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domenica 24 marzo 2024

Jace Serritiello 15 ottobre 2013- 23 Marzo 2024


 

di Maria Serritiello


Ieri il mio piccolo Jace mi ha lasciata, un dolore insopportabile 


Fioriva la mimosa

                                         Maria Serritiello

Fioriva la mimosa

e la mammola nascosta con il suo profumo...

Il poggiolo aspetta l'abbaio ed il passero compagno.

Le imposte sono chiuse,

la mamma cosi ricorda Lulù.

La casa è vuota e lacrime nei giorni.

 

Per Jace

22/2 /2024


I giorni della veglia

 

I giorni della veglia

il sepolcro è già infiorato,

le fresie rendono

l’odore della Pasqua,

di un tempo familiare

Ora una sola vestale

ad accudire

il trapasso lento del Cristo

sulla croce.

 

Sono il dolore

di un’intera vita,

mio piccolo Jace

23 – 3- 2024    per Jace    Maria Serritiello

  








giovedì 14 marzo 2024

"La giornata perfetta" è il tema del IV concorso fotografico dedicato ad Antonio Serritiello

 


di Maria Serritiello

Si bandisce il IV° concorso fotografico dedicato ad Antonio Serritiello.

Il concorso fotografico giunto alla sua quarta edizione, voluto da Maria Serritiello per ricordare il caro fratello Antonio, ha lo scopo di mantenere viva la sua memoria nel territorio che l’ha visto operante e partecipe, rivolgendola a quanti hanno conosciuto e amato la sua onestà, laboriosità, attaccamento alla famiglia ed al valore sacro dell’amicizia.

Tema

LA GIORNATA PERFETTA

Ispirandoci alla filosofia dello scrittore napoletano Raffaele la Capria racchiusa nel libro "La bella giornata", che dice:

“Ciascuno di noi aspetta la bella giornata

legittimamente, tutta la vita.

Anzi, è la volontà stessa di vivere.

... È la causa della vita, quell'attesa:

una speranza che noi nutriamo,

altrimenti l'esistenza sarebbe inutile viverla.”

Il tema scelto per questo quarto concorso lascia ampio spazio ad interpretazioni libere e creative.

Inviaci le foto che rappresentino la tua ideale "Giornata perfetta"



 


Al Teatro Ridotto di Salerno Ettore Massa e Massimo Carrino in “Giornalisti quasi disoccupati


Fonte.:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Nei giorni scorsi, al Teatro Ridotto di Salerno, all’interno della rassegna Che Comico 2023/2024, direttore artistico Gianluca Tortora, è stata presentata una cab commedia gradevolissima. In scena Ettore Massa e Massimo Carrino in “Giornalisti quasi disoccupati”. Il pezzo è tutto incentrato a cercare, per non essere licenziati dal giornale, dove lavorano i due articolisti, di far passare fake news per fatti reali, il tutto condito da una vena ironica, che ha divertito molto il pubblico.

Idee semplici, grande affiatamento, buona professionalità e garbata capacità di porgere situazioni già espresse con delicata e mai aggressiva comicità, magari facendo il verso a personaggi più famosi, televisivamente parlando, ma con una ironia mai saccente, che fa divertire prima loro stessi e poi il pubblico. La loro schiettezza è naïve tanto da divertirsi loro stessi con mal celate ridarole. Niente di speciale è’ vero, ma sono sinceri e fanno di una loro normalità comica il momento vincente dello spettacolo. Serenità ironica, la loro che li trasforma in comici tranquilli della porta a fianco senza mai scadere nel clamore del linguaggio scurrile, se non becero che i tempi attuali hanno sdoganato con disinvoltura. Comici semplici, ma grande affiatamento ed indiscussa capacità professionale, per una ironia semplice, di una serata sicuramente riuscita piacevole.

Gli altri due incontri, previsti per l’annata comica 2023/2024, si terranno nel Teatro delle Arti, per concludere degnamente la selezione comica di quest’anno.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 



giovedì 7 marzo 2024

Il 3 marzo scorso è stata la volta, al Festival Nazionale XS, città di Salerno del “Baciamano” di Manlio Santanelli, con il GAD città di Pistoia


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

 

Si sa, la vanità è donna e non vi rinuncia neanche Ianara, una lazzara di razza pura, che si appresta a cucinare un povero giacobino prigioniero, trattenuto nella sua misera casa. Ricoperta di stracci che fungono da vestiti, scigliata e furiosa, si esprime, infatti, con rabbia e con toni che polverizzerebbero qualsiasi corda vocale, la sua no (brava l'attrice), per tutto il tempo dell’ora di rappresentazione.

