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martedì 27 novembre 2012

Mercatini di Natale a San Mango Piemonte (Sa)


Una bella iniziativa di Creativamnete 20, a  San Mango Piemonte, per aiutare i bambini del Burchino-Faso
Non facciamo mancare il nostro sostegno.



lunedì 26 novembre 2012

A proposito della gente a cui non va bene mai niente




Fonte: L'Arcinapoletano di  Pietro Treccagnoli

Questa parabola è dedicata a tutti i detrattori della mia città, Salerno, a cui non va bene mai niente per partito preso, seduti come sono sul frascone. A tutti costoro vorrei invitare a ridisegnare la "Città ideale " di artista anonimo***, prodursi in uno straccio di proposta anzicchè in una critica vuota. Pensare al "particulare" o ad arare l'orticello (di pullanchelle) era uno stile praticato dai monaci certosini, non mi pare che lo siano, se sono sempre in giro per la città, a rilevare ciò che non gli  garba.

Per sfuggire alla strage degli innocenti di Erode, san Giuseppe, la Madonna e il Bambino si erano incamminati sulla via per l'Egitto. Maria, con il piccolo Gesù, viaggiava seduta su un asino, guidato a piedi da san Giuseppe. La gente che li vede passare non esita a criticarli. «Ma guardate quella donna, lei sta comodamente seduta sull'asino e fa andare a piedi il suo anziano marito». I tre profughi, sentiti i commenti, decidono di fare a cambio. San Giuseppe a dorso dell'asino e la Madonna a piedi. Il nuovo gruppo di persone che incrociano non esita a commentare duramente: «Che uomo snaturato, lui, come un padrone, sull'asino e la povera moglie con il figlioletto a piedi, che crudeltà». San Giuseppe e la Madonna allora decidono di salire tutt'e tre a dorso dell'animale. «Ma che famiglia insensibile» commenta la gente. «Tutt'e tre su quella povera bestia. La uccideranno». Al che la Sacra Famiglia decide di scendere dall'asino e di proseguire a piedi. Non gliela fanno buona: «Ma che avari, non salgono sull'asino per paura di consumarlo».

La morale della favola è molto semplice. Qualunque cosa si faccia si è sempre criticati da chi, come si dice a Napoli, se ne sta comodamente seduto sul frascone. Non succede solo a Napoli, ci mancherebbe. Ma da queste parti il vizio di sparlare produce da tempo effetti distorti, perché la vox populi è sempre e comunque considerata la vox Dei, anche se si tratta di una vox insulsa, spesso ignorante più del ciuccio della parabola.

* P.s Naturalmente ciò che viene attribuito al modo di fare di Napoli è da leggersi Salerno

***Per saperne di più

La Città ideale è un dipinto tempera su tavola (67,5x239,5 cm) di autore ignoto, databile tra il 1480 e il 1490 e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino. L'opera, una delle immagini simbolo del Rinascimento italiano, vide la luce alla raffinata corte urbinate di Federico da Montefeltro ed è stata alternamente attribuita a molti degli artisti che vi gravitarono attorno: tra i nomi proposti ci sono Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini. Altri studiosi sono propensi ad attribuire l'opera all'ambiente della Firenze laurenziana ed alla riflessione in corso intorno all’opera di Vitruvio, individuando l'autore in Giuliano da Sangallo e nella sua scuola, arrivando a ipotizzare una collaborazione di Botticelli. Non mancano attribuzioni anche a Leon Battista Alberti, del quale sarebbe l'unica prova pittorica.






venerdì 23 novembre 2012

32 anni fa il 23 novembre

A ROSA SABIA E ANNA PIEGARI
NON VI DIMENTICHERO' MAI, CARE, CARE LE MIE ALUNNE
LA VOSTRA PROF
SCUOLA MEDIA STATALE RICIGLIANO(SA)








