Disordini a San Matteo, nel mirino della Digos 20 persone tra portatori e cittadini
In particolare si tratterebbe di persone già note alle forze dell'ordine, con alle spalle precedenti per droga o per disordini nel corso di manifestazioni sportive
Sarebbero venti le persone segnalate all’autorità giudiziaria dalla Digos in merito ai disordini verificatisi domenica scorsa durante la processione di San Matteo. La Procura - riporta La Città - starebbe indagando su sedici di queste. Solo tre o quattro sarebbero portatori, tutto gli altri farebbero parte della società civile che avrebbe esagerato con le contestazioni. In particolare si tratterebbe di persone già note alle forze dell’ordine, con alle spalle precedenti per droga o per disordini nel corso di manifestazioni sportive.
Le ipotesi di reato restano turbativa di manifestazione religiosa e offese al ministro del culto.
Quello della sera di San Matteo a Salerno è stato un brutto “affaire”.
Brutto per duplice ragione, la prima perché a fare muro contro muro con i
fedeli è la chiesa, la seconda è che l’immagine di Salerno ne esce sporcata,
con la complicità di agitatori, stampa, televisione ufficiale, detrattori di De
Luca Sindaco, tanto per ricordare, eletto con il 75% di consenso popolare e per
il chiacchiericcio fine a se stesso che ha aumentato ed esasperato il tiro.
Ho aspettato 4 giorni prima di scrivere sul blog http://maria-ilmiogiornale.blogspot.com,
il mio pensiero, perché mi riconosco viscerale, se mi si tocca la città e
neanche ho voluto leggere i giornali o guardare le tv locali e nazionale. Ho preferito
meditare per interpretare me stessa su ciò che significa da sempre (ahimè…anni
su anni) la festività del Santo Patrono. Come sempre in ogni vertenza la
ragione sta nel mezzo (In medio stat virtus) già deifilosofi scolastici medievali ma prima il
filosofo Aristotele, nell'Etica
Nicomachea.
Il fatto, grazie alla velocità dell’informazione attuale
(vedi fb, scatti in wz e giornali on line, si è subito risaputo, ognuno si è
sentito investito dal sacro furore della verità, la verità personale (ovvio),
da trasmettere ai posteri, forse cosa buona ma…
Da un po’ di tempo e saprei anche dire da quando c’è un
pressapochismo pauroso nello svolgere qualsiasi professione, potrei
invariabilmente, attingendo informazioni da Wikipedia o da un tutorial su
quello che vorrei fare, nozioni utili per cambiare mestiere (facevo
l’insegnante).
Detto ciò, lode alla veloce conversione di ogni professione o
mestiere, gli esperti mi sono sempre piaciuti…ma forse questo è il punto, non
tutti possono fare ogni cosa senza lo studio e le capacità operative e dirsi
esperti. Dico ciò perché puntualmente, a Salerno, arrivano e guarda caso sempre
pronti quando c’è “ammuina”, mai quando si fanno le cose serie come gli asili
nido all’avanguardia, il sorpasso con Reggio Emilia. Ma tant’è ai giornalisti
piace scrivere piu’ del morto ammazzato che della buona azione, rivolta a chi
ne ha bisogno. Un tempo per educare al bene i ragazzi, c’era il Premio della
bontà’ Tra tutti gli alunni d’Italia ne veniva scelto uno e al cospetto del
Presidente della Repubblica veniva premiato. La stampa dava risalto alla
notizia e la bontà aveva il suo momento buono per invogliare gli altri per gli
anni a venire.
Tutto ciò non accade piu’ e se pure succede chi se ne
frega…altri sono i modelli da imitare. La bontà è un nome astratto per dirla
con le parole di chi conosco, non è “carriolabile”, ovvero non si può
materialmente trasportarlo su di una carriola.
Ma torniamo al 21 settembre, alla celebrazione solenne del
Santo Patrono a ciò che per anni, per me, è stata la processione e se entrano
in essa, emozioni, ricordi, volti che non ci sono più, luogo sempre lo stesso,
per vedere sfilare le sei statue: Ante , Gaio, Fortunato, (dette “e sore e San
Matteo”, per via dei loro capelli lunghi (sei di numero, Arcivescovo Moretti,
sei e non due o tre come sciattamente ricordava, in conferenza stampa, dando
prova che la processione già non l’interessava.(la fonte è da documentazione
video) ed ancora il gusto della milza, a “meveze” e il suo odore sparso nei
vicoli, il panino imbottito del gustoso cibo all’aceto, i fuochi per elevarsi a
guardare il cielo, ogni tanto, punteggiato di stelle e di scintille infuocate.
