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sabato 31 marzo 2012

Salerno aderisce ad Earth Hour 2012



FONTE:IL COMUNE DI SALERNO

Anche la città di Salerno aderisce sabato 31 marzo all'edizione 2012 di Earth Hour, l'Ora della Terra, l'evento mondiale organizzato dal WWF e dedicato alla sensibilizzazione sul tema dei cambiamenti climatici e, più in generale, del rispetto per l’ambiente. Per un'ora si spegneranno le illuminazioni di monumenti, edifici, di singole abitazioni: un gesto simbolico contro i cambiamenti climatici, ma anche l'impegno, concreto, di ognuno sulla strada della sostenibilità.

Il Comune di Salerno aderirà all'iniziativa con lo spegnimento dell'illuminazione monumentale di Palazzo di Città, dalle ore 20.30 alle ore 21.30 di sabato 31 marzo.

Per ulteriori informazioni:
http://wwf.it/oradellaterra/

Modi di dire pasquali



Fonte: Amando.it

Ecco una lista dei più comuni modi di dire:

"ESSERE FELICI COME UNA PASQUA": riferito a chi manifesta una grande felicità, proprio perchè il giorno di Pasqua è un giorno di grande gioia.

"PASQUA ALTA": si utilizza questa espressione quando la data di Pasqua è in ritardo rispetto al tempo in cui ricorre normalmente, mentre si dice: "PASQUA BASSA" quando è in anticipo.

"VENIRE LA PASQUA IN DOMENICA": per indicare tutto quello che si verifica al momento opportuno, che arriva a proposito.

"LUNGO COME UNA QUARESIMA": si dice di una persona o di una cosa prolissa, noiosa, insistente.

"HA SCIUPATO TUTTO ADESSO E FA QUARESIMA": si riferisce a chi ha sperperato i propri beni,le proprie ricchezze e adesso fa digiuno, vive in povertà.

"GETTARE LA CROCE ADDOSSSO A QUALCUNO": si usa per addossare la responsabilità di un fatto ad un'altra persona.

"PORTARE LA PROPRIA CROCE": questo modo di dire deriva dalla salita al calvario di Gesù Cristo ed è da intendersi come la capacità di sopportare e accettare i momenti dolorosi della vita, così come ha fatto il Figlio di Dio.

"LA CROCE CHE CI SI FA DA SOLI E' LA PIU' PESANTE": questo indica quelle situazioni in cui siamo noi stessi a commettere delle azioni per cui in seguito ci pentiamo. Queste quindi risultano più difficili da superare rispetto a quando ci sono cause esterne.

"ESSERE COME SAN TOMMASO": questa locuzione viene usata per indicare una persona ostinata a credere ad un certo fatto accaduto (proprio come l'apostolo Tommaso che si rifiutò di credere ai compagni che gli riferivano dell'apparizione di Gesù risorto).





Storia dell'uovo di Pasqua



FONTE:AMANDO.IT

L'uovo di Pasqua ha origini molto antiche che si rifanno a riti legati all'inizio del periodo primaverile visto come rinnovamento della natura e quindi legato alla fecondità. Durante i secoli si sono poi aggiunte altre tradizioni e leggende legate a questo strano prodotto della natura

L'uovo rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta. Ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato.

Le uova, infatti, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita.
Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati

I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni.
L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare.
Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.

Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.
Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole. Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo.

L'usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua.
Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria.
Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che a sua volta contenva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale.
Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.



giovedì 29 marzo 2012

1° Edizione Poeti al Circeo



VENERDì 27 APRILE 2012
HOTEL "MAGA CIRCE"
SAN FELICE AL CIRCEO

Poeti al Circeo. Un importante appuntamento culturale.

Con i Poeti: Francesco Agresti, Corrado Calabrò,Marta Canfield Ennio Cavalli,Erminia Passannante,Plinio Perilli,Luigia Sorrentino

Voci Recitanti:Brunella Caputo e Davide Curzio

Coordina Eugenio Saputo

All'Artista Federica Petri
verrà consegnato il "Premio Simpatia"
Amici del Mare 2012



Informa Salerno. Notizie di città dal 28 Marzo al 1 aprile 2012

Informa Salerno. Notizie di città dal 28 Marzo al 1 aprile 2012

mercoledì 28 marzo 2012

Caso Orlandi, Cancellieri alla Camera parla del boss De Pedis



FONTE:ANSA.IT

Il fratello: un uomo mi ha avvicinato dicendo 'Conosci chi la rapi''

I fratelli di Emanuela Orlandi, la ragazza, cittadina vaticana, scomparsa in circostante mai chiarite il 22 giugno 1983, saranno oggi alla Camera. Alle 15 e' infatti previsto il question time del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, la quale dara' risposte sulla vicenda di Enrico De Pedis, boss della Magliana sepolto nella basilica di Sant'Apollinare.

Il ministro, che rispondera' a una interrogazione presentata da Walter Veltroni (Pd) ha anche fatto dichiarazioni in merito alla questione della sepoltura di De Pedis durante un'audizione in Commissione Antimafia, affermando che il ministero dell'Interno non fu interessato per il il rilascio di autorizzazioni.

Oggi, inoltre, Pietro Orlandi lancera' un appello durante la trasmissione 'Chi l'ha visto?' ad un uomo che qualche settimana fa gli si e' avvicinato dicendogli: ''La persona che fece salire in macchina tua sorella Emanuela la conosci bene''. A raccontarlo e' Pietro stesso, aggiungendo che la persona in questione non ha voluto aggiungere altri particolari ma ha pronunciato un'altra frase che lo ha colpito: ''Chiedi a Sabrina Minardi, che su quella macchina c'era''.

I fatti risalgono a qualche settimana fa, ma Pietro ne parla solo ora, dopo essersi recato dal pm, Simona Maisto (che insieme a Giancarlo Capaldo e' titolare dell'inchiesta tuttora aperta sul caso Orlandi) per riferire l'accaduto. Le sue dichiarazioni sono state verbalizzate. La Minardi fu la donna del boss della Magliana Enrico De Pedis, detto ''Renatino'', morto nel 1990; e nel 2008 fece delle rivelazioni sul caso Orlandi, collegando il rapimento e la banda della Magliana e affermando che Emanuela sarebbe stata uccisa. Le sue dichiarazioni, per altro controverse, hanno in ogni caso fornito elementi agli inquirenti e la donna e' tuttora indagata.

''Il contatto con quest'uomo, che non conosco - racconta Pietro Orlandi - risale ai primi di marzo. Stavo distribuendo la petizione che ho lanciato qualche mese fa, con un appello al Papa e alle autorita' per chiedere verita' e giustizia su Emanuela. Una petizione a cui hanno risposto oltre 75 mila persone con le loro mail. Un uomo sui 50 anni, brizzolato, alto circa un metro e 70, mi ha avvicinato chiedendomi di che si trattasse e ha preso il testo. 'Conosco questa storia da quasi 29 anni', ha affermato con aria evasiva, come a dire che per questa strada non si va lontani. Io ho avuto la sensazione che sapesse benissimo della petizione, tanto piu' che ne avevo parlato la sera prima a Chi l'ha visto.Poi ha fatto una dichiarazione che mi ha un po' scioccato: ''La persona che fece salire in macchina Emanuela la conosci bene''.

''Ho cercato di saper qualcos'altro - prosegue Pietro - ma lui ha risposto: 'Ho detto anche troppo'. Ho continuato a camminare a fianco a lui, a fargli domande. A questo ha aggiunto: 'Chiedi a Sabrina Minardi, che su quella macchina c'era'. Poi ha allargato le braccia per dire che non poteva aggiungere altro, e se n'e' andato''.











martedì 27 marzo 2012

Se per Paestum serve una colletta mondiale



Tomba del Tuffatore: lastra di copertura. Museo Archeologico Nazionale di Paestum
datazione: decennio compreso tra il 480 e il 470 a.C

FONTE: CORRIERE DELLA SERA.IT
DI GIAN ANTONIO STELLA


Il sito tra i detriti e lo spreco di un sentiero con il teck.
La mostra da 400 mila euro chiusa il giorno del debutto.
Distrutto il sottopassaggio costato 2 milioni

Arrivi? Boh... Partenze? Boh... Anche le tabelle degli orari sono state sfondate, strappate, distrutte. C'è da diventar paonazzi di vergogna, alla stazione di Paestum. Degrado, sporcizia, detriti... Chi altri butterebbe via un patrimonio come questo presentandosi ai turisti con un biglietto da visita così fetido? Legambiente non si fida più, di chi ha in mano quel tesoro. E lancia una colletta mondiale per comprare i terreni privati dell'area archeologica: vanno messi in salvo.

Sia chiaro: il solo affresco della «Tomba del tuffatore» è un tale capolavoro che, se anche non ci fossero il tempio di Nettuno e la «Basilica» e l'Agorà e le altre meraviglie del museo archeologico come il vaso del ratto di Europa o la cosiddetta «Camera del finanziere», varrebbe la pena di venirci anche a piedi, a Paestum. Nonostante il traffico da incubo della strada che scende da Battipaglia solcando l'ammasso edilizio più brutto del pianeta. Nonostante l'orrore di bar «ingentiliti» con frontoni, colonne e finte statue antiche. Nonostante le giostre piazzate dentro l'area archeologica e le arcate di luminarie che addobbano la strada che costeggia le rovine manco fosse la sagra strapaesana d'un borgo di periferia.

Guai a dirlo, da queste parti, che il «contorno» dei resti archeologici è indegno di un sito Unesco e più ancora dell'incanto che stregò uomini quali Friedrich Nietzsche: «È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa». Guai a scrivere, come ha fatto giorni fa Alessandra Arachi su questo giornale, della discarica a cielo aperto di lastre di Eternit e copertoni e lavatrici che copre la Necropoli del Gaudo: «Volete fare scappare turisti? Parlate delle cose belle, piuttosto! Il cielo! Il mare! I templi! La mozzarella!»