giovedì 22 novembre 2012

Studente suicida a Roma

Fonte: Ansa.it

Straziante messaggio della madre su Fb. La rabbia degli amici del 15enne

Forse perché così mi pare ancora di parlarti, forse per questo entro ed esco dal tuo profilo, indosso il tuo pigiama,cerco tra i tuoi appunti, i tuoi disegni, le tue cose". Sono queste le parole affidate a Facebook dalla madre del quindicenne di Roma che si sarebbe suicidato martedì sera perché da alcuni compagni additato come gay. "Voglio abbracciare i tuoi amici - scrive - perché voglio abbracciare te e tutto il tuo mondo. Non capiamo, non accettiamo. Ti vogliamo con noi e BASTA!".
Nel suo profilo la donna ha messo una foto di lei e del figlio che sorridono abbracciati verso l'obiettivo di una macchina fotografica. "Intanto - scrive, con lo strazio di una madre che vede morire il proprio figlio - papà ed io domani saremo da te per quell'ultimo bacio che tu dovevi a noi, perché così avrebbe dovuto essere per natura. Ci mancano le tue battute, le tue risate, le tue urla. Ci manca tutto. Anche il rumore dei tuoi passi quando giravi per casa nel silenzio della notte. Tutto di te! Eri ancora così acerbo, capace di un amore così grande, tu che ancora non avevi dato il tuo primo bacio. Con tutto l'amore che posso, riposa in pace figlio mio adorato".
Intanto la Procura di Roma ha avviato una inchiesta. Le indagini sono al momento senza indagati o ipotesi di reato. Non si esclude che si possa successivamente arrivare ad ipotizzare l'istigazione al suicidio.
ZINGARETTI, LOTTARE CONTRO PREGIUDIZIO  "Lo chiamavano 'il ragazzo dai pantaloni rosa'. Su Facebook c'era una pagina in cui veniva preso in giro dai suoi compagni di scuola. Aveva 15 anni e ieri si è tolto la vita. E' una storia terribile, ma dobbiamo raccontarla perché tutti si rendano conto di quanto fa male l'omofobia, delle conseguenze terribili che offese e battute possono avere sulla vita delle persone". Lo scrive su Facebook il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. "C'é chi vuole imporre - aggiunge - le proprie paure e le proprie ossessioni. Noi dobbiamo continuare a lottare contro l'ignoranza e il pregiudizio, perché tutti siano liberi e felici di essere se stessi".
VENDOLA, ENNESIMA VITTIMA DEL PREGIUDIZIO 'Non è giusto morire a 15 anni. Oggi piangiamo la vita spezzata di un ragazzino, l'ennesima vittima dell'ignoranza e dei pregiudizi". Lo afferma Nichi Vendola dopo la notizia dello studente suicidatosi a Roma. "Piangiamo - prosegue Vendola - una vittima dell'omofobia ma anche della vigliaccheria di una politica incapace di rispettare le diversità e la dignità di ogni singola persona. Piangiamo per l'offesa continua ai diritti e al sentimento di umanità, per la violenza del filo spinato con cui si stringe a tenaglia l'esistenza di tanti individui. Non possiamo, non vogliamo dimenticarlo: l'intolleranza e l' ipocrisia sono killer spietati. Uccidono ogni giorno".
RABBIA DEGLI  AMICI C'é tanta rabbia tra gli amici del quindicenne suicida a Roma due giorni fa e additato da alcuni compagni come gay. Tanto che qualcuno aveva persino creato un falso profilo Facebook per denigrarlo, profilo dove ora il nome del giovane risulta storpiato e simile solo per assonanza ma declinato al femminile. E che si riempie di minuto in minuto della rabbia dei compagni del ragazzo. "La pagherete spero in qualche modo. L'ignoranza che regna nelle vostre teste ha ucciso un ragazzino di 15 anni e voi ne siete colpevoli al 99%", questo scrive più di un utente. "Vergogna!", scrive uno; "Dovrete fare i conti con la vostra coscienza per il resto della vita", gli fa eco un altro. E ancora: "Che quello che è successo vi serva per rendervi conto di quanto fa male essere derisi", "Siete il tumore del mondo, il marcio dell'umanità, la sporcizia del genere umano", si legge ancora. In una gara di solidarietà gli amici del ragazzo stanno mettendo la sua foto sui loro profili, lo salutano, lo abbracciano
QUETA SERA FIACCOLATA A ROMA  "E' successo ancora. Questa volta a Roma si è tolto la vita uno studente di un liceo della capitale perché vittima di attacchi omofobici. A soli 15 anni il peso delle discriminazioni quotidiane da parte dei compagni di scuola lo ha schiacciato fino al punto di spingerlo a farla finita". Così gli studenti della Rete della Conoscenza che stasera hanno indetto una fiaccolata alle 19.30 in via di San Giovanni in Laterano (Colosseo). "Sotto gli occhi increduli di tutti si è consumato un altro gesto estremo, che sottolinea non solo il fallimento di un ambiente scolastico inadeguato sul profilo della prevenzione al bullismo omofobico - dice Mauro Patti, responsabile area tematica Lgbtq della Rete della Conoscenza - ma che rappresenta la dolorosa cifra di un fallimento culturale e politico di un Paese. In primis è responsabile la politica per i suoi ripetuti silenzi, dal momento in cui manca una volontà legislativa concreta per lanciare una battaglia seria contro ogni forma di omo, lesbo/transfobia nei luoghi della formazione e di lavoro in Italia. "La vera patologia è che in questo Paese esiste ancora una profonda paura e disgusto verso il diverso" continua Alice Graziani, membro dell'esecutivo nazionale della Rete della Conoscenza. Per Giuseppina Tucci, responsabile Lgbtq dell'Unione degli Studenti "ci sono ancora docenti che raccontano alle proprie classi che gli orientamenti non eterosessuali sono patologici. Per questo lo strumento per combattere lo stigma sociale e la violenza che ne scaturisce non può essere solo lo sbandieramento di un "numero amico" a cui rivolgersi, c'é bisogno dello Stato che si schieri e che si adegui alla cultura che cambia". "Oggi il dolore di questa perdita deve sollecitare tutti a convincersi che in questo Paese non si può più morire di omofobia. Per questo le studentesse e studenti dell'Unione degli Studenti, di Link Coordinamento Universitario e della Rete della Conoscenza - si legge nella nota - invitano le scuole e le associazioni ad aggregarsi stasera a Roma alle 19.30 in via di S. Giovanni in Laterano (Colosseo) alla fiaccolata di solidarietà per lo studente e la sua famiglia (evento facebook), che si protrarrà fino all'istituto Cavour. Si invita tutti a indossare un capo rosa, il colore che amava indossare il ragazzo morto