Che cos’è che la infastidisce tanto, Moretti e non si trinceri dietro la
Conferenza Episcopale o disposizioni di facciata, abbia il coraggio di dire che
cosa non va nei portatori che, per la cronaca sollevano statue pesantissime,
anche di 14 quintali (San Giuseppe”) per esempio e che cosa non va nella
popolazione salernitana che sta osteggiando da quando ha messo piede in
cattedrale.
Domanda, chiunque gestisce una folla e nel caso di San
Matteo, dire folla è riduttivo, così come una classe, uno spogliatoio sportivo,
una popolazione in rivolta et similia, sa che alcune eccedenze non le può
usare, previo ciò che è successo il 21 sera e non è stato un bel vedere, mi
creda, fare il braccio di ferro con il braccio di San Matteo! Perché desiderava
fare da solo la processione? Lei non lo neghi, ha fatto trovare le, ribadisco,
le 6 statue a terra nell’Atrio del Duomo, elevato da Roberto il Guiscardo, che
dopo aver invaso Salerno, fece atto di ammenda con la costruzione di tale
meraviglia artistica. Non mi dica che non prevedeva questa reazione o se non
l’ha prevista avrebbe potuto al momento, mediare. Due giorni prima i portatori,
da intere generazioni, tanto per saperlo, c’è gente che ha 70 anni e porta il
santo per voto, si sono accordati con lei, avevano accettato tutte le nuove
regole, anche se mi sembra assurdo, essendo Il santo un gabelliere, vietare la
protezione ai finanzieri. Anche loro gente non affidabile, Arcivescovo Moretti?
E vabbè, allora ombre fosche su tutto il salernitano. Nell’entrata in comune… è
il Sindaco che omaggia il santo e non viceversa, il Palazzo di città è la casa
dei cittadini o siamo ancor alla lotte per le investiture. Peccato che il 21
settembre non fosse Il rigido inverno toscano, ma una splendida giornata di
sole per mettere in atto l’altra tradizione tutta salernitana, “il bagno di San
Matteo” e De Luca non fosse Enrico IV, inginocchiato per tre giorni, dinanzi alla
magione di Matilde di Canossa.
Le bande, analizziamo perché ci sono sei bande al seguito.
Sei Arcivescovo Moretti, perché sei sono le statue. Senza musica è difficile
portare le pesanti statue sulle spalle e senza mai fermarsi, come lei
pretendeva. La musica serve a dare il passo e l’energia necessaria, guardi i
bersaglieri senza la fanfara che sarebbe la loro corsa o il trombettiere delle
antiche guerre, tanto che se moriva in battaglia, la tromba doveva essere
raccolta da altri“ Passe ’e Ammozza”, (Al
passo, fermati) grida il capo paranza che si riconosce dal colore diverso della
veste per le girate a” mmare e a muntagne”…segno che San Matteo deve proteggere
le due nature della città.
La CEE dirà in merito anche ai Gigli di Nola, alla Madonna
dell’Arco, alla “Iute” di Montenegrine, alla Madonna delle Galline…Credo che
lei sapesse che così facendo si sarebbe creata la frattura con i salernitani da
lei poco amati tanto da farle dire “ dopo questo giorno nulla è più come prima”
, ebbene sì Arcivescovo, nulla potra’ tornare come prima se lei insiste ad
essere solo un uomo che è stato offeso.
Salerno è una città accogliente e i portatori rappresentano
l’anima piu’ popolare della città, pronti alla distensione ed a cancellare le
immagini negative della città che offendono un’intera popolazione che tiene al
suo Santo.
