli Ignoti (Napoli)
Variazioni enigmatiche di Éric-Emmanuel Schmitt - regia di Guglielmo Marino
8,83
2°) Compagnia I Cattivi di Cuore (Imperia)
Twentyone
di Manuela Anna Greco
regia di Gino Brusco
9,36
Si aggiudica il Premio del pubblico dell’VIII Festival Nazionale di Teatro XS Città di Salerno, con il punteggio di 9,46, lo spettacolo
1861. La brutale verità
di Michele Carilli e Lorenzo Praticò; musiche di Mattanza
regia di Michele Carilli rappresentato dal Gruppo teatrale CarMa di Reggio Calabria.
Il Premio della Giuria dei Giovani va allo spettacolo  Under elaborazione originale e regia di Loretta Giovannetti messo in scena dal Gruppo teatrale Grandi Manovre di Forlì.
La Giuria dei Giovani desidera esprimere anche una menzione speciale allo spettacolo Twentyone, per aver trattato con delicatezza un tema non facile da affrontare.
Maria Serritiello
 
 
 
 

lunedì 9 maggio 2016

Al Teatro Genovesi di Salerno fuori concorso “Mamma” di Annibale Ruccello Compagnia MaTrema di Napoli

 
 
Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
 
Una vecchia sedia usurata, impagliata con fili grossi, confusamente fuori dal telaio, simili a capelli scarmigliati di donna e con la spalliera rivolta al pubblico, fa bella mostra di sé. Prelude ed allude alle personalità, che di volta in volta abbraccerà ed ascolterà nella parlata così particolare dei pezzi teatrali di Annibale Ruccello, giovane commediografo di Castellammare di Stabia, prematuramente scomparso in un incidente stradale. Un linguaggio, il più conosciuto tra le lingue dialettali, di sapore antico, con parole in disuso, con altre che richiamano lontane e perse tradizioni, eppure appena si ascoltano, ritornano intatte alla memoria. Un magico mondo cristallizzato dall’idioma e in più punti evocativo, per il racconto di belle favole, di quelle ascoltate dinanzi al fuoco e riportate dalla figura più anziana di   famiglia. La conoscenza orale si fa avanti ed è proprio una favola ad iniziare lo spettacolo dal titolo: “Mamma, piccole tragedie minimali”, fuori concorso, all’interno della serata conclusiva del 1° maggio, del Festival Teatro Città di Salerno. Ad esibirsi è la Compagnia MaTrema di Napoli. Adattamento di Angela Garofalo e Monica Palomby. Quattro scene interpretate magistralmente dalle attrici Roberta Frascati, Angela Garofalo, Monica Palomby, Caterina Di Matteo.
Dal fondo stinto di bianco, un grumo nero, rannicchiato e prono, striscia biascicando una litania, riguardante un fratello violento e traditore, assassino della sorella. Si avvicina alla sedia procedendo all'indietro, mostrando piante di avampiede sofferenti e logore. “Ce steve na vota, na mamma, nu pate e doie figlie” e tra gli spazi vuoti della spalliera della sedia si snoda il racconto a tinte forti, di violenze praticate e subite da “Catarinella”, senza scrupoli e vittima di tali aberranti condizioni. Gatta furba e tragicamente vuota che paga con l'altrui indifferenza le sue malefatte condannandosi così ad una realtà grama e pesante e che solo nel finale si aggiusterà.
Storia di un delirio mistico religioso, è la seconda scena, nei suoi aspetti più degradanti e deplorevoli. La donna, un soggetto borderline s’impossessa della scena, con un linguaggio tragico, duro e inappellabile che caratterizza una deriva antropologica, ancora presente in certe realtà e canta un inno sacro alla Madonna, che si stampa sul fondale. “E se non me la canto io una vrenzola di inno sacro, voi monache non ci pensate proprio?” e va avanti per tutto il monologo con riferimenti di un recente passato, Orietta Berti, per citarne uno, ingiuriando e maledicendo a chi la tiene rinchiusa.