martedì 20 novembre 2012

L'intervallo

FONTE: WWWLAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Non si sa che cosa abbia combinato la ragazza rinchiusa in un edificio abbandonato alla periferia  degradata di Napoli. Di certo si sa che dovrà vedersela con il "boss" di turno. Veronica, questo è il nome della ragazza, è piacente dall'alto dei suoi sedici anni, sicura di sé, sfacciata. Salvatore, l'involontario secondino che le affiancano, invece, è un bravo ragazzo, timido che con la camorra non ha nulla a che fare. Tutti e due per un giorno intero, saranno reclusi e dovranno attendere il capo contro cui Veronica ha sgarrato, per la punizione esemplare.
Commento
Documentarista napoletano, Leonardo Di Costanzo esordisce bene nella finzione cinematografica, dirigendo una vera perla, presentata alla 69° Mostra Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti. "L'intervallo" s'incentra su di uno spaccato di vita marginale e suburbana dell'area napoletana e gli interpreti, Veronica e Salvatore, sono il prodotto di una periferia che man mano sposta verso  il centro i modi comportamentali. Lei sicura, aggressiva, eternamente sulla difensiva, tracotante, spregiudicata, eppure semplice. Lui, Salvatore, un bravo ragazzo, orfano di madre, per tutto il giorno va in giro con il carrettino, a racimolare la sussistenza, vedendo bevande fresche, come del resto fa il padre. Sulla loro gioventù, a tratti finanche poetica, cala l'ombra della malavita, mostrando il volto cupo per l'intera durata del film, ma è solamente nel  finale che appare. Per tutto il tempo, invece, si guardano due adolescenti alla scoperta di se stessi, attenti all'ambiente che li circonda e la casa abbandonata, l'ospedale psichiatrico "Leonardo Bianchi", alla calata Capodichino, in cui sono rinchiusi, è ricca di spunti e curiosità. Dopo i primi momenti di tensione, i ragazzi si parlano, è inevitabile ed attaccano a discutere sulle  problematiche della loro ristretta e rassegnata esistenza, trovando anche punti in comune. È vero non è un film sulla camorra, come si potrebbe pensare ma su due adolescenti che si affacciano alla vita, dovendo scegliere da che parte stare. La mano del documentarista si vede in tante scene, esteticamente belle.
Gli interpreti
I protagonisti: Alessio Gallo e Francesca Riso, questi i loro nomi non di scena, sono due ragazzi di strada di Napoli, selezionati e scelti tramite un workshop di teatro. All'interno della trama, Veronica e Salvatore, i due ragazzi prigionieri, si muovono con agio, sono disinvolti ed espressivi, sostenendo il ruolo con naturalezza anche perché, tolta la ragione per cui sono costretti a stare insieme, è la loro stessa vita di adolescenti ad essere rappresentata. La tematica giovanile  trattata ha carattere globale, il sogno di una vita diversa, quella desiderata da Veronica e Salvatore, è uguale alla periferia di Napoli così come lo è a New York, sicché ad essere differente è solo l'ambientazione, ma la sostanza non cambia. Il dialetto che parlano con i sottotitoli è molto stretto, inevitabile per aggiungere autentica veridicità ai personaggi. Un racconto per immagini, un bel racconto, nel quale ci sono tutti gli elementi fiabeschi: il luogo abbandonato e sconosciuto, l'orco che là li ha rinchiusi, la coalizione tra prigioniera e guardiano e la capacità estrema di salvezza, superata la prova. Bravi, proprio bravi i due giovani attori che dalla strada, per il cinema, si sono tirati dietro vitalità e realismo.
Il regista
Leonardo Di Costanzo, nato ad Ischia nel 1958, si è laureato  all'Orientale con una tesi in storia delle religioni. Vive tra Parigi e la città partenopea. È noto soprattutto in Francia, per i suoi tanti documentari, andati in onda  sulle televisioni di mezza Europa. Nel 1987, Di Costanzo firma il suo primo documentario: "Margotte e Clopinette", un film di 22 minuti. Nel '98  gira "Prova di stato" e  nel 2006  un altro film documentario: Odessa.
 Per saperne di più
Il film si è guadagnato due premi all'interno della 69° Mostra Cinematografica di Venezia: Premio Fipresci, nella sezione "Orizzonti"  e Premio Pasinetti.
 Il premio"Fipresci", (Fédération Internationale de la Presse Cinématographique), è la federazione internazionale della stampa cinematografica, fondata nel giugno del 1930 a Parigi, con sede a Monaco di Baviera.
Premio Francesco "Pasinetti", è uno dei premi collaterali della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ed è dedicato a Francesco Pasinetti, regista, sceneggiatore, critico cinematografico e fotografo italiano.
Il titolo, "L'intervallo", si rifà a quello scolastico, una sorta di zona neutra, nella quale Veronica e Salvatore, come allievi di scuola, riescono a crearsi uno spazio di gioco e di discussione, malgrado l'ingombro camorra.
Spunti di riflessione
 L'adolescenza è l'età più ingrata ma la più bella, peccato non poterla vivere due volte.
Il Cast
Il regista: Leonardo Di Costanzo
Gli attori: Alessio Gallo e Francesco Riso.
Giudizio: ottimo
Maria Serritiello