Personalmente mi resta il rammarico perchè per la prima volta
da quando sono nata non ho visto la processione. Un punto fermo nella vita si
deve pur tenere non mi posso sentire affratellata con la festa dei dragoni
della Cina o con l’october fest berlinese, per citarne qualcuna. Sono
Salernitana e mi voglio connotare per tale, come quando da bambina mi
guadagnavo il giochino alle bancarelle e il lettone per vedere i fuochi
d’artificio
Fin qui le mie emozioni e ciò che ho provato nel vedermi la
religiosità della festa negata, ma per equilibrare il mio intervento, mi corre
l’obbligo, a piè di pagina riportare la notizia di per sé grave tratta da
Cronache del Mezzogiorno
Processione di San Matteo, c’è
l’inchiesta
Indagini su «inchini» e le offese al vescovo
La Procura apre un fascicolo,
verifiche affidate alla Digos
Gli inquirenti vogliono capire chi ha aperto il ComuneNDA
Processione di San Matteo, c’è
l’inchiesta
Indagini su «inchini» e le offese al vescovoLa Procura apre un fascicolo,
verifiche affidate alla Digos
Gli inquirenti vogliono capire chi ha aperto il ComuneTurbamento di funzione religiosa, offese ad un ministro di
culto: sono le ipotesi di reato, per il momento a carico di ignoti, sulle quali
la procura della repubblica di Salerno sta indagando in relazione ai fatti
avvenuti ieri in occasione della processione della statua di San Matteo. La
procura ha delegato gli agenti della Digos ad effettuare le indagini. Ieri sono
stati visionati i filmati riguardanti varie fasi della processione, dai quali
emergerebbero pesanti insulti verso il l’Arcivescovo di Salerno, monsignor
Luigi Moretti. Gli inquirenti hanno già ascoltato alcune persone che hanno
partecipato alla processione. E stanno verificando anche alcuni episodi
registrati durante la processione. Tra questi l’apertura dell’ingresso del
Comune: la sosta dinanzi a Palazzo di Città non era stata autorizzata, invece
la statua di San Matteo è stata portata nell’atrio.
. Sotto la lente d’ingrandimento della polizia anche
l’accensione di fuochi pirotecnici nei pressi della spiaggia di Santa Teresa
nonostante non vi fosse alcuna autorizzazione. Per questo caso si ipotizza
quindi la violazione del testo unico di legge di Pubblica Sicurezza.
Insomma più si scava e più si comprende che non c’è stata una
buona comunicazione tra le due parti, ci si auspica che presto avvenga una
inversione di marcia per il bene della chiesa, dei fedeli e della città intera.
Metti una sera di questa pazza estate, che senza iniziare è già finita, al Teatro dei Barbuti di Salerno, con tre artisti del calibro di Angelo Di Gennaro, Claudio Tortora e Mario Maglione, per omaggiare la 29°esima edizione del teatro, che più rappresenta il cuore della vecchia città e metti che il personaggio da insignire, come ogni anno, a conclusione della rassegna, con il Premio "Mario Perrotta", sia Mimmo Schiavone, si ha un'idea di che è stato l'intrattenimento del 30 agosto scorso. La serata è stata presentata, quasi sommessamente, dal giornalista Paolo Romano che al compimento del 20° anno della rassegna teatrale, più amata dai salernitani, ha tracciato, con una precisa pubblicazione, la storia degli anni fin lì trascorsi. Un topos teatrale, i "Barbuti" che rappresenta ed interpreta bene i desideri di coloro che trascorrono in città la stagione estiva, unitamente da qualche anno, al flusso turistico che giunge sempre più numeroso. E così, il 30 agosto, a ricevere il premio alla carriera "Mario Perrotta" è stato l'attore salernitano Mimmo Schiavone, 87 anni portati con dignitosa baldanza, la stessa che gli ha permesso di montare in palcoscenico, salita non propriamente agevole, senza particolare difficoltà. 