Il guaio è che sono state proprio le ultime «brillanti idee» delle amministrazioni locali ad avere stuprato l'immagine di Paestum agli occhi di chi, dopo aver sognato di visitare queste celeberrime rovine, va a sbattere contro tre accessi da togliere il fiato. Non è facile spiegare a uno straniero che alcune decine di anni, da quando esiste una coscienza dell'orrore, non sono bastate a demolire e rimuovere, come proposto anche da uno studio di fattibilità della Fondazione Paestum, in testa il presidente Emanuele Greco e Ottavia Vozza, la strada che taglia le rovine spaccando in due l'anfiteatro e il Foro. Che l'ingegnere Raffaele Petrilli, il quale costruì la Tirrena inferiore nel 1829, sia stato un somaro criminale a segare in due le rovine e addirittura l'antica arena, è un dato acquisito. Che l'Italia non abbia ancora rimediato a quello sconcio è incredibile. Tanto più che negli ultimi anni con il solo Pit (progetto integrato territoriale) a Paestum sono stati investiti circa 22milioni di euro. Una somma enorme. Segnata, oltre che da un restauro dei templi principali e una sistemazione delle mura a porta Serena, da alcuni sprechi stupefacenti.

Come l'acquisto per 3 milioni e 98mila euro, una enormità visto lo stato dell'immobile, del rudere di uno stabilimento Cirio costruito dov'era il cosiddetto tempio di Santa Venera. Dovevano farci questo e quello: è ancora là, abbandonato alle sterpaglie. Per non dire dei 258mila euro spesi per due «giardini» davanti ai templi dove avrebbe dovuto rinascere la «rosa damascena» ma subito sfasciati dalla mancanza di manutenzione. O della mostra sulla Poliorcetica (l'arte di assediare ed espugnare le città fortificate) allestita in una delle due magnifiche torri sopravvissute, costata 400mila euro e chiusa la sera stessa dell'inaugurazione: «Mancano i custodi». O di una nuova strada che ha ridotto a uno stretto avvallamento il grande fossato dove scorreva il fiume e lungo la quale corre oggi parallelo un sentiero pavimentato in legno col teck. Manco si trattasse della terrazza di un circolo nautico.

Ma sono i tre accessi principali i luoghi in cui puoi vedere meglio come hanno buttato i soldi. La stazione ferroviaria, poche decine di metri dietro il museo, potrebbe essere una straordinaria opportunità turistica, tanto più nel contesto del traffico infernale di auto e camion dell'area. Ma è un disastro. Vuota la biglietteria. Vuoto l'ufficio turistico. Rotto lo schermo elettronico coi treni in partenza e in arrivo. Strappati e stracciati gli orari nella bacheca. Devastato il sottopassaggio pedonale, con tanto di sedia mobile per i disabili già arrugginita, costato due milioni di euro.

In condizioni ancora più agghiaccianti, però, sono i parcheggi costruiti agli ingressi del sito archeologico. «Visitor center» costruiti col cartongesso (sic!) e subito sventrati. Bagni pubblici cannibalizzati, lordati e spaccati. Siringhe d'eroina ovunque. Rivestimenti distrutti. Impianti elettrici svuotati delle centraline e dei fili. Tombini scoperchiati (il primo turista che ci si spaccherà una gamba finirà sulla Cnn ...) perché i vandali si son portati via le piastre. Sbarre elettroniche dei parcheggi divelte. Sembrano luoghi abbandonati da decenni. Una targhetta spiega che sono stati inaugurati l'8 giugno 2009. C'è poi da stupirsi dei dati sugli accessi? Dice un documento del ministero dei Beni Culturali che il circuito (museo e scavi insieme) ha avuto nel 2011 solo 20.034 visitatori paganti, il museo 45.368, i templi 98.125. Pochissimi, rispetto alle potenzialità: pochissimi.

È in questo contesto che Legambiente, ieri mattina, per bocca del segretario regionale Michele Buonomo («In un paese che svende sempre più i propri gioielli di famiglia, noi vogliamo comprarli») e dei generosi militanti locali che giorno su giorno cercano di arginare il degrado, ha lanciato un progetto. Si chiama «PaestUmanità» e si propone di raccogliere con una colletta internazionale, tra privati e istituzioni, cinque milioni di euro per comperare i 95 ettari che fanno parte del parco archeologico e sono oggi in mano a privati. Contadini che, per sfruttare la terra, «raschiano coi trattori ogni anno di più il terreno fino a rischiare di compromettere quanto c'è sotto».
Mettiamo il caso che l'operazione, grazie a quote da 50 euro, vada in porto: cosa se ne faranno gli ambientalisti di quei terreni? «Niente. Taglieremo l'erba e basta. Poi, se lo Stato vorrà avviare una nuova campagna di scavi, diremo: ecco qua, prendete pure. Ma intanto, fino a quel momento, vogliamo mettere in salvo ciò che resta di quel patrimonio che appartiene a noi di Paestum e a tutta l'umanità».

Gian Antonio Stella
27 marzo 2012 | 18:05








Giovanna Marturano compie 100 anni


AUGURI DONNA GIOVANNA ONORE TUTTO ITALIANO



E' stata partigiana nella Brigata Garibaldi, ha organizzato ler donne durante la Resistenza, ha visto la galera fascista e il confino. A lei, e quelli come lei, dobbiamo la nostra libertà e la nostra democrazia


Giovanna Marturano (Roma, 27 marzo 1912) è una partigiana, antifascista e comunista italiana, nonché esponente di rillievo del movimento femminista

Nata a Roma da famiglia sarda, studio al Liceo classico Ennio Quirino Visconti nel rione Pigna e poi alla facoltà di architettura de La Sapienza, ma poi si ritirò poco dopo perché la sua famiglia nel 1936 si trasferì a Milano. Dopo il trasferimento a Milano divenne operaia e aderì al Partito Comunista Italiano che operava in clandestinità. Con l'arresto di uno dei suoi fratelli nel 1938 venne schedata dalla come "sovversiva" e scontò un mese di carcere per propaganda antifascista[1], nel 1941 a Ventotene sposò Pietro Grifone durante il suo confino durante il fascismo. Nel 1943 operò come staffetta partigiana all'interno delle Brigate Garibaldi, anche al fianco di suo marito Pietro Grifone che, dopo lunghi anni di detenzione per antifascismo, era stato liberato e rischiava la fucilazione. A guerra finita continuò la militanza politica, conciliandola con una vita familiare impegnata dai suoi due figli Carlo e Anna, e continuando ad aiutare il marito Pietro, che aveva assunto incarichi politici di grande responsabilità, divenendo parlamentare del PCI ed uno tra i fondatori e dirigenti del movimento dei contadini nel Sud d'Italia, nel quale si distinse per moderazione e lungimiranza. Dopo la Liberazione è stata insignita della medaglia di bronzo al valor militare per il suo contributo alla Resistenza,avendo operato come staffetta all'interno delle Brigate Garibaldi. Successivamente fu nominata responsabile dell'archivio del PCI.
É presidente onorario dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) della provincia di Roma ed è costante negli ultimi anni la sua attività politica come memoria della resistenza. Ha affermato, durante la celebrazione per la Festa della Liberazione del 2011 a Porta San Paolo a Roma, "ho 99 anni non voglio morire sotto Berlusconi"






Gli uomini preferiscono le curve



Fonte:Virgilio Donne

Le donne formose tutte curve al top delle preferenze nei sogni dei maschi italiani. I risultati di un sondaggio

abbondante, fianchi generosi con le curve al posto giusto e e pelle morbida: ecco le caratteristiche delle donne che piacciono agli uomini italiane. In cima alla classifica delle donne più desiderate, non a caso, troviamo la sexy regina del Burlesque Dita Von Teese (69% delle preferenze). A seguire Monica Bellucci (63%), che ha raggiunto il successo nel mondo dello spettacolo pur non vestendo una taglia 40, la mediterranea Rossella Brescia (59%). Quarta in classifica Scarlett Johannson (56%), l'attrice più formosa di Hollywood, che mai si è preoccupata di diete o palestre. Al quinto posto la modella Belen Rodriguez (51%), che non si fa problemi a esibire le proprie curve.
Solo al quindicesimo posto, con il 18% delle preferenze, la scheletrica modella Kate Moss, forse più ammirata dalle donne che dagli uomini.


Pare infatti che le donne tendano a scegliere un modello fisico filiforme, come osserva Chiara Simonelli, docente di Psicologia dello sviluppo sessuale all’Università La Sapienza di Roma: "gli uomini gradiscono una donna più femminile, con un po’ di fianchi e un seno più florido, che sappia essere ironica e intelligente, senza essere aggressiva. La tipologia mediterranea risulta la più interessante per l’uomo".

Insomma, le donne che si affannano a eliminare rotondità e chili di troppo con diete da fame ed esercizi fisici sfiancanti inseguono un ideale di bellezza tutto femminile, che non coincide affatto con quello degli uomini.
La ricerca dell'agenzia di comunicazione "Found!" ha chiesto a1200 utenti uomini di social network tra i 25 e i 55 anni di definire le caratteristiche del partner ideale. Tra le caratteristiche fisiche preferite al primo posto spiccano le curve (68% delle risposte), seguite da un viso curato e da una pelle liscia. La donna ideale deve essere prima di tutto femminile, a partire dall'aspetto fisico (65%).

La donna ideale sa sedurre con la mente e con il corpo (54%), è giocosa (47%), provocante ma accessibile (44%).
“Cerco una ragazza che sappia conquistarmi sia a livello fisico ma soprattutto mentale” e “voglio una compagna che non faccia troppo la diva e che esprima la propria femminilità nel modo giusto”: ecco una sintesi delle principali richieste in rete.
Una donna che sia bella ma possibile, senza essere troppo snob, in grado di non mettere a disagio il proprio lui: così la vorrebbe il 67% degli uomini.