Massimo Ranieri in Viviani Varietà al Verdi di Salerno


FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Con Massimo Ranieri, a Salerno da giovedì 25 a domenica 28 ottobre, si è riaperto il Teatro Comunale "G. Verdi", per dare vita alla stagione di prosa 2012-2013. "Viviani Varietà", è lo spettacolo di poesia, parole e musica, di uno spaccato di vita dell' artista napoletano, nato a Castellammare di Stabia, il 10 gennaio 1888 e portato in scena dalla regia di Maurizio Scaparro, che ne è anche l'ideatore.
 La rappresentazione è ambientata sul piroscafo "Duilio" e si riferisce al viaggio verso l'Argentina, precisamente a Buenos Aires, della compagnia teatrale di Raffaele Viviani in tournée. Due tempi di cinquanta minuti l'uno, in cui Massimo Ranieri, naturalmente nella parte di Viviani, prova e riprova lo spettacolo da rappresentare, sia sulla nave al passaggio dell'equatore e sia in tournée. Con gli attori della compagnia e cinque musicisti, è  il mondo popolare e pittoresco di Raffaele Viviani ad essere protagonista. Una sorta di teatro nel teatro, le prove, che vanno avanti per tutta la prima parte e nelle quali Massimo Ranieri è l'efficace direttore, di edoardiana maniera di "Uomo e Galantuomo",  di un gruppo di diseredati: acquaiolo, venditore di cozze, finanche clandestini, marito e moglie incinta e sciantose per  avvenenza, dai quali cerca di ricavare una qualche capacità artistica e una certa presenza scenica. Raffaele Viviani, contemporaneo di Eduardo, da lui sostanzialmente si differenzia, in quanto si occupa principalmente di mendicanti, venditori ambulanti e  di popolo minuto, un'umanità disperata, che vive in perenne lotta per soddisfare i bisogni primari. Così sul palcoscenico, tra versi, monologhi e canzoni accompagnate dalla "mossa" si presentano i vari personaggi che comporranno lo spettacolo, nella seconda parte. Ranieri -  Viviani, con il cappello, un borsalino bianco, calato sulla fronte, cravatta allentata e gilet sagoma torace, si esibisce  con naturalezza nella parte del direttore, cosicché guida, interrompe e mostra lui stesso come vanni eseguiti i pezzi, vuoi che siano ballati o recitati e vuoi che siano solo cantati. Ed ecco che irrompe in teatro, la sua voce possente e modulata, per ascoltare, in successione: O sapunariello  'O guappo 'nnammurato 'A lavannarella , O malamente, pezzi conosciuti, che il pubblico trae dalla memoria, apprezza e sottolinea con applausi  entusiasti.
Attualmente Massimo Ranieri è l'unico artista in grado di portare in scena Raffaele Viviani per come sente i personaggi, essendo passato per la loro stessa condizione, per come canta, un' estensione la sua voce mai incrinata, per come recita, getta l'anima, per l'espressività scavata e la gestualità calibrata ed opportuna. Un elegante  varietà, rappresentato con i suoi riti, che non tralascia: la macchietta, la canzone popolaresca, la caricatura, il canto a "fronne e limone" e il ruolo del cantante di "giacca", non dimenticando neanche i monologhi, significativi e ancor oggi attuali. Lo spettacolo godibile e di buon inizio per la nuova stagione del "Verdi", si è avvalso della collaborazione per le elaborazioni musicali di  Pasquale Scialò, docente del Conservatorio Statale di Musica di Salerno "G. Martucci".  
Con Massimo Ranieri: Ernesto Lama, Roberto Bani, Angela De Matteo, Mario Zinno, Ivano Sciavi, Ester Botta,  Rhuna Barduagni, Antonio Speranza, Simone Spirito, Martina Giordano. Orchestra: Massimiliano Rosati (chitarra), Flavio Mazzocchi (pianoforte),  Mario Guarini (contrabbasso), Donato Sensini (fiati), Mario Zinno (batteria). Movimenti coreografici: Franco Miseria. Regia: Maurizio Scaparro
Maria Serritiello
www.lapilli.eu

