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martedì 7 aprile 2015

Riso Amaro al Ridotto di Salerno con la comicità di Luca Klobas



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di Maria Serritiello
del 24 Febbraio 2015

Alto, bella presenza, gilet sulla camicia, con in mano una bottiglia nella quale s'intravede un fondo di birra e preceduto da musica, quella fracassona di Goran Bregovic, per entrare subito nello stereotipo dello straniero dell'est, attacca a parlare e lo fa storpiando le parole ed accentandole in maniera scorretta. Ciò che dice l'accompagna, con espressività credibile e per più di un'ora sciorina molti dei difetti degli italiani. Lui è Luca Klobas, presente al "Ridotto" di Salerno, per 2 sere di spettacolo, il 21 ed il 22 scorso. Come molti comici di nuova generazione, si è fatto conoscere al grande pubblico partecipando a Zelig, con il personaggio di nome Ratko, ma è da trent'anni che fa teatro. Veneziano di nascita, vive a Milano per seguire la sua carriera, è la sua prima volta a Salerno, gli piace ritrova il mare, si scrive i testi da solo e si augura che una sua sit comedy sia accettata in Rai. Il suo spettacolo è tutto incentrato su come ci recepiscono gli stranieri, naturalmente accentuando e ridicolizzando il tutto. Un quadro poco edificante di noi italiani, ma del resto è così, sicché, più che ridere e se lo si fa è un riso amaro, è riflessione, è presa di coscienza. Pur apprezzando il modo garbato e la signorilità della sua comicità, si ride con riserva, perché si comprende che è la realtà di tutti i giorni. Umorismo catartico il suo, che fa bene al pensiero, una sorta di "castigat ridendo mores", Catone insegna, e magari lo fosse. Se i difetti vengono messi in fila, ricordati e ripresi dallo humour una qualche traccia dovrà lasciare ed è ciò che si augura l'acuto Klobas. Lui un novello Arlecchino, la nascita glielo consente e così il personaggio creato, è servo sì, ma con l'arguzia della battuta, con l'acume di chi non ha ricchezza ma non è privo di cervello. Gli stereotipi su cui fonda il suo spettacolo sono quelli del parlare comune, ma hanno presa immediata e distinguono il pubblico, anzi lo dividono tra quelli che accettano i preconcetti e quelli che li rifiutano. Riso amaro, sì, ed ecco alcuni esempi "L'Italia mi ha dato cittadinanza e un passaporto ma che dico, cinque o sei/ mi ha dato una casa, solo camera e cucina perché non ho il permesso del soggiorno/ venite in Italia per rubare il lavoro. Perché mi dici queste cattiverie, ma ti pare che con tutto ciò che posso rubare vengo a rubare il lavoro?". I testi che Luca Klobas imbastisce sono di precisa osservazione, una buona scuola alle spalle, sia come attore che autore, mai banale e con il piacevole retrogusto del veneziano doc. Cadenza musicale il suo parlare al di là della finzione straniera di Ratko, al Ridotto di Salerno, che per due sere si è riso all'ombra della "Serenissima" ed è stato elegantemente piacevole.

Maria Serritiello
 

Comicità al femminile al Ridotto di Salerno con Cinzia Marseglia




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di Maria Serritiello
del


Che fosse un'artista completa lo si intuisce da subito, poi la conferma arriva appena si ha modo di parlarle. Personale elegante, capelli ingrigiti ad arte, occhi vivissimi su di un ovale addolcito da un melanconico sorriso, così si presenta Cinzia Marseglia, per due sere consecutive, all'incontro con il Ridotto di Salerno, unica donna nella programmazione del 2014-2015 e direttamente da Zelig con lo spettacolo "Una donna tuttadunpezzo". Nel piccolo teatro del Ridotto, Cinzia si è trovata a suo agio, ha divertito per quasi due ore, ammiccando, provocando ma sempre di gusto il pubblico che le ha tenuto bordone. Uno spettacolo il suo, raffinato, corposo, allegro, pieno di comunicativa, ma, a volte, anche umanamente dolente. Ha vari registri nella voce, Cinzia, sì, perché prima che comica, poi si saprà involontariamente, è attrice di teatro, dizione perfetta, presenza scenica e capacità interpretativa. Il suo monologo, un condensato di vita vissuta o presunta, il dubbio regge bene la scena, è qualcosa che appartiene un po' a tutti, fosse solo per l'età, eh sì che come si faceva il letto una volta, non è conoscenza dei giovani. Ciò che dice e come lo dice, rende l'assolo, elegante, originale, intelligente, porto con la grazia e fine comicità, già appartenuta a "Signore" del teatro quali: Franca Valeri, Bice Valori, Anna Marchesini ed Ave Ninchi, donne che al teatro hanno reso arte particolare, come e più degli uomini. Cinzia Marseglia è nel loro segno, sulla loro scia e con gran classe. I suoi sketch sono dei piccoli capolavori di osservazione del reale, che scrive lei stessa, in collaborazione con Giovanna Donini. Comicità sagace, fine, mai volgare, sia pure con qualche parola forte. L'essere attrice comica, in un settore quasi esclusivamente degli uomini, la rende particolare e la sua comicità ci è parsa valere di più.
 