80 anni vissuti all'insegna del teatro, una passione unica e totale. Mimmo Schiavone nasce come imitatore e rumorista, prosegue giovanissimo come presentatore ed attore di teatro di prosa e "riviste" dell'epoca, nel 1945 fonda, insieme a Franco Angrisano ed Enzo Tafuri, il "Trio Spritz", famoso trio "umoristico" salernitano. Negli anni 60 dà vita alla stabile del "Teatro Verdi" con Mario Maysse e negli anni 70 nasce il "Cab 70", primo cabaret salernitano, che lo vede protagonista sempre insieme all'inseparabile amico, attore Franco Angrisano e all'indimenticabile grande musicista Franco Deidda. Dopo lunghi anni dedicati al teatro sia comico che drammatico, approda al teatro di Eduardo con la "Compagnia di prosa Maria Melato" diretta da Tina Trapassi e dall'attrice Annabella Schiavone, riscuotendo successi ovunque, in Italia e soprattutto all'estero. Da ben 25 anni è "Ponzio Pilato", nella storica "Via Crucis" che si rappresenta in città. E' anche attore cinematografico e regista teatrale, ed attualmente è direttore artistico della compagnia di prosa "Annabella Schiavone", da lui fondata, in memoria della compianta cugina. Un pezzo di storia del teatro salernitano e non solo, la sua presenza in palcoscenico. Occhi grandi e vivi, viso aperto, mobile nelle espressioni, non accusa nessuna difficoltà a stare al centro dell'attenzione, anzi sebbene non abbia l'udito alla perfezione, cerca di essere regista di se stesso, aggiustandosi le battute di rimando all'intervista. Una bella figura, un signore d'altri tempi, un uomo di passione: il teatro, che ancora oggi lo sorregge. Prima di lui il premio "Mario Perrotta", che prende il nome dal giornalista salernitano degli anni '60, scomparso nel 2001, nonché sovrintendente del Teatro Verdi della città, che dal 2002 è un riconoscimento alla carriera, è stato assegnato a Flavio Bucci, Mariano Rigillo, Agostino Rizzo, i fratelli Ferraioli, Giuseppe Cacciatore, Mario Di Gilio, Luigi Giordano, Sandro Nisivoccia e Regina Senatore, Vincenzo De Luca e Orazio Boccia. La motivazione del premio ad ognuno è accompagnato da una splendida scultura realizzata dal pregevole artista "Nello Ferrigno", un vanto tutto salernitano, che rappresenta in tensione ed in sella un fiero guerriero longobardo, nell'atto di apprestarsi alla guerra. Il resto della serata è stato affidato alla comicità furbesca ed accattivante di Angelo Di Gennaro, un'affettuosa conoscenza del pubblico salernitano, che lo scopre anche dolcissimo e sensibile poeta, alla voce splendida di Mario Maglione, giusto erede di Roberto Murolo ed a "Spalletta", ovvero Caudio Tortora. Killér (con accento sulla "e") di professione, Spalletta, è una macchietta irresistibile che lo stesso Tortora si diverte a portare in scena, ogni tanto anche se per molti anni non l'ha esibito più. Lo fa adesso ed è piacevole ascoltarlo per bravura ed acutezza dei testi che lui stesso elabora.
Nei giorni scorsi, ha compiuto il primo anno di museo attivo, non rarefatto e non ripiegato su se stesso in silenziose stanze, il Museo Archeologico Provinciale di Salerno, sito in Via San Benedetto, nel cuore della vecchia città. Proprio un bel compleanno, se un trailer ci mostra le svariate attività svolte al suo interno ed all' esterno, lo spazio recintato del museo e come tutti gli happy birthday, con tanto di torta e tappo saltato dallo spumante. Il festeggiamento è stato un piacevole rammentare a tutti i presenti che il Museo, Archeologico Provinciale di Salerno, grazie a ad un progetto di eccezionali volontari, "Fonderie Culturali", appassionati del nostro patrimonio artistico, il più importante del mondo, ha mantenuto aperto il sito rendendolo vivo e fruibile. Museo aperto a 360 gradi per ospitare eventi di arte, musica, letteratura, cinema, designer, ospiti prestigiosi: Tom Pret e Salvatore Venturino, per citarne alcuni e poesia. Museo aperto, dunque e finalmente, dopo essere stato chiuso per tre lunghissimi anni, a causa di lavori di consolidamento e rinnovo dei locali. Così riavviato il 18 Febbraio 2013, la ristrutturazione ha previsto la ricollocazione in modo appropriato di reperti importanti, come la pregevolissima testa bronzea di Apollo, rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno, il 2 dicembre 1930, essendosi impigliata nelle reti di un gruppo di pescatori e di altro materiale, incredibile a credersi, ammassato nei depositi. Le proiezioni in 3D, poi, fanno di questo museo, un attrattore per il flusso turistico in espansione ma anche per tutti quei salernitani, ahimè, che ne ignorano l'esistenza. E dunque, un po' di storia, per saperne di più, per dare l'input a quanti vorranno essere sensibili alla cultura, che non è detto sia noiosa come una lezione standard di vetusta scuola, ma sempre più attraente, servita com'è dai supporti