Cosa non piace invece in una donna? Innanzitutto, il sembrare troppo timida (65%) o troppo audace (59%): meglio una sana via di mezzo. L’aria mascolina (54%) o troppo da diva (44%), un carattere spigoloso (51%) o aggressivo (58%) sono tra le caratteristiche meno apprezzate, insieme alla mancanza di personalità (51%), al voler eccedere con la stravaganza (47%).
La donna ideale poi, sempre secondo il campione, dovrebbe pensare meno al lavoro e più alla vita di coppia (37%): ecco una caratteristica unisex, generalmente apprezzata dal sesso femminile in un uomo e che a quanto pare anche i maschi sognano nella loro donna.






La donna morta a Barletta è stata intossicata da nitrito di sodio


Fonte:Virgilio Notizie

L'ipotesi dei medici legali dopo l'autopsia. Il conservante somministrato al posto dell'innocuo sorbitolo



Teresa Sunna è stata uccisa dal nitrito di sodio, somministratole al posto del sorbitolo per effettuare un test sulle intolleranze alimentari. E' questa l'ipotesi a cui sono arrivati i medici legali incaricati dalla procura di Trani di effettuare l'autopsia sul corpo della ragazza. I professori Gianfranco Divella e Roberto Gagliano Candela hanno analizzato i campioni sequestrati nel laboratorio dello studio medico dove la ragazza stava per sottoporsi all'esame e si sono subito accorti che in quelle fialette c'era nitrito di sodio, un conservante che si usa principalmente per la carne assai tossico per l'uomo, invece dell'innocuo sorbitolo.

Ora il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo e il sostituto Michele Ruggiero stanno cercando di ricostruire la filiera di vendita per bloccare altre partite alterate e capire dove c'è stato quello che gli inquirenti chiamano "un tragico errore". L'ipotesi più probabile è che il guaio sia stato combinato dalla ditta di Belfast dalla quale il dottor Ruggiero Spinazzola aveva comprato il finto sorbitolo: si tratta di un'azienda che vende sostanze chimiche via Internet e probabilmente hanno scambiato il materiale. Più difficile che invece il problema sia alla fonte, e cioè alla ditta di Rovigo che nel 2010 ha venduto il sorbitolo in Irlanda. Grazie alla collaborazione di E Bay la procura di Trani e gli uomini della Polizia postale hanno già individuato 25 acquirenti che in Francia, Belgio e Inghilterra hanno acquistato sorbitolo dall'Irlanda. Tramite gli Ip forniti da E Bay stanno cercando di contattarli per evitare che vengano utilizzati. Contemporaneamente è stata allertata la polizia inglese come quella irlandese che hanno avviato in tutta fretta le indagini.

"Attenzione ai pacchi da cinque chili di sorbitolo venduti su Internet e provenienti dal Regno Unito", è l'appello lanciato dal procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo. E Bay ha invece bloccato ieri la vendita di sorbitolo in tutto il mondo, assicurando la massima collaborazione alle indagini. "Siamo addolorati e vicini al dolore della famiglia della ragazza - ha fatto sapere la società di acquisti on line - Le vendite resteranno interdette fino a ulteriori chiarimenti: deve essere chiaro che il sorbitolo è un sostituto dello zucchero ed è una sostanza che può essere legalmente venduta anche on line".

lunedì 26 marzo 2012

''Sexy sul web per farsi notare''


Fonte:Repubblica.it
intervista di Valeria Teodonio

ADOLESCENZA BRUCIATA E' la generazione degli anni zero. Ragazzini che si confrontano sempre prima con i disagi degli adulti. Da un lato l'alcol, un problema per 400 mila minori. Dall'altro internet che li espone a nuovi pericoli: sono in molti a rischiare di cadere nelle rete della pedopornografia

Adolescenti che si spogliano in webcam cadendo nelle trappole di ricattatori esperti, ragazzine che per farsi notare dagli amici di scuola mostrano foto ammiccanti sul web. Sono fenomeni che - secondo l'Eurispes - arrivano a toccare anche il 10% dei giovanissimi. Intanto aumenta la percentuale di chi consuma vino e birra, passata dal 14,5 al 16,9%. E loro raccontano: "Bevo perchè mi serve, sono stressato


Il fenomeno del "sexting" - l’invio di foto e video a sfondo sessuale - è in aumento in tutta Europa. Il 6,7% degli adolescenti italiani – dice l’ultimo rapporto Eurispes - ha mandato foto o video di questo tipo e il 10,2% li ha ricevuti. Nel video, il racconto di un'adolescente romana: "Mettiamo su Facebook immagini provocanti per attirare l'attenzione. A volte mi scrivono persone più grandi, che cercano di incontrarmi. Qualcuno offre dei soldi. E ci sono alcune ragazze che ci cascano. Su Facebook mettono foto in reggiseno e mutande. Lo fanno perché hanno un bel fisico e sentono di doverlo mettere in mostra. E quando persone più grandi chiedono di incontrale, accettano. Sono ingenue, pensano di ottenere soldi senza fare nulla in cambio”. L'alcol? Bevo quasi tutti i sabati. So che mi fa male, ma sono giovane e devo divertirmi"


Ascoltateli, cercate di capire il loro mondo
Solo così potrete essere autorevoli"

Parla lo psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet. "La responsabilità di questi comportamenti non va cercata solo nella famiglia. Per gli adolescenti gli esempi vengono più dai gruppi sociali (amici, scuola) in cui vivono. I genitori devono sapere, essere competenti per poter intervenire"ROMA - Ascoltare i ragazzi. Entrare nel loro mondo. Questa la ricetta dello psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet per aiutare i nostri figli a evitare comportamenti "a rischio". Per diventare competenti, credibili e autorevoli ai loro occhi. Per guidarli in un mondo bombardato dalle informazioni, in cui la famiglia tradizionale viene spesso sostituita da una nuova "famiglia sociale": il gruppo.

Professore,"sexting" e "binge drinking": perché questi comportamenti? Di chi è la responsabilità?

"La responsabilità non va cercata solo nella famiglia tradizionale. E' anacronistico. Sono i coetanei a dettare le regole di comportamento. Succede sia per i maschi, che per le femmine. Il gruppo degli amici è diventato una sorta di "famiglia sociale" per gli adolescenti. Svolge funzioni di consolazione, di appoggio, sostituisce la famiglia. Ed è ricercato dai ragazzi fin dalle elementari. Il gruppo assorbe modelli e valori dalla tv e della sottocultura delle pubblicità. Non sono certo i genitori ad aver inventato il piercing, i tatuaggi o gli spinelli. E' il gruppo. Il contesto sociale istiga al successo, alla visibilità, alla bellezza. Obiettivi difficili da realizzare: per questo gli adolescenti cercano di "sostenersi" in qualche modo. Per esempio con l'alcol o con le "canne". Le responsabilità dei comportamenti rischiosi dei ragazzi vanno divise tra le varie "famiglie": il gruppo, la famiglia tradizionale, la scuola".

Cosa può fare una madre o un padre di fronte a un disagio o a un comportamento che sembra rischioso?

"Stare vicino al ragazzo come faceva durante l'infanzia. Certo, è diffcile essere i genitori degli adolescenti attuali, precoci sia dal punto di vista sessuale che sentimentale. Perché questa precocità rende complicato per un genitore il confronto con la propria adolescenza. Quello che si può fare è cercare di capire senza avere la presunzione di sapere già. Anche io da psicoterapeuta degli adolescenti in crisi ho visto che i miei ricordi di infanzia e dell'adolescenza non servivano più a comprendere il ragazzino che avevo di fronte. Quindi gli chiedo: "Perché bevi? A che ora inizi? Chi c'è con te?". Bisogna informarsi, fare domande: "Perché ti fai il tatuaggio? Perché ti fai il piercing?". Bisogna dire a nostro figlio: "Siediti qua, fammi capire"".

Come fa un genitore ad accorgersi di un comportamento "a rischio"?

"Si deve cercare di mantenere un contatto con i ragazzi. Il che non vuol dire essere buonista, sottomesso, amico dei figli. Anzi, significa essere molto autorevole e competente. Perché se gli adolescenti hanno la sensazione di parlare con un adulto competente, allora si aprono. I genitori oggi sono preoccupatissimi. E non sanno come intervenire. Considerano l'adolescenza un pericolo, qualcosa che rovina i bambini. Ma così facendo, rischiano di perdersi un evento meraviglioso: l'adolescenza".

Dunque meno preoccupazione e più disposizione all'ascolto da parte dei genitori: questa può essere la ricetta per aiutare i figli a non cadere in comportamenti rischiosi?

"Sì. Ma che sia ascolto vero. Quando 20 anni fa hanno cominciato ad arrivare da me ragazzini di liceo classico con piercing o tatuaggi, ho trasecolato. Pensavo che fosse roba da galeotti o da mozzi delle navi. Invece ho scoperto che era solo moda. Ecco: bisogna essere curiosi. Dobbiamo avere la curiosità di interpretare l'adolescenza. Ai genitori dico: "cercate di dimenticare la vostra adolescenza e identificatevi con questi ragazzi. Cercate di capire le loro ragioni. Questo non vuol dire dargli ragione, ma recuperare la nostra autorevolezza. Se dimostriamo di non sapere nulla della realtà in cui vivono, non potremo mai essere credibili ai loro occhi. Se invece ci facciamo spiegare bene il loro mondo, allora diventiamo competenti". E a quel punto si può aprire un dibattito, un discorso educativo e culturale".

Perché le ragazze mettono foto provocanti su internet?

