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lunedì 31 marzo 2014

L'Assenza di Pablo Neruda



L'assenza

Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
da svegliare la furia del pallido e del freddo
da sud a sud solleva i tuoi occhi indelebili
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
Non voglio che vacillino il tuo riso e i tuoi passi
non voglio che muoia la mia eredità di gioia
non chiamare il mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.
E' una casa tanto grande l'assenza
che ci entrerai attraverso le pareti
e appenderai i quadri là nell'aria.
E' una casa tanto trasparente l'assenza
che senza vita io ti vedrò vivere
e se tu soffri, amore, morirò di nuovo.

Pablo Neruda




Pablo Neruda

Caro Dio dal 5 al 20 aprile al Teatro del Giullare di Salerno







Dal 5 al 20 aprile 2014 (i sabati alle ore 21, le domeniche alle ore 18:30)
al Teatro del Giullare

"CARO DIO"

atto unico di G. Castellano.

Regia di ANGELO RUOCCO.


Luci e musiche di Virna Prescenzo.


Ecoscenografie di Olga Marciano e Giuseppe Gorga.


Note di regia

La Sacra Bibbia è sicuramente la più grande storia mai raccontata. Colpisce tutti, credenti e non, chi per un motivo, chi per un altro. Ma per chi vive la situazione “borderline”, diventa addirittura affascinante. Partendo dal presupposto che questo sacro testo sia stato scritto da uomini (certo, ci dicono “ispirati” nel trascrivere ciò che Dio voleva far sapere agli esseri umani), viene spontaneo chiedersi se, in alcuni momenti, l’essere umano non abbia avuto la meglio sul sovrannaturale lasciandosi andare ad un “pizzico” di favolistico. L’uomo è di per sé fallace, e quindi, qualche piccolo errore, potrebbe averlo fatto, soprattutto partendo dal presupposto che difficilmente la bozza sia stata inviata alla fonte d’ispirazione per i dovuti correttivi. Inoltre gli altri esseri umani, non quelli ispirati, ma la massa, sono dotati di ragione, e spesso la ragione genera dubbi. Esporli è sinonimo di intelligenza: chiedere perché, andare a fondo alle cose senza accettarle tacitamente come dogmi acquisiti non svilisce l’uomo, anzi, lo rafforza. E sfogliando la Sacra Bibbia, quante domande sono comparse nella mente della gente? Pochi hanno avuto il coraggio di esporle, e spesso questo gettito di sincerità non è stato apprezzato. Per questo c’è molta ammirazione nei confronti dell’autrice del testo “Caro Dio”, Giovanna Castellano, che ha con grande capacità dialettica messo in fila la serie di domande che in tanti si pongono senza avere il coraggio di uscire allo scoperto. Nell'allestimento teatrale tanti di questi “perché?” saranno affrontati: a volte con ironia, a volte con crudezza, ma mai in maniera dissacratoria o blasfema. Un piccolo viaggio attraverso la Sacra Bibbia che, però, come è giusto che sia, apre le porte alla speranza.

Cast:
CINZIA UGATTI
MATTEO AMATURO

Ingresso: 10 euro
Info: 334.7686331 | 089.220261 | compagniadelgiullare@hotmail.it



domenica 30 marzo 2014

La città di Potenza dice addio a Nanni Tamma nel Teatro Comunale Francesco Stabile

Foto Nanni Tamma
Fonti varie per le notizie biografiche



di Maria Serritiello

Alle ore  11,00,  Potenza saluta il suo grande vecchio del Teatro, della Rai e del  Cinema italiano, nel luogo che più gli compete, il Teatro Comunale Francesco Stabile. Sarà un lungo applauso ad accoglierlo e a stringere con affetto i suoi familiari. Un omaggio commovente e tenero per chi ha speso la  vita tutta per la nobile arte del palcoscenico. Una carriera, la sua, ricca di soddisfazioni che, dopo un lungo apprendistato sui palcoscenici ed in programmi radiofonici, esordì sul grande schermo nel 1990 con "In viaggio con Alberto" di Arthur Joffé. Tra i suoi ruoli più noti  è da ricordare quello del padre di Giovannino, nel film di  Carlo Verdone  «Viaggio di Nozze».

Nato a Bari nel 1924, Tamma era molto conosciuto in Basilicata anche per essere stato una delle «voci» radiofoniche più famose della Rai. Tra i suoi ultimi lavori da attore, anche la partecipazione alla fiction tv «Il Giudice Mastrangelo». 

Nel Teatro Francesco Stabile,  la cui edificazione prese inizio nel 1856,  simile per struttura e per apparato decorativo al Teatro San Carlo di Napoli, Nanni Tamma sarà per l'ultima volta il grande interprete di se stesso e sarà contento di essersene andato lasciando dietro di sè tanto amore. 

"Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria, puntati nei nostri pieni di lacrime" 
( Sant'Agostino)

Ecco ogni volta che ci mancherai, Nanni, basterà sfogliare l'album dei ricordi passati con la tua famiglia, nella casa piena di te, con la dolcissima moglie accanto, con Nicola che di te era certo e con Alex, l'ultimo arrivato ma già fedele e pieno di amore, proprio come solo i cani sanno fare. C'è una tua espressione dal film "Viaggio di nozze " che mi è restata impressa ed è questa:" Famme sta cu te". Si,  Nanni , ti terremo, ti terremo, puoi starne certo.

Ed ora il tuo ultimo lungo applauso, eccolo....
Maria Serritiello


BIOGRAFIA

Nanni Tamma (Bari, 9 giugno 1924-Potenza, 29 marzo 2014) è un attore italiano.


Attore professionista di teatro, dopo un lungo apprendistato sui palcoscenici ed in programmi radiofonici (partecipava alla realizzazione del mitico programma radiofonico "La Caravella" della Sede Regionale delle Puglie e della Lucania - anche detta brevemente Radio Bari - negli anni 50-60), esordì sul grande schermo nel 1990 con In viaggio con Alberto di Aldo Giuffrè. In seguito riapparve in una decina di pellicole, tuttavia il ruolo a cui è tuttora indissolubilmente legato, resta quello del padre di Carlo Verdone in Viaggi di nozze, diretto da Verdone stesso nel 1995.



Nanni Tamma è impegnato da oltre 40 anni in Basilicata dove ha operato
principalmente nel settore teatrale. Personaggio amabile, dal facile approccio, ha maturato una vasta e variegata esperienza per tanti anni presso la Rai.


Indimenticabili le prestazioni radiofoniche e televisive da lui offerte in tanti anni di attività culturale. Ricordiamo, in particolare, la riuscita trasmissione “Il Lucaniere”, un appuntamento domenicale questo, imperniato sulle diverse tematiche cittadine, affrontate con garbata ironia, finalizzate alla risoluzione dei diversi problemi di carattere cittadino.



E' residente a Potenza da oltre 40 anni e inizia la sua carriera artistica nel1941 in veste di comico, autore e coreografo con compagnie di avanspettacolo e rivista. Nel corso degli anni ha cambiato genere passando dalla rivista (con De Vico, Alfredo Rizzo, Elena Giusti, Anna Campori, Mario Carotenuto )al teatro di prosa, interpretando ruoli di primo attore nelle opere di De Filippo,Pirandello, Dario Fo.



Dopo quattordici anni di teatro collabora con la Rai come annunciatore, regista, autore, attore e programmista, realizzando numerosissimi programmi radio - televisivi.



Dopo essere stato in Rai per trent’anni, dove ha sviluppato una carriera fino a dirigente e Capo Struttura nella sede regionale per la Basilicata, ha ripreso a lavorare come attore e regista al cinema, in televisione ed in teatro.



Queste le produzioni cui ha partecipato nel Cinema:



“Viaggio con Alberto” di A. Giuffrè con Sergio Castellitto, Nino Manfredi e Jeanne Moreau (girato in Francia).



“Nel continente nero” di M. Risi con Diego Abatantuono (girato in Kenya)



“Dall’ altra parte del mondo” di A. Catinari, vincitore del premio De Sica nel 1992



“Viaggi di nozze” di e con Carlo Verdone, nel ruolo del padre interprete



“Giovani e belli” per la regia di Dino Risi



"I magi randagi” di Sergio Citti con Silvio Orlando, Gastone Moschin



“Del perduto amore” di Michele Placido con G. Mezzogiorno, F. Bentivoglio, E. Loverso, S. Rubini.




Televisione.In “Patto con la morte”,per la regia di G. Lepre, con Abatantuono, ha avuto il ruolo di un mafioso; programmato su Rai 2.



“Bellavita” di L. Pirandello, con la regia e l’interpretazione dello stesso Tamma, prodotto da Rai 3, programmato e replicato in rete nazionale. Primo premio al Festival del cinema di Salerno.




“Prima notte”, tratto da una novella di L. Pirandello, sceneggiatura, interpretazione e direzione dello stesso Tamma; prodotto da Rai 3 è stato programmato in rete nazionale.




“Le lettere dell’altro”. Commedia brillante ,interpretata e diretta da Nanni Tamma e prodotta da Rai 3.



“Il diavolo e l’ Acquasanta” di E. Oldoini.



Radio: ha realizzato come autore, regista e interprete, con attori quali Ivo Garrani, Regina Bianchi, Ida di Benedetto, Marina Malfatti e tanti altri ancora, migliaia di produzioni radiofoniche di tutti i generi (prosa, rivista, dirette di spettacoli) per Radio Uno ed altre reti.



È apparso ancora nel 2007 nella serie televisiva Il giudice Mastrangelo, di Salvatore Basile.