tecno-informatici. Il Museo Archeologico Provinciale di Salerno raccoglie reperti archeologici provenienti dalla provincia e dalla città. Aperto al pubblico nel 1927, dal 1964 è ospitato nell'ex convento della chiesa di San Benedetto. La struttura ospitava un cortile circondato da un porticato di cui se ne osservano le vestigia ed alcune colonne probabilmente provenienti dal foro, venne in parte demolito a causa della costruzione di via S. Benedetto. All'esterno sono ancora visibili l'arcone e delle mensolette relativi al Castelnuovo di Margherita di Durazzo. Nel lapidario-giardino, sono presenti numerose statue, rilievi e lapidi onorarie provenienti soprattutto dalla Salerno romana. Al piano inferiore, invece, sono mostrate le principali correnti culturali della Campania e soprattutto della provincia di Salerno, fin dall'età del Ferro. Molto importante è il corredo della tomba rinvenuta a Roscigno, databile tra la fine del V e l'inizio del VI secolo a.C., i cui reperti principali sono un kantharos in argento e una corona in argento e oro. Di pregevole fattura sono una serie di collane in ambra, con avorio e pasta vitrea. Importante è anche una tomba rinvenuta ad Oliveto Citra nel 1929, il cui scavo è stato completamente ricostruito. Al piano superiore sono presenti i resti provenienti dal centro preromano di Fratte, fino all'epoca longobarda. Durante i lavori di riordino dei depositi del museo, sono state ritrovate tantissime lucerne riferibili ad una bottega datata tra il I e il II secolo a.C.. Pezzo forte del museo è una testa in bronzo di età greca raffigurante il dio Apollo, impigliatasi nel 1930 nelle reti di un pescatore salernitano. Nel racconto La pesca miracolosa del 5 maggio 1932, Ungaretti narra del recente ritrovamento della testa di Apollo e della visita del poeta al museo stesso. (Fonte Wikipedia). L'apertura, e quella prolungata fino alle 22, il mantenimento e la fruibilità, che introducono il museo ad un modo di essere, che è proprio delle più grandi esposizioni del mondo, è ad opera delle www.fonderieculturali.org che hanno stigmatizzato un progetto pilota per la promozione di tale museo. Le Fonderie Culturali e già nel nome si comprende lo spirito che li anima, nascono nel 2008, con il motto "Non fare solo qualcosa per gli altri, ma con gli altri" ma anche la frase che connota il pensiero del Presidente Giuseppe Ariano, non è da meno: "Non smettere di cercare ciò che ami o finirai per amare ciò che trovi". Il gruppo funziona bene, per la passione riposta e ce la mettono tutta e la trasmettono ancor più ed è formato da: Antonietta, Antonio, Francesco, Laura, Pino, Porfido, oltre Giuseppe , naturalmente. Fonderie Culturali crede fermamente nel fund raising, che tradotto significa raccolta fondi. Uno strumento di cittadinanza, in cui più che chiedere si va ad offrire. Con questo spirito al museo si sono avuti incontri di grande qualità e uno su tutti, per i risvolti futuri, l'animazione dei bambini negli spazi museali. E' stato bello passare più volte nella stretta via di San Benedetto, dove la vita scorre in maniera più lenta, per gli angusti vicoli che vi si parano davanti ed ascoltare il vociare festoso dei piccoli, impegnati in attività ludiche formative, indirizzate al fine di far crescere in loro la vocazione al bello, tout court. Al seducente dell'Italia ci ha pensato, nella serata del 29 agosto, Luca Ragazzi, un giovanottone di alta statura ed occhiali a tutta faccia, regista, sceneggiatore, giornalista ed attore romano, classe 1971, presente al museo con il suo documentario del 2011 "Italy: Love It, or Leave" diretto in collaborazione con Gustv Hofer. Parla lentamente al pubblico del museo, scandendo le parole, quasi a voler timidamente nascondere di aver assimilato la parlata tedesca, suo malgrado, dal compagno, così come nella proiezione, Luca tifa per l'Italia, Gustav invece per Berlino, bella scoperta è alto atesino! Il lungometraggio si è aggiudicato il premio del pubblico al Milano Film Festival 2011, e il premio della giuria giovanile all'Annecy cinéma italien dello stesso anno. Dalla contrapposizione di giudizi tra Luca e Gustav si sviluppa il pensiero che attanaglia le nuove generazioni, se è il caso meno di restare o andare via