Maria Serritiello
 
 
 
 

L’Arte della Commedia di Eduardo rappresentata al Teatro Genovesi di Salerno

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di Maria Serritiello
del 16 febbraio 2015

L'uomo che fa l'attore svolge un'attività utile al paese? In questa battuta pronunciata da Oreste Campese, personaggio principale de "L'Arte della commedia" di Eduardo De Filippo, si scorge l'impianto del lavoro teatrale ridotto ed adattato da Felice Avella, della Compagnia dell'Eclissi, andato in scena al Teatro Genovesi di Salerno.
L'Arte della Commedia, un testo poco conosciuto, scritto da Eduardo nel 1964, fa parte della raccolta della "Cantata dei giorni dispari" e si compone di due tempi più un prologo che Felice Avella ha ridotto ad un solo tempo, senza interruzione, di un 'ora mezza in tutto.
Il fatto teatrale si aggira sulla perdita della struttura mobile, entro la quale ogni sera, di paese in paese, Oreste Campese, capocomico, recita assieme alla sua compagnia. L'incendio, sviluppatosi velocemente, gli distrugge ogni cosa, tranne la cassa dei trucchi e dei costumi. Nel paese, non bene identificato, Oreste, che sente la responsabilità del destino della sua compagnia, bussa alla porta del Prefetto, che manco a farlo apposta, si è insediato la sera prima, per cui non conosce ancora gli usi e i personaggi del luogo. Tra i due si sviluppa un dialogo serrato, intorno alla condizione dell'attore, dell'importanza che riveste nel sociale e il ruolo del teatro, trascurato dallo Stato. Inevitabilmente la discussione degenera, tanto che il prefetto De Caro caccia in malo modo Campese. Quest'ultimo offeso nella sua dignità di uomo, velatamente gli inculca il sospetto che quelli che riceverà dopo di lui potrebbero essere questuanti ma anche attori della sua compagnia, senza che lui ne riconosca la differenza.
Ed eccoli ad uno ad uno i personaggi avvicendarsi in scena, con il loro carico di umanità, con i loro desideri, con le loro richieste al limite dell'assurdo, ma tant'è, essi potrebbero essere veri, ma anche l'opposto. Di sapore Pirandelliano, il dubbio s'insinua e vi resta fino alla fine, redendo nobile il teatro e il teatrante se la realtà è simile alla finzione e se la finzione è uguale alla realtà. Un lavoro, questo di Eduardo, meno rappresentato e di non di facile approccio, ma per il Maestro, il teatro è stato vita e lui gli ha voluto dedicare due tempi ed un prologo in cui si potesse percepirne la grandezza. I testi che il dimesso Oreste Campese rappresenta con la sua compagnia dei guitti sono dei classici, che fanno storcere il naso agli intellettuali con la loro criptica, a volte sperimentazione, trascurando che la conoscenza dei lavori classici non è così scontata. Il teatro è educazione e formazione delle masse ed Oreste Campesi lo fa presente al prefetto De Caro, tirando in ballo l'età di Pericle. Un nobile panegirico intorno all'ars teatrandi, un manifesto della poetica drammaturgica di Eduardo, un pezzo di denuncia contro la censura borghese che ipocritamente adultera la verità.
Splendida l'intuizione di Felice Avella, che nel ridurre il testo, sfrondando il ponderoso lavoro, ne ha permesso la fruizione agevole ed immediata. Lui stesso, attore di consumata esperienza, ha dato una dosata versione interpretativa del personaggio chiave, laddove si poteva prendere la mano e gigioneggiare Eduardo. Tutti i personaggi, per cui gli attori della commedia, sono stati di una bravura eccezionale, un team compatto, nessuna sbavatura, nessuno fuori posto, un equilibrio perfetto, una caratterizzazione speciale, che va da Leandro Cioffi, impettito segretario di prefettura, ad Ernesto Fava, un prefetto a cui piace essere magnanimo purché non sia contraddetto, da Anna Maria Fusco Girard, la tipica maestra elementare, estensivamente materna verso i propri allievi ad Andrea Iannone a suo agio sia che ricopra il ruolo del piantone, che quello del farmacista, in scena appena in tempo per morire. E poi un calibrato Geppino Gentile, nei toni e nella gestualità, come l'essere sanguigno e sovrastante per la mole, per arrivare ad Enzo Tota, Quinto Bassetti, medico, un capolavoro d'interpretazione e personificazione. Nessuno potrà dimenticare il nevrotico dottore tant'è stato lo sforzo interpretativo, al limite della caricatura, tutto scatti e tic ma così andava interpretato perché del personaggio non si perdesse nulla. Un virtuosismo recitativo, quello di Enzo Tota, encomiabile tanto più abituati come si è nel vederlo essere interprete privilegiato di Pirandello. Interessante è stata la scenografia del giovane Luca Capogrosso che ha riunito i momenti della commedia in un'unica immagine, riproducente una gigantografia di teatro ottocentesco, poltrone rosse e candelabri dorati, a fare da sfondo, ma anche i particolari come le sedie retrò dello studio prefettizio, che hanno contribuito all'atmosfera di precisione del lavoro. Brava come sempre Angela Guerra nello scegliere a puntino che cosa fare indossare ai componenti della commedia. Il merito del lavoro va sì dato agli attori ma diviso equamente con Marcello Andria l'accurato regista che, ogni volta, consegna agli spettatori lavori emozionali e non consueti, come questo pezzo di Eduardo, per celebrare i trent'anni della sua morte.