Filmografia ragionata



Il giudice Mastrangelo - (2007) - 1 episodio;
Le ragazze di Miss Italia - (2002);
C'era un cinese in coma - (2000);
Don Matteo - (2001) - 1 episodio;
I magi randagi - (1996);
Giovani e belli - (1996) - il vecchietto;
Viaggi di nozze - (1995) - il padre di Giovannino;
Nel continente nero - (1993) - il professore;
Dall'altra parte del mondo - (1992);
In viaggio con Alberto - (1990) - il nonno




sabato 29 marzo 2014

Ciao Nanni Tamma, il papà filmico di Carlo Verdone





E se n'è andato anche Nanni Tamma...


Nanni Tamma (Bari, 9 giugno 1924-Potenza, 29 marzo2014) è un attore italiano.

Attore professionista di teatro, dopo un lungo apprendistato sui palcoscenici ed in programmi radiofonici (partecipava alla realizzazione del mitico programma radiofonico "La Caravella" della Sede Regionale delle Puglie e della Lucania - anche detta brevemente Radio Bari - negli anni 50-60), esordì sul grande schermo nel 1990 con In viaggio con Alberto di Aldo Giuffrè. In seguito riapparve in una decina di pellicole, tuttavia il ruolo a cui è tuttora indissolubilmente legato, resta quello del padre di Carlo Verdone in Viaggi di nozze, diretto da Verdone stesso nel 1995.

Nanni Tamma è impegnato da oltre 40 anni in Basilicata dove ha operato
principalmente nel settore teatrale. Personaggio amabile, dal facile approccio, ha maturato una vasta e variegata esperienza per tanti anni presso la Rai.


Indimenticab
ili le prestazioni radiofoniche e televisive da lui offerte in tanti anni di attività culturale. Ricordiamo, in particolare, la riuscita trasmissione “Il Lucaniere”, un appuntamento domenicale questo, imperniato sulle diverse tematiche cittadine, affrontate con garbata ironia, finalizzate alla risoluzione dei diversi problemi di carattere cittadino.

E' residente a Potenza da oltre 40 anni e inizia la sua carriera artistica nel 1941 in veste di comico, autore e coreografo con compagnie di avanspettacolo e rivista. Nel corso degli anni ha cambiato genere passando dalla rivista (con De Vico, Alfredo Rizzo, Elena Giusti, Anna Campori, Mario Carotenuto )al teatro di prosa, interpretando ruoli di primo attore nelle opere di De Filippo,Pirandello, Dario Fo.

Dopo quattordici anni di teatro collabora con la Rai come annunciatore, regista, autore, attore e programmista, realizzando numerosissimi programmi radio - televisivi.

Dopo essere stato in Rai per trent’anni, dove ha sviluppato una carriera fino a dirigente e Capo Struttura nella sede regionale per la Basilicata, ha ripreso a lavorare come attore e regista al cinema, in televisione ed in teatro.

Queste le produzioni cui ha partecipato nel Cinema:

“Viaggio con Alberto” di A. Giuffrè con Sergio Castellitto, Nino Manfredi e Jeanne Moreau (girato in Francia).

“Nel continente nero” di M. Risi con Diego Abatantuono (girato in Kenya)

“Dall’ altra parte del mondo” di A. Catinari, vincitore del premio De Sica nel 1992

“Viaggi di nozze” di e con Carlo Verdone, nel ruolo del padre interprete

“Giovani e belli” per la regia di Dino Risi

"I magi randagi” di Sergio Citti con Silvio Orlando, Gastone Moschin

“Del perduto amore” di Michele Placido con G. Mezzogiorno, F. Bentivoglio, E. Loverso, S. Rubini.


Televisione.In “Patto con la morte”,per la regia di G. Lepre, con Abatantuono, ha avuto il ruolo di un mafioso; programmato su Rai 2.

“Bellavita” di L. Pirandello, con la regia e l’interpretazione dello stesso Tamma, prodotto da Rai 3, programmato e replicato in rete nazionale. Primo premio al Festival del cinema di Salerno.


“Prima notte”, tratto da una novella di L. Pirandello, sceneggiatura, interpretazione e direzione dello stesso Tamma; prodotto da Rai 3 è stato programmato in rete nazionale.


“Le lettere dell’altro”. Commedia brillante ,interpretata e diretta da Nanni Tamma e prodotta da Rai 3.

“Il diavolo e l’ Acquasanta” di E. Oldoini.

Radio: ha realizzato come autore, regista e interprete, con attori quali Ivo Garrani, Regina Bianchi, Ida di Benedetto, Marina Malfatti e tanti altri ancora, migliaia di produzioni radiofoniche di tutti i generi (prosa, rivista, dirette di spettacoli) per Radio Uno ed altre reti.

È apparso ancora nel 2007 nella serie televisiva Il giudice Mastrangelo, di Salvatore Basile.