Ciro Giustiniani al Ridotto di Salerno

FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Sabato 20 e domenica 21 è iniziata la rassegna "Che comico 2012-2013" al "Ridotto" di Salerno. Direzione artistica di Gianluca Tortora. Alla programmazione che terminerà il 17 marzo, con un periodo d'interruzione dal 2 dicembre al 12 gennaio, ha dato inizio un pezzo da novanta, Ciro Giustiniani, vincitore del premio Charlot 2007.  Per la seconda volta al Ridotto, il comico di San Giorgio a Cremano, ha presentato il suo nuovo  spettacolo, dal titolo "Stress", esibizione molto piacevole per le battute a raffica che ha sventagliato sul pubblico. Giustiniani è un monologhista di eccezione per via della dirompente capacità verbale che usa in rapida successione. Di parole non ne sbaglia una e tutte suscitano risate divertite, sottolineate, ogni volta, dall'applauso del pubblico. Come la maggior parte degli attuali comici napoletani, Ciro Giustiniani  fa parte della folta schiera di artisti, provenienti dal Tam di Napoli e  dallo show "Made in Sud", la risposta napoletana a Zelig, che va in onda su Sky, ma dal 7 novembre anche sul secondo canale della tv nazionale. Buon improvvisatore riesce a tradurre in comicità qualsiasi argomento, sicché nelle sue tirate ridicolizza i costumi, la società, la famiglia, le abitudini, l'amore. Viso aperto, sorriso spontaneo, taglia XL e simpatia trascinante,  fa passare in fretta il tempo teatrale. Soprannominato jukebox della comicità, il pezzo che lo consacra  è quello della settimana di pasqua, dove i riti religiosi si confondono con quelli della tavola. Uno scoppiettio di battute, una migliore dell'altra  e l' applauso ed  il successo che si guadagna, presso il pubblico, sono tutti meritati.
Backstage
Arrivo un po' prima dello spettacolo per incontrarmi con Ciro Giustiniani e rivolgergli qualche domanda. Sono sorpresa dalla sua altezza, quest'estate, sul palcoscenico del Premio Charlot a Paestum, non mi era sembrato tanto alto, forse il fondale degli imponenti  templi rendono, rispetto alla loro grandezza, tutti più piccoli.
D) Dì la verità, il tuo inizio  da comico è iniziato tra i banchi di scuola?
R) Si, fin dalle elementari, divertivo i miei compagni ma è al Ragioneria, istituto frequentato da me, che  mi sono realmente testato, in special modo quando la mia comicità non irritava i professori, anzi,  mi aiutava ad avere con loro un buon rapporto.
D) Ricordi il debutto?
R) Ogni volta è come la prima volta, come negli spettacoli dell'azione cattolica dei domenicani ai quali da ragazzo ho partecipato.
D) Quando hai pensato  seriamente di passare al professionismo?
R) Non c'è stato un pensiero o un momento particolare, è venuto da sé
D) Vincere il Premio Charlot ti ha avvantaggiato nella carriera?
R) Sicuramente. Mi ha dato visibilità presso il pubblico, ma non è stato  facile partecipare alla kermesse di Claudio Tortora, per ben due volte, severamente il patron mi ha spedito a casa, mi diceva che non ero pronto. Aveva ragione, mi ha incitato e ho lavorato sodo per migliorarmi. Nel 2007 mi sono ripresentato ed ho addirittura vinto. Gran bella soddisfazione.
D) Come considera l'esperienza di Made in Sud ?
R) Importante per me e per i comici del sud. Il "Tam" di Napoli, sito in Piazza Amedeo, è l'unica risposta credibile meridionale a "Zelig" di matrice nordica. Al Tam, laboratori e provini vanno avanti per tutta la settimana, con un test finale affidato al pubblico in sala. Gli spettacoli di "Made in Sud" nascono da un impegno serio.
D) I tuoi divertenti  monologhi da chi sono scritti?
R) Li scrivo io, in collaborazione con Angelo Venezia e i Duo  per Due, di Made in Sud,  con  la supervisione di Mormone e Mariconda
D) Come consideri il pubblico del Ridotto?
R) Espertissimo e ben educato alla comicità, che non vuol dire risata facile. Il lavoro capillare compiuto da 25 anni, da Caludio Tortora, ed adesso da Gianluca, suo figlio, ha dato buoni risultati. Giustamente il teatro "Ridotto" è considerato il tempio del Cabaret ed esservi con uno spettacolo, ad inaugurazione di stagione, un grande onore.
L'appuntamento è per il prossimo weekend, il 27-28 ottobre con il Mago Elite in "La magia del cabaret".
Maria Serritiello