Su internet si instaurano delle relazioni anche intime, a volte spudorate, ma senza corpo. Questo permette alle ragazze di testare la loro capacità seduttiva: possono verificare se sanno attirare l'attenzione del maschio senza avere una relazione concreta. Certo, c'è da allarmarsi, ma non da criminalizzare. Ricordiamoci che la tv e internet mettono continuamente i ragazzi a contatto con l'osceno, con il pedofilo, con il porno. Basta schiacciare un bottoncino. In passato erano cose molto lontane, e la famiglia poteva tentare di costruire una censura positiva. Adesso è impossibile filtrare le informazioni. Oggi già a sei sette anni i bambini sono bombardati. Sta a noi aiutare i ragazzi a usare internet e a metterli in guardia sui rischi che corrono. E per fare questo dobbiamo diventare competenti: se parliamo di internet come di un luogo frequentato solo da criminali e di pedofili, loro ci risponderanno che "siamo fuori di testa". Insomma: se siamo "analfabeti" su certe cose, non saremo mai convincenti. Bisogna trovare un'altra pista. Altrimenti non ci daranno mai retta quando daremo un consiglio sensato.

“Chi ha paura muore ogni giorno”. Giuseppe Ayala al Verdi di Salerno



FONTE:LAPILLI/SALERNO
DI MARIA SERRITIELLO

Salerno. “Chi ha paura muore ogni giorno” di Giuseppe Ayala non è solo il titolo del libro ma anche della la trasposizione teatrale che lui stesso ha rappresentato al Teatro Verdi di Salerno, in 5 serate dal 7 al 10 marzo u.s.

La sua, portata sulle scene, per oltre 100 repliche, in tutta Italia, è l’esperienza avuta con i magistrati-amici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, al tempo del pool antimafia. E cosi per 5 giorni, il Teatro Verdi di Salerno, ha mantenuto accesa l’attenzione sulle due nobili figure, di eroi civili, uccisi dalla mafia, l’uno, Falcone, il 23 maggio 1992, l’altro Borsellino, il 19 luglio 1992, entrambi a Palermo.

Giovanni Ayala è stato il Pubblico Ministero che non ha perso mai un processo, anche perché, come lui stesso afferma, erano processi intentati da Falcone e Borsellino e neanche perde la scena in teatro, come fine dicitore. A questa testimonianza spettacolare, lui tiene molto e perché è un atto dovuto ai suoi due amici, al di là che fossero i magistrati di valore, e perché, tutto il lavoro, è un messaggio civile rivolto alle generazioni future per imprimersi nelle menti e nel cuore. “I giovani sono come una lavagna” sostiene “su cui si devono scrivere messaggi positivi, per essere recepiti come tale, purtroppo è vero anche il contrario e su quella lavagna si scrivono molte più cose che non aiutano la loro formazione”. Per questa ragione e con caparbietà, da anni, si dedica a portare la sua esperienza presso i giovani studenti delle scuole di tutta Italia, riconoscendo in ciò anche una forma di egoismo personale e cioè la piacevole sensazione di sentirsi utile.

Genesi dello spettacolo

La trasposizione teatrale di “Chi ha paura muore ogni giorno” la si deve a due fattori, uno di merito personale e cioè alla sua indiscussa capacità di oratore e l’altro alla casualità. Quest’ultima così la racconta: “Mia moglie fondatrice in Sicilia e presidente per 20 anni dell’organizzazione sulla ricerca del cancro, conosce Gabriele Guidi, figlio di Jonny Dorelli e Catherine Spak a Roma, dove cura lo spettacolo di sua madre. Sempre in cerca di fondi, prega la Spak, per farsi aiutare, di portare il suo spettacolo, sulla cantante Edith Piaf, in Sicilia. Catherine accetta, viene da noi e in quell’ occasione, mia moglie familiarizza di più sia con la Spak che con Gabriele, al quale da’ da leggere il mio libro e che questi, diligentemente, porta con sé in vacanza. Il giovane, a fine lettura, rimasto impressionato, mi chiama per congratularsi e quando gli espongo l’idea di farne uno spettacolo, me lo vedo dopo poco, dinanzi alla porta. ”

Lo spettacolo

Gabriele Guidi ha curato egregiamente lo spettacolo che a sipario sollevato mostra uno scenario scuro su cui si evidenzia uno schermo bianco, dove vanno in tragica sequenza immagini di repertorio. E le emozioni si susseguono subito, mentre la voce profonda, attraversata dall’accento dialettale, avvolge il pubblico, lo tiene stretto e gli fa provare il dolore della perdita. Un rappresentazione così intensa mancava da tempo al Massimo cittadino. Ogni passaggio viene sottolineato da grossi applausi, la condivisione si sente e si vede nei tanti occhi lustri, occhi che non sanno trattenere le lacrime, perché quel fatto, che è raccontato in scena, è la storia che ben si conosce e si è patita con dolore per i lutti susseguiti. Si assiste con il fiato sospeso, in un silenzio spettrale, neanche un colpo di tosse interrompe l’aria, rarefatta dalla consapevolezza che quello che si sta rappresentando, alla fine, sarà una triste mattanza. Già, proprio come nell’arena, quando la corrida designa la morte ineluttabile dei tori e ad essere macellati, allora e come ogni volta nel racconto, sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

La metafora

La lotta alla mafia, il magistrato che ha avuto certamente paura, ma non si è lasciato vincere da essa, la spiega semplicemente ed in modo estremamente comprensibile, nel prosieguo della rappresentazione, attraverso la calzante metafora della partita di calcio. “Dopo la morte di Aldo Moro” dice “lo stato scese in campo vincendo la partita contro i terroristi, perché non c’è macchina più potente dello stato quando scende in campo, ma non fu così con la mafia, per il semplice motivo che le maglie indossate dal potere e dagli uomini del crimine, per la difficile partita, furono scambiate. Altre parole non servono!

Le emozioni

L’amicizia con i due giudici, i tanti ricordi, le affettuose testimonianze, i divertenti aneddoti e gli spaccati semplici di vita vissuta con loro sono lì davanti ad ognuno in sala, scorre la loro vita ma anche la nostra, ad essi intrecciata, di quegli anni si ha viva la memoria e tutti ma proprio tutti sono in piedi, a fine spettacolo, per applaudire l’impegno civile di Falcone e Borsellino e l’accorata testimonianza di Giuseppe Ayala

Maria Serritiello
www.lapilli.eu

Consigli per accrescere la passione per la lettura e i diritti del lettore


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO




LA LETTURA QUESTA SCONOSCIUTA


1)Scegli sempre libri a livello delle tue capacità di lettura
2) Prova a leggere libri di argomento e generi diversi
3)Metti impegno e costanza nella lettura delle prime venti trenta-pagine di un libro
4)Non vergognarti di saltare righe o pagine o intere sezioni se non t’interessano o se la lettura potrebbe causare l’interruzione del libro


5) Cerca di avere sempre a disposizione qualche libro che ti interessi
6)Alla fine della lettura,valuta quali aspetti del libro ti sono maggiormente piaciuti


10 diritti del lettore che,secondo lo scrittore Daniel Pennac, ti devono essere concessi.
Pretendi di poterli esercitare
Scegli tra questi,quelli che ti devono essere concessi per diventare un efficace lettore.
1)Diritto di non leggere
2)Diritto di saltare le pagine
3)Diritto di non finire un libro

4)Diritto di rileggere
5)Diritto di leggere qualsiasi cosa
6)Diritto di provare soddisfazione per le sensazioni che proviamo durante la lettura

7) Diritto di leggere ovunque
8)Diritto di spizzicare,cioè di aprire un libro a caso e leggere qua e là
9)Diritto di leggere a voce alta
10) Diritto di tacere,cioè di non riferire ad altri le ragioni del nostro leggere o che cosa abbiamo capito





“Primavera Einaudi 2012”- incontri d’autore


(Foto Mariolina Venezia e Maria Serritiello)

FONTE:LAPILLI/SALERNO
DI MARIA SERRITIELLO

Per il centenario della nascita di Giulio Einaudi, Salerno ha fatto le cose per bene, gli ha dedicato una rassegna “Primavera Einaudi 2012”, incontri d’autore. Diciotto appuntamenti da non perdere, iniziati nel mese di febbraio, per terminare il 31 maggio, curati dal Comune di Salerno - assessorato alla Cultura, dalla Libreria Punto Einaudi di Salerno e dall’Associazione no profit “ Koinè”, che accoglieranno in città, in questi tre mesi, il meglio della letteratura italiana.

Dopo Maurizio Di Giovanni, Valeria Parrella, Teobaldo Fortunato, Roberto Pierucci e Massimo Bignardi, sabato 17 marzo è stata la volta di Diego De Silva. La location a disposizione, il Teatro Giuseppe Verdi, per presentare, alle ore 18, con il Sindaco Vincenzo De Luca, ospite, “Sono contrario alle emozioni”, terzo episodio del personaggio principe dei suoi libri: Vincenzo Malinconico. Il “Massimo” cittadino ha riecheggiato di vari estratti del libro e di pregevoli note musicali di Stefano Giuliani (sassofono) e Aldo Vigorito (contrabbasso).

I prossimi incontri, che daranno lustro a tutta la rassegna, saranno con Mariolina Venezia, Mario Avagliano, Domenico Starnone, Antonello Caporale, Pino Aprile, Michele Ponzani, per citare alcune delle autorevoli firme.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu



All’ Istituto Afano I di Salerno Don Aniello Manganiello



FONTE:LAPILLI/SALERNO
DI MARIA SERRITIELLO

Salerno. Non sempre la scuola utilizza momenti di grande intensità pedagogica per arricchire le lezioni frontali, ma quando lo fa è maestra di vita. L’occasione giusta, per emozionare gli allievi del liceo pedagogico Alfano I, è stata offerta da Don Aniello Manganiello, il prete che, per 16 anni, ha contrastato la camorra, a Napoli nel quartiere di Scampia.