E’ la volta poi di un terribile mal di denti, della terza donna in scena che dà la stura ad una serie di invettive contro sua figlia, rea di essersi messa con un ragazzo di rango inferiore ed di lui “prena”.  Priva di freni inibitori per il dente dolorante, con un linguaggio sboccato e crudo apostrofa la malcapitata con epiteti volgarmente coloriti e nessuna meraviglia se il finale si conclude tragicamente.
 La sindrome ansioso-ossessiva, gravemente compulsiva, di cui soffre, infine, l'altra madre, la manifesta passando e ripassando spasmodicamente, lo straccio della polvere sull’inerte e silenziosa sedia, mentre sgrana lamentele stridule e nervose, con richiami sguaiati verso i figli, responsabili di esserci.
 Quattro squarci di vita ai margini, vissuti nella spasmodica ricerca di una identità, che non appartiene più a loro ed interpretati magistralmente dalle brave attrici, con una caratterizzazione perfetta e minuziosa, nella quale si scorgono voce, sguardo, mimica facciale, mobilità del corpo ed interamente l’anima.
Maria Serritiello
 
 

Al liceo Francesco De Sanctis di Salerno lectio magistralis del Filosofo Sossio Giametta


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Il Liceo Francesco De Sanctis di Salerno, il 18 aprile scorso, ha ospitato, nel nuovissimo auditorium, l’insigne filosofo Sossio Giametta. Insolitamente silenzioso, per la sospensione delle attività didattiche (turno elettorale), il campus si è presentato oltremodo accogliente per il fiorente verde, profumato di pitosforo e di sambuco e con un’aria sottile che, a refoli leggeri, si spargeva intorno. Ad accoglierlo, una rappresentanza di alunni, il Prof. Nello De Bellis e la Prof. ssa Anna Rotunno, che assieme sono stati promotori dell’incontro.
Sossio Giametta, classe 1929, è nato a Frattamaggiore (Na) ed è il più importante studioso di Friedrich Nietzsche. Filosofo e giornalista, nel 1965 si trasferisce a Bruxelles, dove vive tuttora, lavorando per trent'anni presso il Consiglio dei Ministri dell'Unione europea. Ha tradotto ad oggi tutte le opere e gli scritti postumi di Nietzsche, oltre a numerosi testi di Schopenhauer, Goethe e Freud. Come giornalista ha collaborato con Il Mattino di Napoli, il Corriere della Sera, Il Giornale e Il Giornale di Vicenza.
Il tema del suo intervento ha per titolo Cristianesimo e laicità: un duello plurisecolare. Lo studioso lo dedica al suo carissimo amico Aniello Montano, preside della facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Salerno: un uomo integerrimo e valente studioso, scomparso il 13 dicembre scorso. La dotta conferenza del Prof. Sossio Giametta traccia un quadro generale dei rapporti tra religiosità e filosofia. “Gli Evi sono avi”, inizia col dire, “principio e fine di noi stessi”, che ci sentiamo gettati nella vita e nella natura, immersi da chi ci ha preceduto, ma breve è la nostra memoria. Siamo, invece, “cipolle con molte sfoglie”, affollati di prodotti terminali, ci avvolge l’ontogenesi e siamo come attori che si pavoneggiano in palcoscenico, come ci ricorda Shakespeare. Il genio non è altro che adattamento dell’uomo alla natura come per esempio la giraffa, con il suo collo lungo ed il formichiere con la lingua, la specie umana è fuoriuscita dalla terra. Spazio-tempo sfugge al nostro intuito che va al di là della nostra portata con la mente. Prima di Kant si pensava che il genio comprendesse tutto, da lui in poi si comprende che può capire solo quello che rientra nelle nostre intuizioni a priori.  Noi ci identifichiamo con il nostro io con Freud e gli psicanalisti, l'io sprofonda nella natura, sotto l'io c'è l'Es, il subconscio, l'inconscio collettivo, la specie e la natura, per cui anche noi siamo un frammento della natura. Ma essa non è qualcosa che sta ferma, è un divenire continuo, e noi la percepiamo come storia. Chiamiamo storia un breve periodo, ci dedichiamo ai pochi millenni. Gli evi li pensiamo separati, per cui finito l'uno né inizia un altro. La nostra civiltà ha come base l'antichita del Cristianesimo, si dice una cosa vera ma chi lo dice non è in grado di spiegare o in che modo esso possa essere alla base della nostra civiltà. Gli evi non sono statici ma si riversano l'uno nell'altro. Tenendo presente che tutto ciò che nasce, si sviluppa, invecchia