dall'Italia, essendo, sempre più, una nazione non adatta a giovani. Il viaggio che i due documentaristi compiono su di una 500, di vari colori, per sottolineare il boom economico degli anni 60', ci porta in una nazione certamente non messa bene e dove il pensiero di Gustav, di volersi trasferire a Berlino, possa avere la meglio su quello di Luca nel volere, invece, restare. Decidono così, tra pacate discussioni, di prendersi sei mesi di tempo, cosicché da scegliere alla fine. Il viaggio compiuto, lungo la penisola, li porterà a Rosarno, Napoli, Giarre e Predappio, tra le altre tappe e interviste ad intellettuali e politici, per capire se l'Italia è ancora un posto in cui poter vivere o meno. Essenziale e determinante è la testimonianza di Andrea Camilleri, un calibro da 89 anni, compiuti di fresco. "Uso una parola forte" dice, con la sua voce cavernosa e strascicata negli accenti siciliani "chi abbandona, in questo momento, l'Italia è un disertore", un rimando al discorso della Nuova Frontiera del giovane J.F.K, 20 gennaio 1961, "Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese. Caro e buon papà del commissario Montalbano, che l'Italia l'ha vista tutta, il tuo orgoglio di razza ci piace e ci fa dire come lo stesso Luca, giovane intellettuale, lettere e filosofia alla Sapienza, attento studioso della realtà sociale, dirà alla fine della proiezione e del naturale dibattito che ne è scaturito, "la vita è troppo breve per non essere italiano"
Alle Zampogne di Daltrocanto il premio Lino Pizzoli
Sabato 13 settembre, presso il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, Antonio Giordano presso il Museo e dall'Accademia dei Transumanti degli Abruzzi in collaborazione col Museo delle Genti d'Abruzzo, ad artisti, ricercatori, suonatori di tradizione che si sono distinti con la loro attività nel mondo degli aerofoni a sacco italiani ed europei.
Antonio Giordano e le Zampogne di Daltrocanto sono stati scelti nel panorama italiano dei gruppi legati alla zampogna “per la profonda radicazione nel territorio, per la capacità di riproporre brani tradizionali con uno stile autentico nel rispetto della tradizione, per le indiscusse e riconosciute capacità artistiche e non da ultimo per l'opera di divulgazione della musica di tradizione popolare”.
La manifestazione si concluderà con l’esibizione de Le Zampogne di Daltrocanto e degli altri artisti premiati: Nico Berardi; Luis Antonio Pedraza De Castro e Antonio Serafini.
Il premio è intitolato alla memoria di Lino Pizzoli, socio, amico e benefattore dell'AcTA (Accademia Transumanti d’Abruzzo), che ha molto contribuito allo sviluppo dell'associazione chietina e alla diffusione della cultura della zampogna.
La famiglia Pizzoli ha voluto fortemente collaborare con l'AcTA alla realizzazione del premio nonché all’organizzazione dello storico Festival Soffi D'Abruzzo giunto alla dodicesima edizione e inserendo nel programma il premio Pizzoli oggi alla seconda edizione.
Un libro dallo “spirito battagliero” perchè le venticinque donne descritte rappresentano “progetti femminili di vita che sono stati forgiati dal desiderio di cambiare il mondo e di superare le resistenze che incontrano”. Stefan Bollmann con “Le donne che pensano sono pericolose” (Piemme , pag. 192, euro 15,00) raccoglie venticinque ritratti di figure femminili da Simone de Beauvoir ad Arundhati Roy che, quasi tutte agli inizi del Novecento, hanno trasformato il loro pensiero in azioni concrete. Donne che si sono dedicate alla politica, alla scienza, alla letteratura ed hanno pensato per portare il cambiamento storico e sociale, compiendo passi che non sempre gli uomini hanno avuto la forza di fare. L’autore identifica il punto di svolta del pensiero femminile “nell’Illuminismo e nella Rivoluzione francese” ed ogni donna raccontata ha contribuito a cambiare il secolo scorso. “Tutte loro hanno pensato da donne, ma non soltanto tra e per le donne. Hanno capito perfettamente che la cosiddetta questione femminile non riguarda soltanto il genere femminile ma l’intera umanità” come scrive Lella Costa nella prefazione al volume che segue “Le donne che leggono sono pericolose”. Un percorso di vite a volte duro e in salita, ma compiuto con lo sguardo rivolto al futuro.