All’interno della settimana della legalità, 12 – 19 marzo u.s., organizzata dall’Istituto, con il tema: “Impegno civile-culture e testimonianze per vivere legali”, si è svolto un interessante incontro-dibattito a cui hanno partecipato Gianfranco Valiante, presidente della commissione anticamorra della Regione Campania, Don Aniello Manganiello e i numerosi studenti del liceo stesso. L’incontro è stato curato e coordinato da Gilda Ricci, docente di spicco dell’Alfano I, che non perde mai occasione di proporre ai suoi studenti, contenuti culturali diversificati, una militanza, la sua, a 360 gradi da sempre. Nell’aula magna piena come un uovo di giovani allievi desiderosi di conoscere fisicamente chi ha avuto il coraggio di fronteggiare la camorra, ma anche di poter porre tante domande ed una in particolare: “ Come si riesce a fronteggiare la paura”, Don Aniello Manganiello inizia a parlare, testimoniando fattivamente la sua esperienza. “Sedici anni spesi a Scampia” dice “ non sono stati pochi, né facili ma sono stati utili, invece, a lanciare un messaggio ai giovani di quella realtà che la legalità non deve e non può essere parola vuota” A lezione di Don Aniello si apprende che la paura è sì una sensazione che si può provare ma è altrettanto vero che non si può consegnarsi ad essa. Per lui non è stato così naturale ma per amore della sua gente, come già per Don Giuseppe Diana, il prete ucciso dai malavitosi a Casale di Principe, prima di lui, ci è riuscito.

Quando fu assegnato a Scampia nel 1994, vi si trasferì malvolentieri, la sua, fino a quel momento era stata una bella esperienza, spesa nel Quartiere Trionfale Prati, dirigendo un oratorio, frequentato da 800 ragazzi dai 6 ai 30 anni, con un ventaglio di attività che andavano dalla musica, allo sport, dal volontariato a programmazioni culturali di vario tipo. Ma bastò poco al prete nostalgico del ’68 buono, dai capelli a caschetto e frangia sulla fronte, il viso difeso da un sottile velo di barba, solcato da rughe che non lo imbruttiscono e neanche l’invecchiano, ricominciare d’accapo, ispirandosi all’esempio degli oratori di Don Bosco. E’ stato definito in tanti modi e considerato un eroe, per aver contrastato l’organizzazione criminale, ma ciò non lo ha reso orgoglioso, anzi, il contrario perché, dice, “ una società che ha bisogno di eroi va verso la fine, non ha futuro. Ognuno deve svolgere la propria funzione, il meglio possibile, senza che ciò sia ritenuto un eroismo”. Un esempio di contrasto, ingaggiato con la camorra, ha raccontato, è stato quando tagliò l’allaccio di una condotta alle tubature del campo di calcio di proprietà della sua parrocchia, Santa Maria delle Grazie. Per questo furto era costretto a pagare, ogni volta, 5 milioni di lire, quanto il consumo non arrivava a 300 mila lire, alla volta. Un sopruso che chiedeva giustizia a chiunque e soprattutto a lui, educato dalla sua famiglia, a non subire la prepotenza di alcuno, servendosi della legge e non della violenza, per combattere la malavita.

Di questa sua esperienza a Scampia è nato un libro, scritto con la collaborazione del giornalista salernitano Andrea Manzi, dal titolo “Gesù è più forte della camorra”, un diario emozionante di quei giorni, per far sapere che Scampia e i suoi abitanti non sono lo scarto ineluttabile della società. Più dei riti religiosi perfetti, che pure svolgeva quotidianamente, funzioni nelle quali ogni cosa doveva avere la perfezione quasi maniacale, lui si dedicava a prestare aiuto ai malati di Aids, ai tossicodipendenti, a visitare le case dei camorristi veri, a condurre battaglie sociali in favore delle famiglie, liquidate troppo in fretta come malavitose. Insomma si prodiga nell’apostolato che è proprio alla sua funzione di prete, vive il quartiere dal di dentro, con la gente che vi abita, si riconosce nei problemi dei più deboli e li condivide realmente, diventando un tutt’uno con loro. Il suo apostolato, però, infastidisce e diventa scomodo per i mammasantissima del quartiere, per le alte cariche ecclesiastiche e per la classe dirigente della città di Napoli, tant’è che il premio per il suo daffare è il trasferimento a Roma in una parrocchia del borghese Quartiere Prati.

Ora, Don Aniello, pur obbedendo ai suoi superiori, vive, infatti lontano da Scampia, ha deciso di prendersi un periodo di pausa nel quale riflettere sulla forte esperienza vissuta e le conseguenze prodotte, una pausa utile per rasserenare il suo spirito tormentato e per scrivere ancora.

Nel lasciare l’Istituto Alfano I, che porta il nome del vescovo salernitano, abate, medico e letterato, istituto che è retto dal dirigente scolastico Antonio Lepre, Don Aniello lancia un monito ai giovani ed è quello che non si può assistere alla sofferenza dei fratelli in Cristo, e lui ne ha vista tanta, con indifferenza, la legalità, la moralità, la non violenza che mai siano parole vuote per ognuno di noi.

“Potranno strappare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera” è la scritta che appare sullo schermo acceso, un magnifico spot, per ribadire ad effetto la legalità, mentre i ragazzi, pregni di questa lezione di vita, lasciano l’aula magna soddisfatti.

Maria Serritiello
www. lapilli.eu

domenica 25 marzo 2012

Addio anche ad Antonio Tabucchi



La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità
(Antonio Tabucchi)

Lo scrittore si è spento a Lisbona all'età di 68 anni. Era malato di cancro. Tra le sue opere più famose ricordiamo Notturno indiano, Sostiene Pereira e Requiem. Fortemente legato al Portagallo e alla sua cultura, sarà ricordato anche come il miglior esperto e traduttore di Fernando Pessoa.

Tabucchi era nato a Pisa il 23 settembre del 1943. Da universitario, negli anni Sessanta, viaggiò molto per l'Europa e fu in quel periodo, durante un soggiorno a Lisbona, che nacque la sua passione per quel Paese. Il suo primo libro, Piazza d'Italia, fu pubblicato nel 1975 da Bompiani. L'ultimo, uscito l'anno scorso da Sellerio, è Racconti con figure.







giovedì 22 marzo 2012

Il Paradiso di Dante al Castello Arechi di Salerno



FONTE:CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.IT

Nell'incantevole scenario, il pubblico diviso in gruppi di 40 unità attraversa i nove cieli in un’atmosfera celestiale creata con impianti scenografici appositamente realizzati



SALERNO - Il "Paradiso di Dante" approda a Castello Arechi di Salerno. Dopo il successo de “L’Inferno di Dante" nelle grotte a Pertosa - progetto lungamente meditato e appositamente creato per le imponenti Gotte dell’Angelo nel Comune di Pertosa per valorizzare, nel più suggestivo dei modi, gli affascinanti cunicoli scavati nelle viscere della montagna e i numerosi anfratti e caverne presenti nelle grotte -, si prova a traghettare gli spettatori verso una nuova "celestiale" avventura: “Il Paradiso di Dante" al Castello Arechi di Salerno.

LA LOCATION - Il Castello, sontuosa dimora del principe Arechi, immerso in un incantevole scenario, ricco di vegetazione e di storia, è posto sulle alture del monte Bonadies, dalle cui terrazze è possibile godere di un paesaggio suggestivo che permette, con un solo sguardo, di abbracciare e ammirare la città di Salerno e l’incantevole Costiera Amalfitana.

COME SI SVOLGE - Guidati da Dante in persona (attore in costume) lungo i camminamenti del Castello di Arechi a Salerno, ci si appresta all’ascesa al Paradiso sospesi tra cielo e terra. Sul colle “Bonadies”, la fortezza si erge imponente dominando la città e tutto il golfo di Salerno che, in una cornice panoramica mozzafiato, si presta come location ideale per l’ambientazione della terza cantica della Divina Commedia. Dalla consolidata esperienza de L’Inferno di Dante nelle grotte a Pertosa la struttura dello spettacolo è la medesima: il pubblico diviso in gruppi di 40 unità, attraversa i nove cieli in un’atmosfera celestiale creata dagli impianti scenografici appositamente realizzati e da una soave colonna sonora che accompagna tutto il percorso.

IL PLOT DEI NOVE CIELI - Nel primo cielo si incontrano gli spiriti mancanti ai voti non per scelta ma perché costretti e tra questi Piccarda Donati. Di qui si passa nel Cielo di Mercurio per fare la conoscenza d i quegli spiriti attivi che celebrano l’amore per la gloria e per la fama terrena, tra cui Giustiniano, l’imperatore che riformò le leggi e la società Romana in pace e prosperità. Giunti alla terza tappa, il pubblico si trova nel Cielo di Venere, rappresentato nella postazione multi difensiva della fortezza, dove si ritrovano le anime di coloro che hanno amato e tra questi Carlo Martello. La quarta performance avviene nel Cielo del Sole caratterizzato dalla sapienza e in cui risiedono, appunto, le anime dei sapienti e dei Dottori della Chiesa, tra i cui San Tommaso d’Aquino che tesse le lodi di San Francesco. Di altra peculiarità è caratterizzato il Cielo di Marte che ospita le anime di coloro i quali combatterono e persero la vita per la fede come Carlo Magno e l’antenato di Dante Cacciaguida. Ci si sposta nella zona dei forni cinquecenteschi e quindi nel Cielo di Giove la cui caratteristica è la virtù ed è proprio qui, infatti, che a Dante appaiono le anime dei giusti tra i quali l’imperatore Costantino. Dopo un breve passaggio nel Cielo di Saturno, caratterizzato dalla meditazione e quindi dalle anime di coloro che si diedero alla vita contemplativa dove ci accoglie San Benedetto, si arriva nell’ottavo Cielo, detto delle Stelle Fisse. Qui le anime trionfanti appaiono a Dante come segnali della grande luce di Cristo e dove si può ascoltare la toccante preghiera di Beatrice e in cui, inoltre, il Sommo Poeta incontra Maria e l’Arcangelo Gabriele, San Pietro, San Giovanni Evangelista e San Giacomo che lo interrogano sulle tre virtù: la Fede, la Speranza e la Carità. A questo punto il pubblico è pronto per arrivare al terrazzo bizantino del Castello di Arechi per affrontare il nono cielo, Primo Mobile, dove San Bernardo rivolge una preghiera alla Madonna affinché consenta a Dante di guardare Dio. Da qui verso l’Empireo, la sede di Dio circondato dagli angeli.