e decade, dando origine ad altro, il mondo della antichità pagana, dopo aver dato tutto quello che aveva da dare, si esaurì secondo l'ordine del tempo, per dirla con Anassimandro. Così si innestò un processo di integrazione e contrasto, Spengler dice che gli evi, le civiltà sono organismi che hanno una nascita, uno sviluppo e una fine. Tutti pensano per corruzione, invece quando l'antichità aveva dato tutto, il Cristianesimo che sorgeva è esploso. È la vecchiaia che fa finire un evo. La forza prorompente l'hanno avuta i Greci, i Romani, e il Cristianesimo. In che modo c'è continuità e contrasto, sovvertendo i valori che lui chiama aristocratici (patria, famiglia, guerra, avventura, mortalità) e democratici (cristianesimo come dignità e eguaglianza per tutti). Il sovvertimento dei valori stabilisce una continuità dialettica tra l'evo antico e il medio evo. La chiesa si è sviluppata, anche perché le ideologie, per quanto sublimi possano essere, quando si incarnano nel popolo assumono le dimensioni normali dell'uomo, nella sua bassezza e nella sua altezza, per cui la chiesa, partita da San Paolo, è diventata una grandissima organizzazione che ha raccolto l'eredità di Roma. L'arte del governo di Roma, la chiesa con il famigerato potere temporale ha creato la sua più grande gloria. La civiltà cattolica europea è durata 2000 anni. Il potere temporale non coincide con quello spirituale, anzi con esso confligge fortemente, ma questo è stato il prezzo da pagare per la nuova civiltà. Il potere impone ogni forma di violenza, così anche per la Chiesa. Il tramonto della Chiesa è sì imputabile alla sua corruzione, ma verosimilmente è dovuto alla sua vecchiaia. La caduta di Bisanzio (1453) e la diaspora dei dotti hanno avviato un processo di graduale sostituzione perché la vecchia religione non funzionava più con i suoi dogmi, riti, leggende e liturgie. Anche altre religioni avevano le stesse credenze. Ad esempio la verginità della Madonna è presente anche nella religione orientale. I dogmi sono diventati più credibili e intanto si è sviluppata la Scienza e con essa si è risvegliato il pensiero antico che ha dato conoscenza, bellezza e clemenza. Se si legge il " De rerum natura " di Lucrezio, sei libri di versi bellissimi, si ritrova il senso della esperienza umana tutta. L'uomo ha bisogno di religione, senza la quale non sa vivere, poiché subisce la natura in molti modi. Noi facciamo parte di una specie che strumentalizza l'individuo, come il nostro organismo strumentalizza la cellula, che deve obbedire alle leggi dell'organismo e non alla sua legge individuale che sarebbe di proliferare all'infinito producendo così il cancro. L'uomo insegue sempre il proprio bene, se il bene proprio coincide con quello della specie lo diciamo centripeto, se invece lo contrasta lo diciamo centrifugo. L'inizio dell'età moderna è italiano, un altro ramo sussidiario in Francia dà luogo allo scetticismo. In Italia la decadenza della Chiesa ha prodotto il pensiero laico. B. Pascal non ha sopportato un mondo senza Dio mentre Spinoza ha fatto una seconda rivoluzione importante dopo Gesù Cristo. Ha rovesciato l'ordine teocratico (la più grande rivoluzione d'Occidente). Altro filosofo notevole è' stato Feuerbach che attribuiva al solo Dio tutte le migliori qualità della specie umana. La restaurazione del Cristianesimo è opera di Johann Georg Hamann,per il quale solo la fede in Dio può vagliare le problematiche filosofiche, per questo fu detto mago del Nord. Influenzò il pensiero filosofico di molti suoi contemporanei tra i quali ricordiamo Goethe, Hegel, Jacoby, Kierkegaard. Fu mentore di Herder. Leibniz, nella sua filosofia definisce il cristianesimo, esalta Cristo ma critica la cristianizzazione.
“Ho iniziato tante cose senza mai completarne una." dice di se stesso. “Se l'universo è un pentolone con poche lenticchie, la religione è un selfie che noi facciamo a noi stessi”. La religione cristiana dovrebbe essere sostituita da una religione laica, come quella sostenuta da Nietzsche, in opposizione a quella di Schopenhauer, troppo rinunciataria alla vita, impregnata di scetticismo e pessimismo. La religione laica è una lotta che dobbiamo affrontare ognuno per proprio conto, con la propria forza poetica, con il proprio ardire.
 