Che sia rappresentato ai "Barbuti", il tradizionale teatro estivo, posto nel cuore della città e che nel mese d'agosto, tanto piace ai salernitani, o al "Miravalle" di Ogliara, un'inimmaginabile location, l'8 agosto scorso, "Omaggio a Massimo Troisi", raccoglie sempre, consensi, pubblico ed applausi. Lo spettacolo, già proposto nel lontano 2006, dal Teatro Popolare Salernitano, al San Genesio, stritolato dal budello dei vicoli ma regno incontrastato di Sandro Nisivoccia, l'icona del teatro cittadino, assieme a Regina Senatore, per davvero "Regina", è firmato da Enzo De Caro, uno dei tre componenti "La Smorfia", se non si vuol dire altro.
Sono 20 anni che Massimo Troisi ci ha lasciati, in quel dannato 4 giugno rendendoci orfani della sua arte, privati della sua poesia, una mancanza che ha significato non potersi riconoscere in lui che tanto ci somigliava. E così lo cerchiamo nel suo ultimo film "Il Postino", lirico fino alle lacrime, nelle poesie e una su tutte "Tu o saie comme fa o core quanne ...."o nei suoi versi per una canzone di Pino Daniele "Tu dimmi quando , quando.." Ma ci ha, poi, veramente lasciati Massimo, o come dice la Pavignano, storica sua collaboratrice e ancor di più "Da domani mi alzo tardi", inneggiando alla sua proverbiale pigrizia per vedercelo comparire davanti?
Nell'attesa Giovanni Caputo, Roberto Nisivoccia, Riziero Pecoraro ed il giovanissimo Danny Caputo, per la continuazione, ci hanno fatto rivivere i vecchi sketch, dei classici, ormai, della comicità di tutti i tempi. L'interpretazione perfetta del quartetto ha avuto l'eccezionalità di inter cambiarsi i ruoli, quelli propriamente di Massimo, Lui, tutti noi, non può avere nessuna congelazione del personaggio. Sono sfilati disinvoltamente e con grande bravura degli interpreti "l'annunciazione, la sceneggiata, il Principe azzurro e tanto altro con audio e video d'epoca.
" Tu stive nzieme a nata" canta Denny Caputo con voce bene impostata, accompagnandosi con la chitarra, in scena padre e figlio fanno una bella amalgama. E che dire di Roberto Nisivoccia, se non che la tradizione del nome di famiglia continua ed anche in maniera eccellente, sicuro in scena nei personaggi da interpretare, così come ad arringare il pubblico per farlo partecipare, è stato il traino dello spettacolo. Esemplari le caratterizzazioni di Riziero Pecoraro, consumato attore che non sbaglia un passaggio ma che esalta gli interventi. Un bravo particolare va a Giovanni Caputo, alla sua particolare e fine recitazione, le poesie come gli sketch da lui sono trasformati in dolce suono.
Lo spettacolo funziona e per questo si dovrà continuare a rappresentarlo, i grandi e Massimo Troisi lo è, non vanno messi in steady bay, rallegrano le battute e la risata non è neanche amara, perché Massimo Trosi c'è e la sedia vuota, ai bordi del palcoscenico, ne denuncia la presenza.
Mi sia concessa (n.d) una piccola annotazione al pezzo, per la serata dell'8 agosto, al Miravalle di Ogliara, una location molto privata, fine ed elegante, tenuta magnificamente e solo per eventi su richiesta, dalla Signora Rosaria Ciranni, la serata accompagnata da ottime degustazioni, gustosissime le "pizzelle con i fiori di zucca" innaffiate da vino locale e con dolce di Pantaleone, tra l'altro, ha avuto scopo benefico. Infatti l'evento, organizzato dall'avvocato Leonardo Gallo, nativo, che tanto si occupa delle problematiche sociali della zona, è stata programmata per aiutare i bambini dell'Africa, con un contributo libero. Tante persone, più di duecento, si sono assiepate ai bordi dell'azzurrissima ed illuminata piscina, per ridere e sorridere in nome di Massimo, il cui nome ancora oggi riesce a far del bene in tutta semplicità.
BRAVO ARCIVESCOVO MORETTI MANCA POCO CHE METTA LA STELLA DI DAVIDE AI PORTATORI. NON E' COSI' CHE PAPA FRANCESCO VUOLE LA CHIESA .SI DIA UNA REGOLATA DI MISERICORDIA, PERCHE' I SUOI ATTEGGIAMENTI STRIDONO CON LA FEDE RELIGIOSA
MI DISPIACE TANTO PER IL DISACCORDO, ARCIVESCOVO MORETTI, FACCIA IN MODO CHE NON DIVENTI UNA PECORELLA SMARRITA... MA FORSE TUTTO SOMMATO E' MEGLIO CHE STARE NEL GREGGE
CORDIALMENTE MARIA SERRITIELLO .