Filmografia ragionata

Il giudice Mastrangelo - (2007) - 1 episodio;
Le ragazze di Miss Italia - (2002);
C'era un cinese in coma - (2000);
Don Matteo - (2001) - 1 episodio;
I magi randagi - (1996);
Giovani e belli - (1996) - il vecchietto;
Viaggi di nozze - (1995) - il padre di Giovannino;
Nel continente nero - (1993) - il professore;
Dall'altra parte del mondo - (1992);
In viaggio con Alberto - (1990) - il nonno




giovedì 27 marzo 2014

"Nel tempo infinito " di Maria Serritiello


Nel tempo infinito

Nel tempo infinito
e nell’ esatto ricordo,
che dopo di noi
si estingue,
il tuo cammino
appaiato continua
e niente più figurerà
il solitario giorno da te trascorso

Maria Serritiello

26 Marzo 2014

A mio padre   (2/101917  + 26/32004)




martedì 25 marzo 2014

"Solo a metà" di Maria Serritiello


Sola a metà

Sola a metà
ho mordicchiato la mela,
letto il libro
sull'etichetta
del vecchio quaderno nero,
scritto il mio nome.
Solo a metà,
anche l’ultimo giorno primaverile,
l’unico che con te
per intero
doveva essere vissuto

Maria Serritiello




lunedì 24 marzo 2014

"La natura si ripete" di Maria Serritiello


La natura si ripete

Oscura è la casa,
nessuna luce più
dai vetri filtra,
e vuote le stanze
che della vita,
ancora colme.

Fuori,
nel piccolo giardino,
l’albero infiora,
la natura si ripete
senza sapere,
senza volere,
e torna
con le stagioni già divise.

Vicino, molto vicino
sciolto si sente
il profumo spontaneo
della terra selvatica di Caprioli,
mentuccia, cedro e basilico verde sui pomodori,
con la salsedine fin sulla  larga loggia sotto al sole.
L’asino carico, il vecchio  
che se lo trascina,
i fichi li porgeva nella mano,
la biscia nera ed il sentiero solitario
da camminare.
Sotto la grande quercia
il mormorio del mare
fiatato al vento maestro della sera.
Che armonia!

Si, la natura si ripete
ma più non torna come la vorrei,
come l’ho vissuta,
mi stinge i colori
e bagnato mi fa il ricordo.

Maria Serritiello          

24-3.2014







sabato 22 marzo 2014

Napoli, quella ruota che nessuno usa e che salva i bambini

Fonte:Web Magazine dell'Azienda Ospedaliera Universitaria "Federico II"
di Anna Spizuoco

Se non puoi tenere il tuo bambino, hai un’alternativa: il progetto Ninna ho e la culla termica della Federico II


Non si deve arrivare a tanto. Da noi, come in altre città d’Italia, c’è una  culla termica, una moderna ruota”, queste le parole di Roberto Paludetto, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, a seguito del ritrovamento del neonato abbandonato in una carrozza di un treno della Circumvesuviana a Baiano. Molte donne ignorano di poter lasciare il bambino, anche a distanza del parto, nella culla termica inaugurata nel 2008 presso l’A.O.U. Federico II, nell’ambito del progetto Ninna Ho, realizzato dalla Kpmg e dalla Fondazione Rava in collaborazione con l’Associazione Soccorso Rosa-Azzurro. “Finora la culla è rimasta vuota, eppure avrebbe potuto salvare molte vite” continua il professore Paludetto. La culla termica è posta all’ingresso dell’Azienda in Via Tommaso De Amiciis, 115. Premendo il bottone accanto alla saracinesca, la serranda si alza e all’interno c’è un lettino riscaldato dove deporre il bambino. Dopo pochi secondi la serranda si abbassa e squillano i telefoni di cinque addetti dell’Azienda. Se entro cinque minuti nessuno interviene si avviano le sirene. Il bambino viene portato nel reparto di neonatologia dove riceve cura e assistenza. La ruota termica permette anche di avere ripensamenti; la mamma può premere un altro pulsante per chiedere aiuto nel prendere una decisione consapevole. Inoltre, occorre ricordare che la legge permette a chiunque di partorire in tutti gli ospedali italiani in assoluto anonimato “Le mamme che decidono di non tenere il bambino possono partorire in ospedale in anonimato e senza subire pressioni, lasciando il neonato nel nido” sottolinea, infine, il professore Paludetto. 





venerdì 21 marzo 2014

“S. U. D.” della Compagnia teatrale “La Cantina delle Arti” di Sala Consilina (SA)” al Festival Nazionale Teatro XS Città di Salerno.


www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

E’ con  “S. U. D.” che  La Compagnia teatrale “La Cantina delle Arti” di Sala Consilina (SA) ha partecipato al Festival Nazionale Teatro XS Città di Salerno. Il terzo spettacolo in gara di domenica 9 marzo, anch’esso a sfondo sociale, è tratto dal libro del giornalista Salvatore Medici  “Fermento, al Sud c’è fermento” per la riduzione drammaturgica di Enzo D’Arco, che ne è anche l’interprete. Un quasi monologo, il suo,  interrotto, di tanto intanto, da leggiadri volteggi e caute parole di Antonella Giordano, sì da spezzare la grezza energia e l’intensa vigoria da lui espressa.  