Sono previste mattinate per le scuole e serali per gli adulti.

Prenotazione obbligatoria

www.tappetovolante.org

Per incontrare la città




NOTIZIE - NOTIZIE- NOTIZIE

Primavera Einaudi 2012 - Mariolina Venezia presenta "Da dove viene il vento"

21//MARZO//2012
ORE 19.00
PUNTO EINAUDI
C.SO V. EMAUELE, 94
PIAZZETTA BARRACANO
SALERNO

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22//MARZO//2012
ORE 11.00
SALONE DEI MARMI
PALAZZO DI CITTÀ
VIA ROMA
SALERNO


Con Francesca Salemme
Letture di Ada Perazzi

Mariolina Venezia - "Da dove viene il vento"
Un uomo sospeso nello spazio, un altro che non sa dove sta andando, due amanti e un clandestino: una storia tanto vasta da abbracciare persone vissute in tempi e luoghi diversi, attraverso sentimenti identici. Le loro vicende, i loro desideri, i loro pensieri s'inseguono mentre chi li racconta cerca di riannodare i fili della propria vita.


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Venerdì 23 marzo alle ore 18.30
Marte Mediateca Arte Eventi Cava De’ Tirreni
Presentazione del libro "Lo stile del cuore" di Teobaldo Fortunato e Roberto Pierucci.


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venerdì 30 marzo a domenica 29 aprile 2012
SUD
Mostra D’arte
di Tullio Mesi al Giardino Segreto del Marchese Cava De’ Tirreni




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sabato 24 marzo 2012 -10.30 12.30
Salerno il Punto Di Porta Rotese, piazza Porta Rotese 12

"VIOLENZA DI GENERE". FENOMENO SOMMERSO. FINALMENTE LA LEGGE REGIONALE.
.
La violenza alle donne, consumata quasi sempre in ambito familiare, assume toni drammatici e va ben oltre quanto quotidianamente emerge.
L'evento ha scopo soprattutto informativo : tende a dare consapevolezza di una triste e diffusa realtà ma intende offrire anche gli strumenti ed i supporti cui le vittime di violenza di violenza di genere possono ricorrere.
I consiglieri regionali Angela Cortese, Anna Petrone, Gianfranco Valiante illustreranno sinteticamente la proposta di legge regionale sul tema , approvata all'unanimità in Commissione Sanità, che sarà a breve discussa in Consiglio Regionale.
Ventuno personalità daranno poi in centottantasecondi il proprio contributo sul tema: tutti gli interventi saranno oggetto di un documento che sarà distribuito:
EVA AVOSSA (vice Sindaco di Salerno)
CONCITA DE LUCA (giornalista)
SANTA ROSSI (imprenditore)
LAURA DONADIO (associazione "le mamme del quartiere")
PADRE ANTONIO TOMAY (casa betania)
MIMMA VIRTUOSO (docente)
ALFONSINA DE FILIPPIS (presidente associazione "Frida")
PATRIZIA STASI (presidente associazione "La rada")
CLARA LODOMINI (cgil salerno)
ANTONELLA D'ANNIBALE (giornalista)
NADIA FARINA (artista)
NINO SAVASTANO (assessore politiche sociali Salerno)
ROSSANA LAMBERTI (coordinatrice donne pd)
NICO MAZZEO (vice presidente commissione politiche sociali Salerno)
MICHELA MANSI (assessore comune Atrani)
LUIGI GRAVAGNUOLO (consigliere comunale Cava dei Tirreni)
ANNA NISIVOCCIA (artista)
MADDALENA ROBUSTELLI (giornalista)
LUCIANA MANDARINO (impegnata nel sociale)
GILDA RICCI (docente)
ROBERTA LONGO (sociologa).



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Sabato 31 marzo 2012, ore 15.30
Palazzo della Provincia di Salerno - Salone Bottiglieri
Diritto e Discriminazione: norme a tutela delle identità violate
Convegno
Diritto e discriminazione: norme a tutela delle identità violate


Saluti Dott.ssa Martina Castellana, Presidente della Commissione Pari Opportunità Provincia di Salerno
Introduzione Professor Adalgiso Amendola, docente di Sociologia del Diritto presso l'Università dell'Università degli Studi di Salerno
"Caratteri e sviluppi dei meccanismi normativi europei di protezione"
Dott. Pierluigi Umbriano

"L'importanza dell'Associazionismo attivo nella lotta alla discriminazione"
Prof.ssa Alfonsina De Filippis, Presidente di Frida, Associazione contro la violenza di genere

"Il concetto di Discriminazione: inquadramento sistematico, fenomenologia giuridica e strumenti di tutela in materia civile e penale"
Avv. Morena Rapolla, esperto di Diritto Pubblico

"La normativa antidiscriminatoria nei rapporti di lavoro"
Avv. Domenico Laieta, esperto Diritto del Lavoro

"Dalla differenze alle uguaglianze: costruire una nuova cultura contro le discriminazioni"
Dott. Francesco Napoli, psicologo e psicoterapeuta del dipartimento SPSC dell'Università degli Studi di Salerno

"Il ruolo centrale dell'UNAR nel contrasto ad ogni forma di discriminazione"
Avv. Enrico Detta, referente UNAR, area Sud

Modera Antonio Di Giovanni, Presidente Assogiornalisti Cava De' Tirreni, Costa D'Amalfi, "Lucio Barone"
Saluti finali e buffet


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GIOVEDI’ 5 APRILE ALLE ORE 18:00

SALOTTO IN CASA COMUNALE”
piazza Aldo Moro, Battipaglia
per trascorrere insieme una serata in allegria tra musica e poesia all’insegna della SOLIDARIETA’.
Si presenterà quarto libro “IL CANTO DELL’ANIMA” di Mario Festa
Interverranno:
Anna Carelli (scrittrice, editore)
Mario Festa (autore del libro)
Anna Gallo (attrice)
Virginia Polisciano (responsabile LILT – comune di Battipaglia
Il programma prevede la straordinaria esibizione di due prestigiosi artisti:
- M° Francesco Aliberti (pianista, docente di esercitazioni corali al Conservatorio di Monopoli e già altro maestro al San Carlo di Napoli).
- M° Mino Remoli (cantautore, direttore artistico)

mercoledì 21 marzo 2012

Addio all'ottimismo, profumo della vita di Tonino Guerra


Non è vero che uno più uno fa sempre due; una goccia più una goccia fa una goccia più grande. »
(Tonino Guerra)

E' morto Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di fama internazionale, famoso anche per i suoi spot pubblicitari diventati un vero e proprio tormentone con lo slogan "L'ottimismo è il sapore della vita!". La notizia della sua scomparsa è arrivata dall'Istituto di cultura italiana a Mosca, aveva 92 anni.

Guerra, nato a Santarcangelo di Romagna il 16 Marzo del 1920, era sposato con una russa e frequentava spesso la capitale della Russia. La sua carriera è iniziata nella poesia e nella letteratura, poi dal 1953 con il trasferimento a Roma è diventato subito uno dei più apprezzati sceneggiatori, lavorando con grandi registi del nostro tempo, italiani e non solo.

Con Federico Fellini collaborò per film come Amarcord, E la nave va, Ginger e Fred, con Vittorio De Sica per Matrimonio all'italiana con Michelangelo Antonioni lavorò in moltissime pellicole come L'avventura, La notte, L'eclisse e ottenne anche la nomination all'Oscar nel 1967 per Blow-Up.

Fu sceneggiatore apprezzato anche all'estero, dal russo Andrej Tarkovskij e dal registo greco Theodoros Angelopoulos.




Antonio Guerra detto Tonino (Santarcangelo di Romagna, 16 marzo 1920 – Santarcangelo di Romagna, 21 marzo 2012) è stato un poeta, scrittore e sceneggiatore italiano

Maestro elementare, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale viene deportato in Germania e internato in un campo di concentramento a Troisdorf.

« Mi ritrovai con alcuni romagnoli che ogni sera mi chiedevano di recitare qualcosa nel nostro dialetto. Allora scrissi per loro tutta una serie di poesie in romagnolo. »


Dopo la Liberazione si laurea in pedagogia presso l'Università di Urbino (1946), con una tesi orale sulla poesia dialettale. Fa leggere i suoi componimenti a Carlo Bo. Ottenuti riscontri positivi, decide di pubblicarli, a sue spese. La raccolta s'intitola I scarabocc (Gli scarabocchi); Bo ne firma la prefazione.

Diventa membro di un gruppo di poeti, «E circal de giudeizi» (Il circolo della saggezza), di cui fanno parte anche Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
Al 1952 risale l'esordio come prosatore con un breve romanzo, La storia di Fortunato. Nel 1953 si trasferisce a Roma, dove avvia una fortunata attività di sceneggiatore. Nella sua lunga carriera ha collaborato con alcuni fra i più importanti registi italiani del tempo (Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, i fratelli Taviani, ecc.). Dalla collaborazione con il regista ferrarese Antonioni, gli giungerà anche la nomination al premio Oscar nel 1967, per il film Blow-Up.

Negli anni ottanta torna in Romagna. Dal 1989 vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro, che gli ha conferito la cittadinanza onoraria in riconoscenza dell'amore dimostrato nei confronti di questo territorio.