Maria Serritiello
 
 

“Il mal sottile Storia di una lotta secolare tra uomo e malattia” nel libro di Giuseppe Lauriello





Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

“Il mal sottile. Storia di una lotta secolare tra uomo e malattia” di Giuseppe Lauriello è un’esauriente, quanto accurata, piacevole e scientificamente dosata storia della vittoria della Scienza medica su di un male che, pur continuando a mietere vittime, in numero notevole, inaccettabile di questi tempi, può considerarsi conosciuto nei più fini dettagli infettivologici. Debellato o almeno nei paesi più avanzati socialmente ed economicamente, la storia raccontata dal Dott.re Giuseppe Lauriello, egli stesso primario in quiescenza all’ospedale “Giovanni Da Procida” di Salerno, nel suo libro intitolato "Il mal sottile" per i caratteri della Gutemberg edizioni, è un eccellente lavoro di ricerca per tratteggiarne la sua storia. Interessante il capitolo della preistoria medica ed esaltanti e scultoree le figure di personalità che hanno in qualche modo legato il loro nome allo studio di tale flagello. Forlanini, Monaldi, Wirchof, Wachsmann diventano così quasi leggendari testimoni di una lotta senza quartiere a tale patologia che, una volta individuata come causata dal bacillo infame, ha imboccato un suo viale del tramonto, anche per l’apporto e gli studi di chimici e microbiologi determinati, forti di una tecnologia che tanti risultati darà alla Scienza tutta. Le mutate condizioni sanitarie del globo terrestre hanno spostato e spostano la lotta tra il micobatterio e il sistema immunitario di ognuno, resta il fatto che biochimicamente il batterio incriminato non ha più segreti.
Giuseppe Lauriello è nato ad Ogliastro Cilento in provincia di Salerno. Primario pneumologo, ora in pensione, presso l’Ospedale “G. Da Procida” del capoluogo. Ha coltivato da sempre l’interesse per tematiche storico - mediche, pubblicando numerose disamine su riviste mediche letterarie. La presenza a Salerno, dove vive da tempo, lo ha spinto tra l’altro ad approfondire alcuni aspetti relativi alla storia della celebre Scuola ippocratica con riflessioni e ricerche conseguite in periodici culturali ed esposte in Convegni Scientifici. Relative a questo settore due sue monografie: La patologia respiratoria nel dottrinario della Scuola Medica di Salerno e istruzioni per il medico, un manoscritto salernitano del XII secolo, pubblicato a cura del Centro studi e documentazione della Scuola Medica Salernitana. Giuseppe Lauriello scrive da sempre anche eccellenti poesie che appaiono su autorevoli periodici e antologie letterarie.
 
Maria Serritiello
 
 

Addio al Diabolik di Made in Sud

 
 
Fonte: Facebook

Tieni per te le tue paure ma condividi con gli altri il tuo coraggio" (R.L Stevenson). In questi mesi, quando ci avete chiesto il perché del cambiamento di Ma...x, non vi abbiamo mai risposto per sua volontà, perché un guerriero preferisce lottare fino alla fine piuttosto che essere compatito. E Massimo, regalandoci un sorriso fino all'ultimo istante, è stato più che un guerriero. Ciao Massimo, non uscirai mai di scena: Il nostro cuore sarà per sempre il tuo palcoscenico. Riposa in pace. Con infinito amore la tua famiglia di Tunnel e Made in Sud ❤️






 

venerdì 6 maggio 2016

Oggi Irno Center ieri deposito della Sita.Cambia Salerno...



Fonte :Facebook
 
Inaugurato l’Irno Center realizzato nell’area dell’ex deposito Sita in via Irno: un intervento di riqualificazione urbana particolarmente pregevole che ha permesso di realizzare, grazie ad un'esemplare collaborazione tra Comune di Salerno e l’investitore privato Tre Emme, una nuova piazza con panchine, verde attrezzato di settemila metri quadrati ed un impianto di pubblica illuminazione artistica; 70 posti auto pubblici su due livelli sotterranei; una palazzina direzionale co...n 83 uffici; 1 supermercato e 6 esercizi commerciali; 270 box auto privati. Nel corso dei lavori sono emersi i resti di un’antica strada e di un acquedotto d’epoca etrusco-romana. Sotto lo stretto controllo della competente Soprintendenza, tali resti archeologici sono stati preservati ed adesso sono visibili in un angolo estremamente suggestivo dell’Irno Center impreziosito anche da una pittura di Pietro Lista.
La trasformazione urbana ha generato, così, un’economia virtuosa favorendo investimenti, lavoro e sviluppo. Migliorano le condizioni di vita e l’attrazione di una zona prima fortemente congestionata a causa del rimessaggio dei bus e dei conseguenti problemi d’inquinamento acustico ed ambientale. Si creano parcheggi ed un nuovo luogo di aggregazione sociale e culturale per il quartiere.
Questa sera è in programma anche uno spettacolo in piazza per festeggiare l’apertura dell’Irno Center. La partecipazione allo spettacolo è libera e gratuita.
 