Settanta minuti non bastano per vociare ciò che affligge il Sud, né il testo, sia pure di forte denuncia, sgombra il campo dalle speranze che caparbiamente si alimentano. Enzo D’Arco, con la sua energia e la sua fisicità tutta meridionale, non altissimo, barba folta, per nulla  curata, capelli ricci, non si arrende, combatte e vuole che il Sud utopicamente raddrizzi la schiena. “Sdradicarmi’? dice  “la terra mi tiene e la tempesta se viene mi trova pronto” Un grido d’amore per l’amata terra, come se fosse una donna con la quale ha un onirico rapporto amoroso, si rotola nell’erba, se la tiene stretta e l’ama. Ma la storia che racconta il giovane del sud non ha in sé tanta dolcezza, anzi comincia col dire “…ho 36 anni  e per lavorare ho lasciato il mio paese che si trova nella terra bella del Vallo di Diana e sono qua in Svizzera, dove tutto è precisione, diritti e doveri e mi pagano per quanto rendo”. La realtà di queste terre è esattamente così, Enzo D’Arco la conosce bene, per essere la storia di tanti, troppi suoi compaesani, emigrati in terre straniere, per tornare al paese lasciato, solo nell’estati torride, per fastosi matrimoni o peggio per tristi lutti familiari, senza aver mai più goduto la sicurezza protettiva del paese. E’questo il Sud, il carrozzone  su cui, di volta in volta, tutti  sono saliti per i propri interessi, per gli sporchi affari. Maneggioni e  stupratori dell’ humus illibato, non ne sono mai mancati, anzi si sono triplicati via, via nel tempo. E’ questo il Sud che ha chinato sempre la testa, ripiegandosi su se stesso per la squallida miseria, quella che toglie la dignità, la forza di reagire e nega  ogni libertà di scelta. Senza scomodare gli approfondimenti sulla questione meridionale, una querelle dibattuta dall’unità d’Italia in poi, ben si comprende che il disagio socio politico del Sud è frutto di una grossa ingiustizia, un enorme abuso perpetrato ai suoi danni dai poteri forti.

 Il monologo prosegue vigoroso, Enzo D’Arco non si risparmia, se ne comprende la passione,  parla a voce alta, si sposta veloce  da ogni angolo del palcoscenico, interloquisce approcciando il pubblico con domande retoriche, a cui lui stesso risponde. Senza giacca, con la quale si è presentato, resta in canottiera blu, fa più operaio, più uomo del popolo, suda, senza curarsene, suona la grossa  tammorra, lo strumento vivo fatto di pelle animale, canta senza modulare la voce sui pezzi di Petra Montecorvino ed Eugenio Bennato, mette e rimette apposto tozzetti di legno, che metaforicamente dovrebbero rappresentare la sistemazione del Sud, ma inevitabilmente questi vengono scompigliati dalla compagna di scena, ed anche qui la metafora è chiara.

 “…Nella mia terra c’è fermento, molto fermento, però c’è anche leggerezza, battute, saper vivere con ironia, allo stesso tempo c’è malessere, ci sono sfoghi, opinioni rabbia, insomma c’è fermento, al Sud c’è fermento…”

Bisognerà pur mettere un punto, finirla con i soprusi, con le umiliazioni, sarà necessario essere capaci di prendere nelle mani  il proprio destino e viverlo da protagonista, non da assoggettato. La denuncia non basta più troppe le analisi intellettualistiche che nulla hanno portato al Sud.  Dopo  la riflessione, la consapevolezza e la denuncia occorre reagire e con forza guardando la propria terra con occhi imparziali, il pensiero libero, perché il Sud è amato e deve vivere. La conoscenza serve per poter interpretare la realtà, con la giusta lucidità e sentito orgoglio in quanto vivere al Sud è possibile.  E’ tempo di ritornare alla terra, alla madre terra, all’impagabile dono ricevuto,

perché lei ci prende alla testa e all’anima né  è possibile resistere … e allora andare ma poi tornare, tornare…”

sono le parole che con una certa commozione, sottolineate da tristissime note di fisarmonica, concludono l’atto d’amore, espresso dai lemmi, dal suono, dalla poesia (Rocco Scotellaro), dalla gestualità, dalla danza e dalla  passione che ha mosso tutto lo spettacolo.