Qui ha dato vita a numerose installazioni artistiche. Si tratta di mostre permanenti che prendono il nome de I Luoghi dell'anima tra cui: L'Orto dei frutti dimenticati, Il Rifugio delle Madonne abbandonate, La Strada delle meridiane, Il Santuario dei pensieri, L'Angelo coi baffi, Il Giardino pietrificato.

Una sua installazione artistica, "L'albero della memoria", è presente anche a Forlì, presso i Giardini Orselli.

Guerra divenne famoso presso il grande pubblico nel 2001, come testimone della catena di negozi di elettronica UniEuro, creando il tormentone dell'ottimismo, ripreso tra gli altri dal suo compaesano, e pronipote, Fabio De Luigi in un suo personaggio comico, l'Ingegner Cane.

Uno dei casi letterari più controversi degli ultimi tempi ha per titolo "Tonino Guerra wants to kill me", di Antonio Bigini.

Nel 2010, in occasione dei suoi 90 anni, riceve il David di Donatello alla carriera.

Il 10 novembre 2010 è stato insignito dall'Università di Bologna del Sigillum Magnum.

È il padre del noto compositore di musiche per film e sceneggiati Andrea Guerra. E' scomparso il 21 marzo 2012 nella sua amata Santarcangelo.






martedì 20 marzo 2012

Poeti e scrittori meridionali del '900 cancellati dai programmi per i licei



Fonte: Corriere del Mezzogiorno.it
di Roberto Russo

Rivoluzione silenziosa della riforma Gelmini:
i grandi del XX secolo scompaiono dalle lezioni

Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera». Li avete riconosciuti? Ma certo. E come si potrebbero dimenticare i versi del siciliano Salvatore Quasimodo, uno dei padri dell'ermetismo, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959? A rileggerle oggi quelle parole malinconiche ancora emozionano. Per non parlare di Uomo del mio tempo. «Sei ancora quello della pietra e della fionda uomo del mio tempo…», e così via. Capolavori in versi celebrati in tutte le antologie letterarie del Novecento, ad esempio da critici e storici della letteratura del calibro di Natalino Sapegno, tanto per limitarci a un nome soltanto. Eppure Quasimodo (e non solo lui) è scomparso definitivamente insieme a una pattuglia dei principali poeti e scrittori meridionali del Novecento dai programmi scolastici dei licei italiani e degli istituti superiori in genere. Intellettuali del calibro di Sciascia, Vittorini o Silone diventeranno illustri sconosciuti per gli studenti della generazione 2.0 Impossibile? No, vero, verissimo.

IL DOCUMENTO - La decisione è stata presa nel silenzio generale, e messa nero su bianco, nel 2010 da una commissione di esperti nominata dal ministro dell'Istruzione di allora Maristella Gelmini. Il documento ministeriale, partorito nei giorni della riforma, (ancora disponibile sul sito del Ministero dell'Istruzione) appare a tratti ancor più ermetico dei versi di Quasimodo. Ve ne proponiamo solo il titolo per intero: «Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali di cui all'articolo 10, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, in relazione all'articolo 2, commi 1 e 3, del medesimo regolamento». In pratica sono le linee guida destinate ai docenti per il cosiddetto «curricolo»: serve a definire i fondamentali degli insegnamenti che il Miur (il Ministero dell'istruzione dell'Università e della ricerca scientifica) ritiene strategici per gli studenti delle scuole superiori.

I «SOLITI» CLASSICI - Nelle indicazioni «imprescindibili» per la letteratura del quinto anno gli esperti ministeriali si mantengono sul classico e nel periodo tra Ottocento e Novecento inseriscono Pascoli, D'Annunzio, Verga e Pirandello, autori giustamente definiti «non eludibili». Ma la sorpresa arriva al XX secolo. Qui chiarisce il papello ministeriale «il percorso della poesia, che esordirà con le esperienze decisive di Ungaretti, Saba e Montale, contemplerà un'adeguata conoscenza di testi scelti tra quelli di autori della lirica coeva e successiva (per esempio Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto, …). Il percorso della narrativa, dalla stagione neorealistica ad oggi, comprenderà letture da autori significativi come Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi e potrà essere integrato da altri autori (per esempio Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello…)». Stop. Nient'altro. E il povero Quasimodo? Dimenticato, forse. Ma, insieme al premio Nobel, l'oblio ministeriale ha mietuto - come dicevamo - altre vittime illustri: il salernitano Alfonso Gatto (A mio padre: «Se mi tornassi questa sera accanto, lungo la via dove scende l'ombra…»); oppure il materano Rocco Scotellaro («È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi, con i panni e le scarpe e le facce che avevamo»). E che dire poi in letteratura delle assenze del siciliano Leonardo Sciascia, dell'abruzzese Ignazio Silone, del potentino Leonardo Sinisgalli, del siracusano Elio Vittorini (ma anche del torinese Carlo Levi). Tutti «minori»non degni dell'attenzione ministeriale?

«COMPLOTTO» NORDISTA? - È indignato Pino Aprile, scrittore meridionalista, autore del fortunato «Terroni». Nel recente libro «Giù al Sud» ha dedicato un intero capitolo alla vicenda. Per lui non ci sono dubbi: «Su 17 poeti o scrittori del XX secolo, escludendo Verga e Pirandello assegnati all'Ottocento, non c'è un solo meridionale. C'è stato un netto rifiuto della cultura del Sud. Gli autori meridionali saranno confinati a realtà regionali, mentre la letteratura vera, quella che conta, sarà quella dell'Italia del Nord, vincente ed europea». Ma è davvero possibile credere a un complotto nordista tra i banchi di scuola, o le nuove indicazioni non sono, più banalmente, il risultato del grande dibattito che da anni divide i critici sulla letteratura del Novecento? Visto però che a pensar male qualche volta ci s'azzecca, c'è chi ha avanzato una richiesta ufficiale di «correzione», con un esposto all'attuale ministro Francesco Profumo. Ma anche al Capo dello Stato e ai presidenti di Camera e Senato. Semplicissima la richiesta: «Integrare le indicazioni didattiche con i nomi di Quasimodo, Gatto, Scotellaro e di altri intellettuali del nostro Sud e di regioni del Centro Italia poco rappresentate». L'appello arriva dal «Centro di documentazione della poesia del Sud» di Nusco, in Irpinia, dove ieri si è tenuto un convegno proprio sulla questione con la partecipazione di Aprile. Paolo Saggese, uno dei prof che (insieme con Alfonso Nannariello, Alessandro Di Napoli, Franca Molinaro, Peppino Iuliano) anima l'associazione, spiega di non voler alimentare «polemiche o battaglie di retroguardia. O, peggio ancora, una contrapposizioni Nord-Sud».

L'APPELLO - Al contrario l'appello, lanciato anche a tutte le scuole italiane, vuol essere un manifesto per l'unità culturale del Paese. «Perché — argomenta Saggese — una cultura nazionale veramente unitaria deve dare agli studenti la visione completa degli autori, includendo quelli del Sud. Invece con la Gelmini — aggiunge — è stata introdotta, non sappiamo quanto volontariamente, una visione decisamente nordista che tiene fuori almeno 15 regioni». Al ministro Profumo quindi l'ardua decisione. Ritroveremo Quasimodo tra gli autori del Novecento ritenuti «fondamentali» per gli studenti? Oppure, afflitti, dovremo condividere il suo Lamento per il Sud: «Ho dimenticato il mare, la grave conchiglia soffiata dai pastori siciliani, le cantilene dei carri lungo le strade (…) nell'aria dei verdi altipiani per le terre e i fiumi della Lombardia…Più nessuno mi porterà nel Sud….»