 

Difendiamo la"B",ragazzi, Salerno lo merita





 
 
 
Fonte: F.B
 
In occasione della gara di sabato Salernitana-Modena, al fine di offrire un servizio supplementare ai tifosi granata, il Comune di Salerno in collaborazione con il CSTP ed il corpo di Polizia municipale ha predisposto il servizio navetta. 9 bus collegheranno Piazza della Concordia allo stadio Arechi dalle ore 12.30 alle 14.50 con partenze ogni 5 minuti. Stessi intervalli (5 minuti) anche per il ritorno con partenze dalle ore 17.10 alle 18.15. Gli itinerari saranno:
ANDATA - ...
Piazza della Concordia (carico passeggeri) - Lungomare Tafuri - Leucosia - V. Generale Clark - Via Allende - Marina d'Arechi (scarico passeggeri).
RITORNO - Marina d'Arechi (carico passeggeri) - via Allende - Via R. Wenner - Tangenziale Salerno - Uscita Sala Abbagnano - via degli Eucalipti -Via Grifone - via Luigi Guercio - via Vinciprova - P.zza della Concordia (scarico passeggeri)
 
 
 

mercoledì 4 maggio 2016

“A testa Sutta” è uno dei due spettacoli fuori concorso per la chiusura dell’ottava Edizione del Festival Teatro XS, città di Salerno, interpretato da Giovanni Carta della compagnia “Accura” di Marsala


Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
A testa Sutta” è uno dei due spettacoli fuori concorso per la chiusura dell’ottava Edizione del Festival Teatro XS, città di Salerno, interpretato da Giovanni Carta della compagnia “Accura” di Marsala
 “A testa Sutta", ovvero la violenza dei maltrattamenti familiari, che trovano una propria anticipazione nella durezza della parola "sutta", comparendo nel titolo e nel prosieguo del pezzo, per riferirsi ad una giocosa posizione del "bionno”, dagli occhi azzurri, nato di sette mesi.
Quella familiare è la più pericolosa delle violenze, perché inflitta da chi, per genetica e ruolo, dovrebbe proteggere, anziché vessare Ma tant'è, la condizione di "diverso" innesca meccanismi mentali incomprensibili, che spesso determinano il passaggio all'atto fisico, proprio di chi non dovrebbe fare altro che accudire ed amare con tutto se stesso.
Violenza, che quasi sempre trova nell' adolescenza un humus mentale, particolarmente fertile, fino a determinare comportamenti ad alto rischio per sé e per le persone che girano loro intorno. Una tragedia, per certi versi annunciata, l’adolescenza di “Bionno”, ma che tuttavia ancora ha forza di sorprendere e commuovere nella sua ineluttabilità.
Violenza, che parte da molto lontano e tuttavia trova nella complicità del cugino "cui capiddi nivuri e l'uocchie nivuri", una modalità di essere, per cui i due vivono una loro amicizia, incompresa dai più e che costerà alla fine la morte di entrambi.
Violenza, quasi ovvia e senza scampo, per il giovane adolescente che si ritrova ad essere poco meno di un albino, con occhi azzurri, in una famiglia caratterizzata da archetipiche connotazioni cromatiche opposte e per le quali il padre, quasi non lo riconosce come figlio. Da altri è guardato con diffidenza e dagli amici non è considerato, quasi fosse colpevole di esserci e di voler continuare ad esserci, nonostante il disamore di tutti.
Il monologo che Giovanni Carta interpreta, con una intensità recitativa da brividi è la terza opera di Luana Rondinelli, giovane autrice siciliana, quasi uno scricciolo, ma già rodata e pronta per spiccare il volo come capace drammaturga. Mite e sicura, essa stessa attrice, testimonia una forza e una determinazione quasi inimmaginabili.  Su di un palco spoglio, sfondo nero e la presenza di una cassa, di quelle di un tempo, che servivano a conservare il corredo e che di volta in volta sarà, utilizzata, dall'attore, come sedia, panca, podio, si snoda il dramma. In scena la cassapanca conferma la voglia del "diverso", di dire la sua, con le parole scarne, timidamente e tanta ingenuità, “Curre curre cuscine”, canta più volte, da non confondere con la stupidità. “Bionno”, infatti, ha l’innocenza delle anime, fatta di purezza atavica, quella ancora non corrosa dalla malizia.
Con una energia fisica incredibile Giovanni Carta presta la voce e i gesti ai due cugini, ma anche a tutti i membri della parentela, riuscendo a caratterizzare la personalità di ognuno. Il padre, scorbutico e violento, la madre, patetica e semplice, la zia, anonima, il “cucine”, bello e forte, e “bionno” lo sfortunato della famiglia. Alla ricerca di una sua identità, “Bionno”, teso a giocare, una volta tanto, come le regole violente del quartiere imponevano e cioè con una pistola, al grido di chi” trovo, trovo” se la punta alla tempia e pone fine all’ odiata esistenza di "figghiu" mai accettato, come ribadisce la scritta sulla maglietta sdrucita che indossa. Il gioco del nascondersi, cantilenato dalla sua voce, una sorta di mantra, durante la rappresentazione “uno, due, tre, quattro, cinque”… è finito e la tragedia è così  conclusa.
Un delicato gioco di luci e di brani musicali, ora dolci, ora duri ed ora elegiaci, hanno reso il monologo di una bellezza stupefacente, soprattutto per il nobile dialetto, il siciliano, con cui è stato recitato.
 A Giovanni Carta, vero mattatore della scena, a lui va anche l’impeccabile a regia, i prolungati e   meritevoli applausi.
 