Impeto, forza, ardore, orgoglio, energia, tutto questo è S:U:D, lo spettacolo rivolto a riappropriarsi della dignità delle proprie radici,  perché i giovani,  quelli passati d’età sono già fieri di appartenere, sappiano che è possibile considerare il riscatto, che non è vana  la speranza, che non è utopico il desiderio di ripresa, per l’errata convinzione a considerare il giro dei proventi economici altrove,  non certo a loro accanto, meno che mai al sud. Ma la  terra c’è, la forza giovane anche, perché non provare?

Indiscussa  l’energia e il vigore fisico di Enzo D’arco. Si è mosso con impetuosità  e naturale passione, il testo più che recitato è venuto fuori dal suo profondo, l’ha sentito come suo, così pure  la rabbia e l’orgoglio è di un uomo del sud, un risorgimentale d’altri tempi. Brava Antonella Giordano la cui levità, impressa nella danza, sparge intorno la bellezza che attraversa le nostre terre. Buona la scelta musicale di accompagnamento: Bennato, Montecorvino, Durante, Jovine, Raiz e Brusco, eccesiva invece nel finale la stesa  delle icone che rappresentano il meglio del sud.  Nella fierezza di appartenenza, non è il caso di esagerare, non dobbiamo convincere nessuno, Noi siamo!   

Maria Serritiello 
www.lapilli.eu





martedì 18 marzo 2014

“Shakespeare Family” di Giuseppe Manfridi al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno




Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Dal 22 febbraio al 9 marzo, Bianca, Caterina, Desdemona, Giulietta, Mercuzio e Shylock, tra i più noti personaggi della scrittura shakespeariana, indimenticabili icone nell’immaginario di ognuno, hanno ripreso tutte insieme la loro fisicità per rappresentarsi al Teatro del Giullare di Salerno. “Shakespeare  Family”, questo il titolo del pezzo scritto da Giuseppe Manfridi, drammaturgo romano, per la regia di Carla Avarista, è stato uno spettacolo accattivante, sia pure nella sua semplicità rappresentativa. Fondale nero, nessuna scena, per arredo solo  una scrivania dietro alla quale il personaggio della regista, si ritrova  ogni tanto ed una pedana dalla quale ad uno ad uno si presentano al pubblico i personaggi shakespeariani. A tenere le fila dello spettacolo è proprio lei la scenica regista che pazientemente ascolta ognuno, dialoga con loro, unisce i vari pezzi, interviene, informa e si frappone alle loro conoscenze, sì che i fatti, appaiano diversi da come i personaggi ne abbiano convinzione. E così per circa un’ora, tale è la durata, Giuseppe Manfridi, l’autore,  ridà loro la vita, dopo che Shakespeare ne ha tragicamente suggellato la morte. La prima ad apparire è Desdemona infelice tutt’ora, perché Otello non ha creduto al suo amore e alla sua fedeltà, lei che ha superato l’ostacolo più scandaloso del suo tempo, la diversità di colore della pelle, ma quando saprà del tradimento di Iago, considerato amico e di cui non avrebbe mai sospettato, si rasserenerà, riconciliandosi con il sentimento amoroso. Anche Mercuzio apprende fatti che a saperli prima non gli avrebbero falciata la vita, né quella dei suoi giovani  amici, Giulietta e Romeo. Tanti dolori e tante morti evitate, ma tant’è sono le tragedie così volute dal sommo cantore inglese. Anche gli altri personaggi apprenderanno fatti nuovi, vivranno situazioni diverse, si spiegheranno certe reazioni e comprenderanno la vita precedente. E’indiscusso che  guardandosi a posteriori ognuno sarebbe stato in grado di gestirsi diversamente da come non l’ha fatto all’interno del personaggio, per cui nella fantasia postuma anche Caterina, la bisbetica per eccellenza e Bianca si guarderanno con più tolleranza e complicità e Shylock riuscirà finalmente a capire che la vera perdita non è il denaro ma è la figlia che ha abiurato la religione.

Ingegnoso il testo“Shakespeare  Family”  di Giuseppe Manfridi nel dare continuità ai personaggi, spiegando, argomentando, anche in maniera  corposa, a tratti filosofica e dottrinale ed estraendo dalle loro anime e dai loro pensieri ciò che avrebbero voluto sapere prima. Senza essere una “diminutio”, anzi il contrario, l’immaginazione fantasiosa dei personaggi di Giuseppe Manfridi ricorda, per una certa somiglianza, alle “Interviste impossibili”, andate in onda su  Radio Rai dal 1974 al 1976. Nell’edizione radiofonica alcuni tra i maggiori personaggi della cultura, Calvino, Eco, Camilleri, Manganelli e tanti altri, sono 86 le interviste, incontravano altri celebri, vissuti cento, mille anni prima. La variazione del testo“Shakespeare  Family”, affrontato dal Piccolo Teatro del Giullare, sta nei dialoghi sceneggiati, al posto delle domande rivolte all’intervistato, nello spettacolo radiofonico.