La Gioconda al Verdi di Salerno

FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

 Al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Salerno si è inaugurata la stagione lirica 2012 - 2013,  con "La Gioconda", opera in quattro atti di Amilcare  Ponchielli, su libretto di Arrigo Boito, firmato con lo pseudonimo di Tobia Gorrio. La regia e i costumi sono stati curati da Maurizio Di Mattia. L'opera rappresentata poche volte sulle scene italiane è stata fortemente voluta, al Massimo cittadino, dal Maestro Daniel Oren, direttore artistico dal 2007, che si è fatto sostituire, nella direzione,  perché impegnato nel tour della Cina, dal Maestro israeliano, Yishai Steckler. Gioconda, l'interprete principale è stata il soprano cinese, Hui He, un ruolo che ben si  adatta alla sua vocalità e per il quale si sente portata, tanto d'aver firmato il contratto a rappresentare, nel 2014,  l'opera a Berlino. Hui He, vincitrice del premio Placido Domingo, nel 2000, a Salerno è già nota per avere nel 2007,  interpretato  con successo il ruolo di  Cio Cio San nella Madama Butterfly.  L'opera, dopo la prima di mercoledì 17 ottobre è stata replicata fino a domenica 21, quando, al posto di Hui He, si è alternata Seda Ortac, la brava soprano di nazionalità turca.
Trama
Gioconda si prende cura di sua madre, una devota cieca e ama Enzo non riamata. Barnaba, informatore del consiglio dei dieci, a sua volta, è innamorato di Gioconda, ma dopo l'ennesimo rifiuto di lei, medita di vendicarsi sulla cieca e  lo fa diffondendo il dubbio, presso Zuanè, il regnante, che sia stata la cieca la ragione della sua sconfitta alla regata.   La calunnia si diffonde tra il popolo che si scaglia contro la donna. Né Gioconda, né, Enzo, riescono a sottrarla alla furia della gente, quando sopraggiungono Laura Adorno (di cui Enzo è innamorato) e suo marito Alvise Badoero, nobile veneziano e inquisitore di stato. La nobildonna intercede presso il marito, che riesce a salvare la cieca, la quale, riconoscente, dona a Laura un rosario. Enzo ritrova la sua Laura, l'amore perso e tenta la fuga con lei. Quando il marito scopre la tresca le porge il veleno, l'unico in grado di lavare l'onta. Interviene provvidenziale Gioconda, cambia il veleno letale in uno blando, che le procura solo la morte apparente. Scoperto il marito per l'eccidio, risultato ingannevole ad opera di Gioconda, e tornato libero Enzo, imprigionato da costui, i due amanti, al risveglio di Laura, si riuniscono felici. A Gioconda non resta che la morte piuttosto che unirsi a Barnaba, al quale si era promessa pur di salvare la vita ad Enzo.
La Gioconda fu rappresentata con successo per la prima volta a Milano, nel 1876 ma per rappresentarla alla Fenice di Venezia, il compositore Ponchielli, vi apportò modifiche che furono ulteriormente variate nella versione tenuta al teatro dell'Opera di Roma. Una gestazione travagliata la definitiva stesura ma che consacrò Ponchielli come il più importante musicista italiano dell'epoca dopo Verdi. La Gioconda è un'opera che si basa, sviluppandolo, su  materiale preesistente della tradizione culturale; i personaggi si muovono all'interno del clima appassionato e fosco delle repubbliche marinare e Venezia si presta a fondale di tutta la rappresentazione. I personaggi attori, rappresentano sé stessi ed il coro, quasi sempre in scena, osserva, partecipa, spasima, si addolora ed è felice insieme ai protagonisti. Un telaio shakespeariano sul quale i due autori hanno poggiato l'impianto dell'opera, infatti si ravvisano alcune analogie tra  Laura, la donna amata da Enzo, a cui Gioconda dà la morte apparente, attraverso un veleno, per salvarla,  e la stessa morte della "Giulietta" del grande drammaturgo inglese. Innovative e geniali, per cui l'opera non si appesantisce, sono le continue entrate ed  uscite dei personaggi, dei  balletti come ad esempio "la furlana", messo lì non per allungare lo spettacolo ma  per una piacevole interruzione e della processione che con lentezza e devozione si appropria della scena, particolari utili che fanno lievitare lo spettacolo. A dirla tutta la storia rappresentata è fievole, l'intreccio è debole ed anche se i personaggi vivono sentimenti contrastanti e forti, come l'amore e l'odio, non riescono a suscitare ricordevoli emozioni. Enzo, ad esempio, è un personaggio staticamente romantico che per avere l'amore di Laura si basa sul sentimento disperato e generoso di Gioconda, in continua lotta con se stessa, mentre Laura, è donna che sa rischiare, sa spingersi oltre per un vero sentimento  Si capisce, così, che le donne  di quest'opera sono più attive, più intuitive degli uomini, presi quasi tutti da sentimenti possessivi e rancorosi, fanno squadra, si proteggono vicendevolmente e solo per la legge ingrata dell'amore, una sarà felice, tutto a scapito dell'altra che, melodrammaticamente, si darà la morte. Costruita in stile grand-opera francese, la storia di Gioconda è tratta dal romanzo "Angelo, tiranno di Padova" di V. Hugo,  con musiche orecchiabilissime e con l'inserimento al terzo atto del famoso balletto "La danza delle ore" che, nella versione del "Verdi", è stato curato dalle coreografie di Pina Testa. Melodramma italiano, "La Gioconda" su modello importato dalla Francia,  che all' inizio del secondo atto, un "Tableau vivant", con il canto dei marinai sulla tolda, ispirò a  Ponchielli  un dialogo musicale  tra gli strumenti dell'orchestra. Tutta l'opera ha per scena l'interno di un veliero che contribuisce a creare un'atmosfera di grande coralità e di interazione tra i personaggi. Di buon temperamento scenico e di  bravura canora tutti gli interpreti:
Gioconda Hui He - Seda Ortac (21 ottobre), Laura Adorno Luciana D'Intino, Alvise Badoero Carlo Striuli, la cieca Francesca Franci, Enzo Grimaldo Hugh Smith, Barnaba Lado Ataneli, Zuàne - barnabotto Angelo Nardinocchi, un cantore-un pilota Massimiliano Travagliati, Isèpo Francesco Pittari, Orchestra Filarmonica Salernitana Giuseppe Verdi, Coro del Teatro dell'Opera di Salerno, Coro di Voci Bianche del Teatro "Giuseppe Verdi" di Salerno, Direttore d'Orchestra Yishai Steckler, Regia Maurizio Di Mattia, Maestro del Coro Luigi Petrozziello, Scene Davide Gilioli, Artista video Jean-Baptiste Warluzel, Maetro del Coro di Voci bianche Silvana Noschese, Coreografie Pina Testa.
Grande lirica, al Teatro Comunale "Giuseppe Verdi, con interpreti internazionali e allestimento di grande pregio che oltre ai salernitani entusiasti, ha richiamato in città appassionati, prenotandosi  il loro posto al " G. Verdi", anche dal resto d'Italia, Germania, Svezia e Giappone.
Prossimo appuntamento "Madama Butterfly" di Giacomo Puccini, da mercoledì 28  novembre al 2  dicembre del 2012.
    