Fonte: Lira Tv. com
Da più parti si tende a minimizzare quanto sta accadendo in questa vigilia tormentata della festa del Santo Patrono di Salerno. Il sindaco Vincenzo
De Luca ormai evita qualsiasi dichiarazione sull’argomento, liquidando la vicenda come di interesse della Curia, «il Comune non c’entra niente» ha ribadito anche stamani a chi gli chiedeva di chiarire il giallo sui fuochi d’artificio. Perché nel programma religioso diffuso dalla diocesi di Salerno, per la prima volta non figura lo spettacolo pirotecnico a mare. Un mistero, che se letto con malizia va inserito nel quadro dei rapporti tesi tra l’arcivescovo Moretti ed il sindaco De Luca dopo la decisione di rivoluzionare la processione di San Matteo, abolendo le soste a Palazzo di Città e nella caserma della Guardia di Finanza. Poi c’è la questione dei portatori. A quanto si apprende, la curia avrebbe deciso di identificarli tutti, a cominciare dai capiparanza. Dovrebbero firmare un foglio da consegnare al parroco della Cattedrale e non tutti l’hanno presa bene, anzi. La diocesi precisa, in via informale, che l’iniziativa non è una novità ma che in altre realtà è un atto dovuto e cristallizzato da tempo. A Salerno, però, i portatori delle paranze non sembrano intenzionati a farsi schedare, ritenendo quasi un’offesa alla loro fede la richiesta di compilare il modulo.
Fonte LIRATV.COM
Artigianato ed enogastronomia di scena nel suggestivo scenario del Convento Benedettino di Giungano dal 5 al 7 settembre prossimi con “Botteghe e Mestieri”.
Nel corso della tre giorni sarà proposto un viaggio a ritroso nel tempo con la riproposizione sia ditradizionali ricette enogastronomiche cilentane sia di antichi mestieri in cui sarà possibile apprezzare la manualità di artigiani provenienti da diverse parti del Salernitano.
Negli spazi del convento benedettino giunganese saranno, per l’occasione, allestiti laboratori del gusto e di artigianato artistico.
Nei laboratori enogastronomici protagonista assoluta sarà la pizza cilentana. Maestri pizzaioli sveleranno i “segreti” di antiche ricette dando un saggio della loro arte culinaria. Ovviamente, tutti i piatti gastronomici presenti all’interno dei diversi laboratori potranno essere degustati.
Nei laboratori artigianali si potrà, invece, ammirare la manualità di artigiani impegnati nella lavorazione di oggetti presenti un tempo nelle caratteristiche botteghe dei tanti paesini del Cilento. Una vetrina eccezionale di antichi mestieri che ancora oggi possono essere riproposti per la promozione e la valorizzazione di un artigianato di qualità.
E, sempre per rimanere in tema di tradizioni, nel corso delle tre serate sarà possibile ascoltare musiche e canti popolari cilentani grazie alle esibizioni di musici vestiti con abiti d’epoca.
L’edizione 2014 di “Botteghe e Mestieri” è promossa dalla Camera di Commercio di Salerno in collaborazione con CASARTIGIANISALERNO-Federazione Provinciale artigiani di Salerno, con il Comune di Giungano, Rete Imprese Italia e l'Associazione Cilentum Pizza di Giungano.
Dal 5 al 7 settembre
torna in città il FantaExpo, la fiera del fumetto, dell’animazione e della
fantasia. Anche nel prossimo week end il parco dell’Irno si trasformerà in un
luogo magico, in cui realtà e fantasia si fonderanno, per donare ai suoi
visitatori un’esperienza unica e sensazionale, tra elfi, maghi e hobbits.
Salerno si sta proponendo come il luogo del fantasy in tutti i suoi aspetti.
Questo è diventato uno dei campi di aggregazione e di formazione di tanti
giovani e di tante figure professionali specializzate. Nel campo della
creatività dobbiamo e possiamo ritagliarci nicchie di eccellenza. Ci sono
settori che dobbiamo occupare e valorizzare con estrema intelligenza e
dinamismo se vogliamo ritagliarci spazi per la creazione di lavoro.