Nell’unico tempo di rappresentazione lo spettacolo scorre fluido, nessun intoppo ai ragionamenti delle varie vite che si manifestano. Di ottimo livello è la recitazione, i personaggi sono stati stigmatizzati perfettamente e con la giusta intensità drammatica.  Ognuno, in scena si è mosso con la naturale precisione, infondendo, laddove richiesto, energia e tragicità come per la mansueta Desdemona, (Adriana Fiorello), per la scatenata vivacità di Caterina e Bianca (Concita De Luca e Elena Monaco), un duo di vitale esuberanza, per la magistrale bravura di Mercuzio (Andrea Bloise), vigorosa fisicità e resa scenica straordinaria, per la dolce Giulietta (Caterina Micoloni) forza e  tragicità insieme ed infine per la confermata bravura di Gaetano Fasanaro (Shylock ) e per la duttilità con la quale si cala in ogni personaggio, Amelia Imparato (Regista). Ad impreziosire lo spettacolo, curato da Carla Avarista, sono stati i video in bianco e nero, “La bisbetica domata” ed “Il  Mercante di Venezia”, mandati sul fondale e scelti opportunamente, da Concita De Luca che,  messa da parte, per quattro settimane, il sabato e la domenica, la professione di giornalista, si è trasformata egregiamente nella Bisbetica domata.

Le luci e la scelta delle musiche sono, come sempre, della brava Virna Prescenzo.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu









Per due sere al Ridotto di Salerno, Dino Paradiso, il vincitore del Premio Charlot 2013



Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Si presenta con aria dimessa, le spalle incurvate,  il bavero della giacca, in cui sembra cresciuto dentro, alzato, con in mano una busta di plastica e con l’altra si stringe il davanti della giacchetta. Smilzo, capelli arruffati, baffetti sottili e occhi vispi, in scena fa il verso all’emigrante che, dalla boscosa Basilicata, è giunto fino alla Salerno marinara. Chi ci sta di fronte è Dino Paradiso, il vincitore del Premio Charlot 2013, il prestigioso premio nazionale della comicità, fondato nel 1989 da Claudio Tortora. Per 25 anni, attraverso questo premio, sono passati tutti i futuri comici di maggior successo, un merito che va per intero all’eccellente ed instancabile Patron che da due anni ha lasciato il testimone della direzione artistica, al figlio Gianluca, nella continuazione della famiglia Tortora.

Dino Paradiso, per l’anagrafe Bernardino, ma nel paese d’origine è “Vardine” è nato in un piccolo paese della Lucania, Bernalda, dove le tradizioni si mantengono salde e fanno da padrone nell’esistenza di ognuno, tant’è vero che il suo nome, senza scampo, è la “puntella” del nonno paterno. A Bernalda, si vive bene, “…gli abitanti sono talmente pochi che il sindaco la mattina fa l’appello…” lo dice lui tesso esagerando per strappare la risata d’inizio. Una vita semplice quella di Bernalda dove tutti sanno i fatti di ognuno, non che sia necessariamente un danno, se si pensa alla solitudine delle grandi città.  E’ vero Vardino, il nipote del barbiere conosce tutti e tutti conoscono lui, ed egli attento li osserva, annota le parole, la gestualità, appunta le usanze, il modo di vivere, i soprannomi, la cucina, le feste patronali, i discorsi, le passeggiate, tutto materiale che riversa nelle sue esibizioni. Il suo monologo, infatti, che ha una durata considerevole, è l’analisi intelligente della vita del suo piccolo centro, sempre in bilico tra la demonizzata modernità e la rassicurante tradizione. Il linguaggio è sciolto, corretto, vivace, tenuto unito dalla sua naturale spigliatezza e dalle incursioni dialettali. Il lucano è un dialetto onorevole, quasi sconosciuto, le cui inflessioni, però ed i suoni  sono di grande  piacevolezza e lui ne fa un uso cortese, rafforzando ciò che dice. Nella sua tirata comica uno spazio particolare lo dedica alla figura materna, non precisamente la sua (come mi dirà in seguito, ndr) ma della madre meridionale in genere e lucana in particolare, nella quale è inserita di diritto anche la sua per cui le rivolge tutte le battute esilaranti, perché a Bernalda, si sa, gli uomini comandano ma a prendere le decisioni sono le donne . Il suo risulta un collage di amorevoli difetti di cui sua madre  è dotata, uno in particolare, l’ansia, che la mantiene vigile per  qualsiasi accadimento. Tutto ciò che esce dalla sua sfera di controllo è pericoloso, la fa volgere gli occhi al cielo e dire “ Statte attiente a mamma , statte attiente”. Di che cosa “Vardine” si debba difendere appena valica il confino di Bernalda, non gli è dato sapere, al massimo accontentarsi della consueta risposta “Succedene tante cose brutte”. La madre impera nel monologo sia per quanto deve mangiare, tanto, per come si deve vestire, la maglia di lana da indossare anche nell’estate più afosa “Pota ascì sempe o ventariello” e così si conferma che a comandare in casa è lei, il padre lavora e sta seduto sul divano, al massimo picchia il figlio, quando fa ritorno a casa, istigato dalla moglie. Ad ogni marachella, invariabilmente gli annunciava “mò che vene tuo padre amma fa li cunti” per cui Vardino ha sempre creduto che la ciabatta del padre, con la quale veniva picchiato, fosse la calcolatrice. Divertente ed intelligente per il garbato graffio familiare, accattivante e  simpatico per  la spontanea naturalezza, che altro dire, se non che si è ben meritato il primo posto nel premio della comicità più prestigioso d’Italia.