Roberto Russo



La gioventu' salernitana degli anni '60


FONTE:IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO CURATO DA MASSIMO VECCHIO
DI MARIA SERRITIELLO

La gioventù salernitana, degli anni ’60, si divideva, soprattutto, in quella del 'Ridotto' e in quella della 'Scacchiera', dal nome dei due circoli rivali, tra quelli esistenti in città. Il bonario contrasto tra i giovani, senza nulla di eccessivamente astioso, nel panorama cittadino di allora, diede vita ad una intensa stagione culturale, mai più ripetuta in seguito. Cominciava a quel tempo a manifestarsi, anche a Salerno, un certo fermento giovanile, quello che in seguito, altrove, si sarebbe connotato come il movimento studentesco del ’68 ed ecco che il modello limitato al perimetro studio/lungomare/famiglia, sino ad allora consumato, si rivelò improvvisamente stagnante, per una certa gioventù della città. L’idea, allora, di considerare un’alternativa valida al tran tran che non fosse solo una sorta di anticamera giovanile al circolo sociale ma un percorso alla ricerca della propria identità, si fece strada tra un gruppo di giovani universitari. E così prima in Via Arce, il 1° giugno del 1963 e poi in Via Cannonieri 3 (angolo Via Roma), il 4 ottobre del 1964, quel gruppo contrariato da una certa leziosità di stile che cominciava a contrassegnare “La Scacchiera” abbandonò le pigre serate, che pur rappresentavano una novità nell’inerte scenario salernitano e diede inizio ad un nuovo circolo il “Ridotto”. Il nome semplice e rassicurante fu scelto dai fondatori quasi per evocare un ambiente nel quale vivere una familiare complicità ed un confronto con gli altri senza rigori formali, finalmente un luogo dove ritrovarsi, non finanziato dai familiari o da terzi, interessati a ingerenze e a strumentalizzazione. Il Ridotto, al suo nascere, fu subito una specie di “zona franca” nel quale fu possibile trasgredire quel tanto di conveniente per l’epoca e sotto l’occhio vigile dei genitori che, molto spesso, si aggirarono nelle stanze, rimesse a nuovo dai volenterosi soci, per accertarsi in quale ambiente i loro figli, ma soprattutto le figlie, si sarebbero mossi. I tempi erano diversi, migliori ed anche i giovani lo erano, sicché abbandonata la facile goliardia si provvide a stilare un programma sociale che contemplasse in modo equo il tempo culturale, il tempo ricreativo e quello sportivo. Fu facile per i giovani fondatori, oggi tutti affermati professionisti, Mario Colucci, Rodolfo De Spelladi, Sergio Barela, Italico Santoro, Enzo Barone, Lucio Mascia e Lucia Annunziata, proprio lei che in seguito sarà la giornalista tutto di un pezzo della Rai e di certa stampa colta, proporre le dotte conferenze, preparate nella cessata libreria Macchiaroli e considerate di buon livello dagli intellettuali emergenti: Rino Mele, Pino Cantillo, Aldo Schiamone, Lucio Avagliano, Massimo Panebianco, Angelo Trimarco, di tanto in tanto di passaggio al Ridotto. Nei dibattiti che avevano per tema “Il nuovo ruolo della donna nella società”, “Il Matrimonio”, “Il Divorzio”, “Fidanzamento: flirt o impegno?”, “Il controllo della vita sessuale del singolo” sfilava l’ingenua vita di una cittadina di provincia di un’Italia appena uscita dalla civiltà agricola e che credeva possibile il sincretismo tra la cultura laica e marxista con quella cattolica. La vocazione giuridica dei tanti soci produsse la partecipazione erudita di docenti disposti a discettare, tra l’altro, su “L’Italia di fronte alle regioni”, “I nuovi temi della questione meridionale”, “Libertà ed autonomia costituzionale nello stato contemporaneo”, presupposti per una comune alfabetizzazione politica. E poi “Il Ridotto” si occupò di musica jazz, di poesie di Brecht, di film di Antonioni e Bergman, di diapositive sulla guerra del Vietnam, di feste danzanti, di teatro e di cabaret, del “papiello” (una sorta di battesimo laico) per le matricole, dei travestimenti a carnevale, dei tornei di ping pong, della squadra di calcio, di gite sulla neve, di mostre del libro e quelle collettive dei pittori, di cacce al tesoro per la città, di sfilate di moda, presentate invariabilmente da ragazze e ragazzi ed infine il mare, con le sue giornate distese al sole, sulla spiaggia dell’Arcobaleno al porto. Un libro del 1995 “Le stagioni di Via Cannonieri”, di Enzo Barone, uno dei protagonisti della gioventù del “Ridotto”, descrive tutto ciò con esatta meticolosità, lascando un'utile testimonianza di quegli anni ai giovani di questa città. Indimenticabili, dunque, quei giorni in Via Cannonieri, per l’ intensità, la varietà e la capacità formativa, tutto alla modica cifra fissata prima in lire 1000 e poi in 1500 al mese, con pagamento di 300 lire di mora, quasi sempre abbuonate, se ritardatari. Ecco, gli anni ’60 salernitani si descrissero attraverso le ingenuità di una certa gioventù che proprio in quegli anni s’incontrava su al “Ridotto, spensierata e stupefatta, inconsapevole e pur già nella storia che preparava il ’68. Per i giovani del mitico circolo quegli anni furono gli ultimi vissuti in un clima semplice, piacevolmente pigro, scandito dalle canzonette dei primi 45 giri, rigirati nei juke-box e una su tutte “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stone” cantata da Gianni Morandi. Fu solo l’inizio, in seguito tutto non sarebbe stato come prima, tant’è vero che il “Ridotto” si chiuse.
MARIA SERRITIELLO
IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO

domenica 18 marzo 2012

Si sono concluse le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia


Al Quirinale Roberto Benigni, in occasione della chiusura delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, infila una battuta dopo l'altra sollevando l'ilarità della platea tra cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

"Sono pronto, a disposizione, se volete, per un settennato tecnico. ..."

Poi legge la Gazzetta ufficiale del 1861 con cui venne proclamata l'avvenuta Unità d'Italia. C'era anche un inserto pubblicitario nella Gazzetta, fa notare il comico toscano. Che sulla reclame dedicata alla riscrescita dei capelli ironizza: "I problemi son sempre gli stessi, anche questo fa parte della storia

Il suo intervento

«Presidente Napolitano, se ha bisogno di me, sono pronto a tutto, anche a un settennato tecnico!». È da poco passato mezzogiorno al Quirinale quando a rompere il ghiaccio nella cerimonia fino a lì un pò austera per la chiusura dei 150 anni dell’Unità d’Italia arriva, travolgente, Roberto Benigni. Sullo schermo in fondo al solenne Salone dei Corazzieri zeppo di ministri e autorità, scorrono le immagini di un anno fa, quando il comico toscano irruppe a cavallo sul palcoscenico di Sanremo, sventolando il tricolore. Lui scherza, «Volevo venire a cavallo anche oggi, ma qui non me l’hanno permesso». Si concede una battuta nei confronti del governo («ho qui una paccata di fogli, come si dice adesso»). Poi si lancia appassionato nella lettura dei testi, dalle pagine di Mazzini e Garibaldi fino alle lettere dei condannati a morte della Resistenza. E il suo racconto dell’Unità d’Italia incanta tutti.

La conclusione è commossa. Benigni legge con un’intensità che toglie il fiato le parole di Domenico, artigiano di 29 anni fucilato dai nazisti, nei suoi occhi non c’è più niente del guitto. «Ecco - dice - c’è voluto tutto questo, tutta questa morte e questo orrore perchè si potessero scrivere le parole della nostra Costituzione». Accanto a lui Napolitano lo ascolta attento, alla fine applaude, caloroso, come tutti. Tocca a lui, ora, prendere la parola e anche il presidente scherza: «difficile parlare grigiamente dopo di te, Roberto». La cerimonia riprende il suo tono serio. Prima di Benigni avevano parlato il ministro dell’istruzione Francesco Profumo, sottolineando l’importanza della scuola e il percorso fatto in questi primi 150 anni; poi il presidente dell’Anci Graziano Delrio, ricordando il contributo appassionato arrivato, anche in occasione delle celebrazioni, dai comuni di tutt’Italia; quindi lo storico Giuseppe Galasso, ricordando le polemiche che hanno salutato l’avvio delle celebrazioni ma anche lo spirito critico alieno «da una visione agiografica, santificatrice e ideologica del Risorgimento» con cui gli studiosi sono intervenuti nel dibattito sul processo unitario. Al giornalista Aldo Cazzullo il compito di raccontare l’adesione dei media, alla scrittrice Dacia Maraini quello di aprire uno squarcio sui tanti meriti che nella storia di questi 150 anni hanno avuto le donne. È Napolitano, alla fine a tirare le somme.

Il presidente, che pure si sofferma a lungo sui temi dell’attualità, traccia il bilancio di uno sforzo che definisce «riuscito». Sono celebrazioni che «hanno costituito un fatto rilevante nella nostra vita nazionale, denso di significati e di potenzialità », sottolinea. Il presidente, ringrazia, ricorda le tante iniziative, anche partite dal basso, che hanno puntellato il lungo anno delle celebrazioni, i 9700 fra manifestazioni e convegni, i 10.600 istituti scolastici coinvolti, le pubblicazioni di ogni sorta, le oltre 4mila richieste di logo arrivate alla presidenza del Consiglio, le 4500 lettere scritte proprio a lui da cittadini di tutte le regioni d’Italia: «è finito l’anno delle celebrazioni del grande nuovo inizio per l’Italia segnato dal 17 marzo del 1861, ma non è finita l’opera del rilancio del nostro patrimonio unitario- conclude- e non può mancare la determinazione nel portarla avanti». Non solo perchè c’è qualche restauro ancora da finire e iniziative che vanno avanti; non solo perchè a breve saranno 100 anni dalla prima guerra mondiale. «Faremo tutti la nostra parte come nel periodo celebrativo che oggi si conclude - chiude il presidente-la faremo nella convinzione di coltivare un filone non esteriore e rituale ma autentico e vitale, di azione sociale e pubblica , di pedagogia e e di partecipazione nazionale, capace di portare a un livello più alto la coscienza civile, la coesione e la volontà di progresso degli italiani».

venerdì 16 marzo 2012

Ci guidava la Passione. Musica ed Impegno Civile negli Anni '70



Musica ed impegno civile negli anni settanta
Sabato 17 marzo 2012
ore 19.30
Circolo Arci Mumble Rumble
Via Loria 35, Salerno


Seconda edizione per una iniziativa che mette in luce esperienze passate ma guarda decisamente al presente.
Filo conduttore resta ancora una volta la musica, vissuta e “usata” per trasmettere messaggi di impegno sociale e civile.
E’ accaduto nella stagione appassionata degli anni Settanta così come accade anche oggi, con le modalità proprie dalle attuali generazioni.
Diversi i contesti sociali, gli approcci, le interpretazioni, i linguaggi, le “parole d’ordine” ma simile la scelta della musica - e più in generale dell’arte e della creatività – come strumento di comunicazione immediata e universale.

Sabato 17 marzo, al Mumble Rumble, ne “ragioneranno e canteranno”, a partire dalla giovanile militanza politica, Antonio Braca - storico dell’arte, Ernesto Scelza - docente di filosofia, Vittorio Dini - storico del pensiero politico, Antonio Giordano - presidente dell’Associazione Daltrocanto insieme a giovani artisti e musicisti: Anna Nisivoccia – Progetto AltriOrizzonti, Biagino De Prisco, cantore popolare e le band Locanda Almayer e Sparvieri.

Sarà collegato in video chat Daniele Locchi, che presenterà il suo libro 80.doc – più a sinistra dei Rolling Stones nel quale, in modo divertente ma nello stesso tempo pungente, racconta della Firenze del decennio successivo alla fine del sogno rivoluzionario, dalla nascita di Controradio all’epoca dei megaconcerti, di quegli anni Ottanta alternativamente mitizzati e denigrati.

“Ci guidava la passione”, come per la prima edizione, è dedicata all’amico e musicista salernitano Franco Smeraldo.