Maria Serritiello





Ottava Edizione del Delle Arti Scuola

FONTE: WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Per promuovere il programma dell'ottava edizione del "Delle Arti Scuola" ai rappresentanti dell'istruzione salernitana, dirigenti e docenti, Gaetano Stella ed Elena Parmense hanno offerto in replica lo spettacolo, "Gambrinus 1900" già presentato con successo, quest'estate all' Arena del Mare di Salerno. Dodici gli spettacoli,  realizzati per avvicinare i piccoli alunni delle elementari e quelli più giovani, delle medie e delle superiori, al teatro. Il progetto teatrale è realizzato in collaborazione con il Comune di Salerno, "Animazione 90", si avvale della collaborazione, per alcuni testi di Ciro Villani e si propone, ogni anno, come momento di sinergia tra spettacolo e didattica, con un unico intento, appassionare da piccoli al teatro per avere spettatori nel futuro. Un successo, come le passate edizioni e anche questa, 2012- 2013, prevede la tournée di alcuni spettacoli della rassegna, presso  il teatro Sistina di Roma, in varie date, tra cui "Il nuovo canto di natale", in occasione del bicentenario della nascita di C. Dickens, "Anna Frank" in memoria della Shoah e  "Il mago di Oz".
Programmazione  e date:  "Favoleria" 7 novembre 2012; " Io speriamo che me la cavo" 13 novembre 2012;  "Miseria e nobiltà" 27 novembre 2012;  "Il nuovo canto di Natale" 3 dicembre 2012;  "Anna Frank" 21 gennaio 2013;  "Il mago di Oz" 1 febbraio 2013; "Cecè e Bellavista" 21 febbraio 2013;  "L'Inferno" 5 marzo 2013;  " Il tesoro del Barbone" 20 marzo 2013;  "Al lupo, al lupo" 9 aprile 2013; "Odissea the Musical" 16 aprile 2013;  "Nella vecchia fattoria" 2 maggio 2013.
Un ventaglio di offerte per tutti i gusti, dalla favola, alla commedia musicale, da pezzi celebrativi,  al teatro d'autore. La mattinata teatrale prevede anche la possibilità di sostare per il pranzo (colazione al sacco) e visione nel pomeriggio delle "Luci d'Artista" di Salerno. L'inizio degli spettacoli è dalle ore 10 fino alle ore 12. La direzione artistica è a cura di Gaetano Stella mentre la direzione organizzativa è affidata ad Elena Parmense.
"Gambrinus 1900"
Passano proprio tutti gli intellettuali che contano a Napoli,  all'inizio del '900, per il  Caffè Gambrinus, tra cui Pasquale Mario Costa, Ferdinando Russo, Gabriele D'Annunzio, Antonio Cardarelli, Libero Bovio, Salvatore Gambardella, Giovanni Capurro, autori di melodie napoletane, le più belle, entrate a far parte del patrimonio poetico- artistico del mondo e Lina Cavalieri, la sciantosa, "la donna più bella del mondo". Così lo spettacolo è sì la storia del Caffè Gambrinus, ma nel contempo celebra l'esponente maggiore, il frequentatore abituale: Salvatore Di Giacomo. Musica e poesia fanno da padrone, accompagnate dalla bravura degli artisti, dalla scioltezza  dei dialoghi, dalle battute divertenti e da una recitazione ben  caratterizzata. Due ore di spettacolo lieve ed erudito, nelle quali si apprende quasi tutto della vita intima ed artistica del grande poeta napoletano, Salvatore Di Giacomo, i cui versi hanno dato vita a canzoni memorabili. Accurata la regia di Gaetano Stella, nelle vesti anche di Salvatore Di Giacomo e bravi tutti gli attori, tra cui Elena Parmense, Matteo Salsano e  Chiara De Vita, i ballerini e i cantanti del cast.
Maria Serritiello