Maria Serritiello
 
 
 
 

A Salerno nella chiesa di Sant'Apollonia per la settima volta" Popolo e Tammuriata"

di Maria Serritiello
del 12 febbraio 2015
 
 
Si è conclusa, nella chiesa di Sant'Apollonia di Salerno, la VII edizione di "Popolo e Tammurriata", iniziata il 6 febbraio scorso. Una tre giorni dove il canto, il ballo e la musica emessa da tammorre, castagnette, fisarmonica, zampogna e ciaramelle hanno rallegrato il numeroso pubblico accorso, nonostante l'inclemenza del tempo. Un programma, fitto di appuntamenti e ricco di presenze, le più autorevoli come: Biagino De Prisco, 'O Lione, Carmine Falanga, Maurizio Cuzzocrea, la Paranza dei Centro, Vincenzo Romano, Franco Izzi. La manifestazione, interamente auto sostenuta è stata curata da Antonio Giordano, presidente dell'Associazione Daltrocanto e virtuoso artista della zampogna. All'edizione di "Popolo e Tammurriata" ha partecipato con entusiasmo Franco Izzi, molisano di nascita, che con passione, porta avanti l'arte degli zampognari di Scapoli, sia suonando che costruendo strumenti. La terza delle tre serate è stata tutta dedicata allo stare insieme, ballando e gustando cibo in armonia. Il ballo di Popolo e Tammurriata, simile ad una fiesta, è appaso in tutta la sua frenesia, con castagnette colorate e tammorre galeotte che hanno squassato l'aria e i sogni del corpo. Colori pulsanti e battiti ancestrali fino al prossimo anno, all'ottava edizione.
 
Maria Serritiello
 
 
 

Milo Manara a Palazzo Fruscione di Salerno in mostra con “Mulieres”

 
 