Bechestage

Sono al Teatro Ridotto ad attenderlo e quando mi viene incontro con i suoi baffetti sottili, i capelli arruffati e il giubbotto stretto sui jeans, lo trovo  molto più giovane di come mi era sembrato la sera del Premio, la scorsa  estate. Gli dico che l’ho votato, preferendolo agli altri quattro  e che ero stata contenta della sua vittoria, lui ne è sorprendentemente soddisfatto. Entriamo in sintonia e mi dice che ha 35 anni, che è sposato, con un figlio di 2 di nome Luca, la madre è un’ insegnante, il padre un operaio e lui  è il  primo di tre figli maschi. Bernalda, mi ricorda, il paese dove vive ed è nato, ha dato le origini anche al nonno del grande regista americano Francis Ford Coppola. Ha frequentato l’università a Bari, laureandosi in scienze politiche, ma è allo spettacolo che si è sempre interessato. Nel 2006 dopo aver iniziato a girare per la piazze in spettacoli di Paese, ha perfezionato lo studio del teatro comico, frequentando la scuola "Comic Lab", diretta dalla grande Serena Dandini. E’ giunto al Premio Charlot, vincendone l’edizione 2013, su suggerimento di Santino Caravella, il vincitore dell’edizione 2012. Accenniamo anche ad un minimo di conversazione, a come si presenta bene Salerno, al suo sindaco ormai un’icona conosciuta, di conseguenza improvvisando ne fa l’imitazione, quando a denti stretti striglia i cafoni. Mi strappa subito una bella risata, è già cominciato il suo show.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu










Le 9 regole della scuola di Bernhard Bueb





Nessun bambino è perduto
se ha un insegnante che crede in lui.

Educare i ragazzi a inserirsi in una collettività, a sapersi affermare e a gestire il conflitto, ad affrontare sconfitte e paure: è il compito di un insegnante. Più che un lavoro una missione, che richiede passione ed entusiasmo. Cosa si trova invece nelle scuole oggi? Docenti che barattano l’avventura della formazione con la sicurezza della routine. Presidi che scambiano la pedagogia con la burocrazia. Genitori che si lamentano dei “cattivi maestri” senza apprezzare quelli buoni. E solo gli eroi riescono a non perdersi d’animo in un sistema in cui manca la cultura della leadership, e raramente si riconosce il ruolo fondamentale di guida degli insegnanti.
In queste pagine Bernhard Bueb, da più di trent’anni in prima linea come preside, educatore, filosofo, lancia un appello: come reagire? Come riportare la vita in certe aule divenute stagni immobili, in cui si mortifica la personalità sia dei docenti sia degli alunni? Attraverso i nove “comandamenti” di ogni buon maestro: conoscere se stessi, accettare una guida, esigere e proteggere, essere d’esempio, darsi obiettivi chiari, saper fare autocritica, imparare a delegare, mantenere la calma. Ma soprattutto impostando la scuola secondo gli stessi principi. Attraverso aneddoti e riflessioni, teorie e dati, esperienze personali, Bueb delinea un’utopia molto concreta: una riforma radicale dell’insegnamento che infranga la tirannia del sistema rimettendo al centro l’anima e la creatività delle persone.

Bernhard Bueb

Bernhard Bueb (1938) è studioso di filosofia e teologia. Dal 1974 al 2005 è stato direttore di un esclusivo collegio privato tedesco. Con Rizzoli ha già pubblicato Elogio della disciplina (2007).




venerdì 14 marzo 2014

Solo per chi ama Salerno il video Happy






fonte :Solo per chi ama Salerno 
Facebook


DA QUALCHE SETTIMANA IMPAZZA LA MODA DI DI GIRARE PICCOLI VIDEO SULLE NOTE DI "HAPPY".....

... NON C'E' CITTA' ORMAI CHE NON ABBIA UN VIDEO TIPO QUELLO DI " WILLIAMS PHARRELL" ...NON POTEVA MANCARE SALERNO !

Video dell'Associazione Accessalerno 100% ONLUS www.accessalerno.com