Maria Serritiello
 
 

martedì 3 maggio 2016

Cara Zaha Adid, Salerno ti amerà per sempre

 
Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
pubblicato il 28 Aprile 2016
Ci sono esseri che, più di altri, consentono ai loro simili di intuire l'eterno, di vivere quell’ emozione che possono dare i sogni, quando l’animo è predisposto, in modo assoluto, a fruire di eternità, di spiritualità e di bellezza allo stato puro. Si resta incantati dell'ardire umano, consapevoli, comunque, che si tratta di audacia applicata a geometrie pure, eccezionali e fantastiche, godibili e piacevoli e sebbene umane, sfiorano il materico e l’aereo allo stesso tempo. Uno di questi esseri particolari è stata Zaha Adid, 31 ottobre 1950, Baghdad, Iraq, 31 marzo 2016, Miami, Florida, Stati Uniti, l’architetto donna più famosa nel mondo.
Il 25 aprile a Salerno per l’inaugurazione della stazione marittima, ultima sua opera, la sensazione di partecipare ad una scintilla di creato, si è provata.  La vista che si spalanca, al di là delle vetrate e che abbracciano ogni parte della struttura, è spettacolare. Ed eccola la stazione marittima di Salerno, un carapace vetroso che copre la sua forma, una tartaruga marina che di volta in volta si fa ostrica in perlustrazione o delfino curioso sul paesaggio, sicché il pensiero spontaneamente vola tra i flutti e va alle remote spiagge o alle ardite roccaforti dei monti circostanti o ancora alla ricerca di equilibri lontani, di colorati paesaggi luccicanti delle luminose costiere. E si giustificano i voli degli uccelli e il cuore fa pace con il mondo mentre la mente si estranea dal corpo e vive altrove, nei monti boscosi o nelle marine d'argento coperte. Come ha fatto Zaha a pensare tutto questo? Pura professionalità o poesia architettonica? Anche, ma ha dato corpo e sostanza ad un sogno che personalità forte ha consentito lo realizzasse. Non l'ha visto compiuto il suo gioiello, dinanzi ad una città in un sano delirio e non credo le manchi questo giorno inaugurale, l’opera se l’è portata con sé, dopo averla immaginata in ogni suo dettaglio con la precisione del genio. E non dovesse essere così la vedrà, come può e come sa. Grazie Zaha!
Maria Serritiello