Bella Addormentata


FONTE: WWWLAPILLI.EU
DI  MARIA SERRITIELLO

Quattro storie intense e drammatiche s'intrecciano tra loro. Sullo sfondo un fatto reale, il trapasso di Eluana Ingrao, la giovane donna in coma da 17 anni, avvenuta il 9 febbraio 2009 di dolce morte. L'opinione pubblica, per l'accadimento così drammatico, nella realtà, si divise in due. La finzione filmica si avvia proprio dal voto del parlamento, chiamato ad esprimere  l'atto di liberazione o di condanna, a seconda come  si considera, vuoi per ragioni personali o politiche, la triste storia della giovane donna. Si apre, così, in uno dei senatore un profondo caso di coscienza, aggravato, ironia della sorte, dal  pensiero della figlia opposto al suo. La ragazza, dal suo canto, mentre si reca ad Udine per manifestare dinanzi alla clinica, dove finirà la vita di Eluana, s'innamora di Roberto che a sua volta è il guardiano di suo fratello, insano di mente. Una grande attrice, la terza storia, si è ritirata dalle scene per assistere, sostenuta da una grande fede,  la figlia in coma irreversibile. Infine un ultimo personaggio si aggancia agli altri,  rappresentando  il disagio di vivere da drogata.
Il Commento
Non è un brutto film, "Bella addormentata", presentato al Festival Cinematografico di Venezia, in odore di premiazione, come miglior film italiano, anzi  l'eccezionale Toni Servillo getta luce immensa sul personaggio del parlamentare, da lui interpretato, come sempre in maniera superba e di conseguenza su tutto il film. Per il resto solo un ammasso di trame, l'una nell'altra, con  le problematiche trattate troppe  ed inutili che hanno in qualche modo disperso il tema fondamentale dell'eutanasia. E' vero, Eluana non è rappresentata fisicamente  e non è la bella addormentata del film, ma la storia che Bellocchio mette insieme, è comunque posticcia come non è veritiero il realismo di cui si serve per rappresentare alcune scene. Sintomatico, infatti è il ruolo del medico che assiste notte e giorno la paziente drogata, eludendo i tempi regolari della sua professione. Ogni personaggio delineato dal regista ha un disagio singolare per cui il film inevitabilmente si appesantisce e nessuna storia ha presa sullo spettatore. Resta Bellocchio, un acuto osservatore della realtà che nel film riprende e  con le incongruenze che le sono proprie, messe in risalto da un fondale insostituibile qual è la televisione, sinuosa e presente in tutte le scene.  Va sottolineata una finezza della regia, una citazione filmica per gli appassionati cinefili, ove  nelle prime scene, da uno schermo televisivo si assiste ad  uno spezzone del film "La vera storia della signora delle camelie" interpretata da una giovanissima Isabelle Huppert, la stessa attrice che nel film di Bellocchio con dosata raffinatezza e mostrando per intero i segni del tempo, interpreta la madre- attrice. Il film si è guadagnato due riconoscimenti, il "Premio Brian" e il "Premio Marcello Mastroianni", assegnato al giovane Fabrizio Falco (il fratello insano).  Elegante è la colonna sonora di Carlo Crivelli che distribuisce tensione al film, mentre la sapiente fotografia di Daniele Ciprì, getta luci caravaggesche su tutta la pellicola.
Gli interpreti
Tutti bravi gli interpreti nel proprio ruolo, ad iniziare dall'eccezionale Toni Servillo, che delle sue interpretazioni, ogni volta, ne fa un capolavoro. Buona la prova sia di Alba Rohrwacher che quella di Michele Riondino (il giovane Montalbano della tv), anche se i loro personaggi sono fugaci. Divertente è il monologo, castiga-costume, del parlamentare psichiatra, interpretato dal bravissimo attore di teatro Roberto Herlitzka, il quale fa la sua arringa tra vapori e sudori di in una sauna. Convince, per la naturalezza, Pier Giorgio Bellocchio, figlio d'arte, nei panni del medico-missionario in cui si  è calato.
Il Regista
Marco Bellocchio (Bobbio, 9 novembre 1939) è un regista, sceneggiatore e produttore  cinematografico italiano. Fin da piccolo alle scuole salesiane mostra un certo interesse per il mondo del cinema e la sua irriverenza verso i canoni clericali lo porta ad essere considerato un ribelle. A Bobbio segue molto il cinematografo locale appassionandosi alla regia. Nel 1959 frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e - sotto la guida di Andrea Camilleri - nel 1962 acquisisce il diploma di regia per poi proseguire a Londra i suoi studi sul cinema. Tornato in Italia lavora al suo primo lungometraggio. A Bobbio, suo luogo di nascita, in provincia di Piacenza, all'età di 26 anni, dirige "I pugni in tasca" (1965), in cui già si nota il suo anticonformismo, così come nei successivi: "La Cina è vicina" (1967, presentato al Festival di Venezia e vincitore del Gran Premio della Giuria  e "Il popolo calabrese ha rialzato la testa" (1969). La sua  lunga carriera di regista è costellata di successi e di riconoscimenti, il suo è un talento che suscita fermenti, discussioni, approfondimenti di problemi. Con "Bella addormentata" affronta il tema dell'eutanasia e la difficoltà di avere una legislazione in materia di fine vita.
Per saperne di più
"Il Premio Brian".  Dal 2006, l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti assegna un premio per il miglior film presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il "Premio Brian", dal nome del film satirico del gruppo comico inglese Monty Python "Brian di Nazareth", è conferito a «un film che evidenzi ed esalti i valori dal laicismo, cioè la razionalità, il rispetto dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo, la valorizzazione delle individualità, le libertà di coscienza, di espressione e di ricerca, il principio di pari opportunità nelle istituzioni pubbliche per tutti i cittadini, senza le frequenti distinzioni basate sul sesso, sull'identità di genere, sull'orientamento sessuale, sulle concezioni filosofiche o religiose».
Spunti di riflessione:  L'eutanasia: la malattia in più da affrontare
Il Regista: Marco Bellocchio
Gli Attori: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya Sansa, Brenno Placido, Fabrizio Falco, Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio e Gian Marco Tognazzi.
Giudizio : Buono
Maria Serritiello