di Maria Serritiello
dell'11 febbraio 2015
 
A Palazzo Fruscione di Salerno, che poggia parzialmente sui resti di un complesso termale di epoca imperiale, sito nella parte antica della città, fino al primo marzo, è in esposizione Milo Manara, con 100 immagini, schizzi e disegni autografi.
Maurilio Manara, detto Milo, è un fumettista italiano tra i più noti, conosciuto dagli appassionati e non, per la morbida sensualità impressa alle sue donne. Le belle pin-hups, infatti, con capelli ondulati forme abbondanti, mai una ruga, da lui tracciate rigorosamente a mano, come anche il colore, tappezzano le pareti dell'antica dimora, restituita da poco alla città da un bell'intervento di ristrutturazione. Tre piani per tre sezioni: fumetto, illustrazioni ed erotismo ma anche due riflettori accesi sul cinema e sulla musica, il primo, curato dal Festival Linea d'Ombra, per trattare l'amicizia e la collaborazione di Manara con Federico Fellini, il secondo su Mozart per aver il Maestro, disegnato il "Don Giovanni a fumetti.
"Mulieres" è il titolo della mostra, organizzata da "Salerno Comicon" per i 70 anni del Maestro, il quale ha voluto donare, alla città di Salerno, un inedito disegno che ritrae la prima donna medico dell'undicesimo secolo della Scuola Medica Salernitana, Trotula de Ruggiero.
 
Maria Serritiello
 
 

Nove disegni dell’artista salernitano Enzo Lauria in memoria del giovane Staiano



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di Maria Serritiello
dell'8 Febbraio 2015

L'associazione culturale no profit "Scriptorium" di Salerno, presidente Luciana Mauro, nei giorni scorsi, tra gli eventi in programma che proseguiranno nei mesi successivi, ha proposto ai soci una serata particolarmente toccante, tenutasi alla pizzeria "L'Archetto", nel cuore della vecchia città. Protagonista della serata è stato l'artista salernitano, tra i più noti, Enzo Lauria, che ha voluto dedicare nove suoi simpatici fumetti, ispirati alla pizza, "Pizza a tratto" infatti è stato il titolo della raccolta, a Luigi Staiano, scomparso in maniera tragica nel 2003, adorato figlio dei gestori della pizzeria "L'Archetto" nonchè alunno dello stesso Lauria. Il giovane, pochi giorni prima dell'esame di stato e più di dieci anni fa, in una notte d'estate, a Brignano, mentre stava dipingendo un suo splendido murales, fu travolto ed ucciso da un veicolo con alla guida un ubriaco. Il professore Lauria non ha dimenticato il talento del suo allievo e gli ha voluto dedicare i disegni della serata, riproducendo in essi il volto del papà, molto caratteristico e spesso utilizzato dal talentuoso figlio, nei suoi tanti fumetti. Grande la commozione dei genitori del giovane, che hanno apprezzato il gesto affettuoso del professore del loro figlio e gradito il tour grafico sui vari gusti della pizza che il noto fumettista, tra l'altro attivo collaboratore dell'associazione Scriptorium, ha interpretato alla sua maniera.
Maria Serritiello
 
 

Al Bohème caffè di Salerno verrà presentato il noir “Nell’ultimo respiro” di Manuel Mascolo

 
 
 
 
 
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di Maria Serritiello

Sarà presentato l'8 febbraio, al Bohème caffè Letterario di Salerno, il noir di Manuel Mascolo, dal titolo "Nell'ultimo respiro". L'incontro avverrà in modo informale, com' è nello stile dell'autore e prevalentemente con un folto numero di ragazzi che seguono con interesse le storie del loro amico. Manuel, infatti, è giovane, prestante, un metro e ottanta di altezza, con al suo attivo buone attività artistiche, come televisione, teatro, cinema, cabaret, conosciutissimo il duo di cui fa parte "I Malgrado tutto", senza tralasciare gli studi, la chitarre e lo sport. Trova, e non si sa come, anche il tempo per scrivere, ne sforna quasi uno all'anno, nel 2012 "Salernoir", nel 2013 Salernoir Ladro d'amore. Salernoir Nell'ultimo respiro è anch'esso del 2013 e racconta la storia di un serial killer che concedeva alle vittime di chiedere perdono nell'ultimo respiro di vita e a pensare che lui ...Ma non riveliamo nulla, gli appassionati lettori di gialli, sono bravissimi a sgamare tutto ciò che porta sulle tracce dell'assassino. Molta curiosità e molta attesa intorno alla figura dell'ispettore Bracco ma anche intorno alla vicenda tutta.
La storia è intrigante e mantiene il ritmo dei film d'azione. Interessanti alcuni spunti (l'investigatore), l'umanità dell'ispettore Bracco, la Salerno sfiorata ma non protagonista, la facilità con la quale si lascia leggere e la filmibilita' del testo, tutto immagine e poco intimismo. Il noir di Mascolo funziona e riuscirà ad ammaliare anche stavolta gli appassionati che lo seguono e che archiviano subito la storia per averne altre a disposizione ed allora, forza Mascolo, il pubblico già pensa al prossimo.

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