La lingua, un dialetto stretto, con parole perse nel tempo, ma che hanno una musicalità incontrovertibile. La pièce gira tutt'attorno, non al dover trovare un pentolone di proporzione esagerata, dove far affogare il prigioniero e dare, così, al libero sfogo al cannibalismo, praticato da tutti i componenti della famiglia, come fatto usuale, ma all'insoddisfazione della donna per il suo stato di soggezione a quel marito che di umano ha solo la fisicità. Abbrutita da una vita scadente, oltre misura, da gravidanze, cinque, sopportate suo malgrado, ingabbiata da una da fatica giornaliera dell’ordine la casa, della cucina, del lavaggio dei panni e dell’accudimento dei suoi chiassosi ed ineducati figli, ha qualche sogno inespresso, eh sì, quando passa dinanzi al piccolo specchio, appeso al muro, inspiegabilmente, del suo tugurio. Intanto il povero giacobino, legato, imbavagliato attende la sorte malevole che gli tocca, incassando calci e pugni dalla donna che non riesce a trovare un recipiente adatto per la sua cottura, anzi lamenta che è troppo massiccio e che tirargli il collo le fa specie.

Intanto, la cultura e le buone maniere, lavorano, in prima battuta tutto a vantaggio del giacobino, che su di esse pensa di fondere la salvezza. Forse è anche questo il messaggio tra le righe dell’autore, che   la conoscenza batte la forza bruta dell’ignoranza, malgrado come va a finire la rappresentazione. Saldamente resto attaccata a quest’ idea (N.D.R.) che rende accettabile questa pièce, abbastanza inconsistente, che si rafforza solo quando Ianara racconta la favola di “Ficuciello”, attingendo con disinvoltura alla tradizione orale, in lingua dialettale, a lui   che si finge bambino tutt’orecchie per ingannarla. Il baciamano, poi, che porge alla donna, ormai convinta di aver abbattute le distanze sociali in sol colpo, è l’inganno che meglio gli sia riuscito, ma non gli rende salva la vita.

“Il Baciamano” portato in scena dal GA D di Pistoia, per la prima volta all’XS di Salerno, con i due interpreti: Lucia Del Gatto e Gennaro Criscuolo, il secondo anche regista dello spettacolo, hanno reso efficace l’esibizione, coadiuvato dai suoni scelti da Marina Criscuolo e dalla scena e costumi curati dallo stesso GAD. Eccezionale Lucia Del Gatto ad aver prestato quanto fiato avesse in corpo e tutte le sfaccettature della sua gola, per dare vita ad una Ianara che più lazzara di così non si poteva impersonare. Discreto quanto disinvolto il giacobino, una figura posto proprio per dare lustro al baciamano della sguaiata popolana. Quanto al dialetto, così perfetto, usato senza alcuna inflessione toscana, se ne capisce la ragione, la Ianara in questione è nativa di Torre del Greco.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




martedì 5 marzo 2024

A 5 giorni dalla sua scomparsa

 


di Maria Serritiello

Solo oggi, a 5 giorni dalla tua scomparsa, trovo il coraggio di scrivere  e neanche mi viene tanto bene...infatti già mi sono fermata e guardo la pagina bianca senza alcun interesse. Tu mi sei dinanzi e dalla tua altezza mi guardi, come quando ti ho visto per l'ultima volta a settembre, camicia e pantalone bianco, dinanzi alla chiesa di San Benedetto. C'era la tua musica, suonata nel concerto dei 4 offerti gratis a chi ama ascoltare buona musica ed io come sempre ero là presente per seguire le tue creazioni. Una premonizione, il pallore del viso, confermato di lì a poco, proprio da te: "Marì ti devo dare una notizia, non sto bene..."

Il concerto mi arrivò alle orecchie, ovattato, le tue parole da sole a martellarmi le tempie.

No, non ci riesco a considerare che tu non sia più tra noi e scrivere mi è davvero impossibile, scusami Guido. Vederti uscire dalla chiesa, al tuo funerale, è come se un pezzo di vita se ne fosse andata. La gioventù te la sei portata con te a noi hai lasciato brandelli di vecchiaia sicché là improvvisamente tutti abbiamo avuto un'età avanzata e stanca. 

Provo a ricordarti con stralci di miei scritti per te e scusami se non riesco a dirti nulla di nuovo, non saprei dirti di meglio, quelli li ho scritti per te, ma presente.


Che bel lavoro, Maestro Guido Cataldo, pensato amorevolmente per i tuoi cuccioli, così come li indichi, nella dedica iniziale, ma anche per i bambini degli altri, è come se avessi voluto dare, in eredità il tuo mondo poetico, fantastico, musicale. La tua anima! Hai voluto lasciare traccia, ed ecco la ricerca accurata nell’organizzare il lavoro, per dire pedagogicamente ai fanciulli di quest’era di guardare a fondo, non accontentarsi di hic et nunc, tanto di moda, perché la tradizione ci dice da dove siamo partiti, importante per dove si vuole arrivare.

 

E ce l’hai fatta, Guido, noi adulti che ti leggiamo ci siamo emozionati, siamo tornati indietro nel tempo, e non con melensa nostalgia, ma con la consapevolezza che, barra diritta, abbiamo dato e diamo con l’entusiasmo giovanile, ogni giorno.

 

PS. In un giorno di fine anno, nel cortile della scuola media di Oliveto Citra, io e te e tutta la scolaresca, di cui eravamo insegnanti, abbiamo rappresentato Cicerenella. Uno dei ricordi più limpidi…

 

Mi sia consentito l’amarcord personale per i fratelli Cataldo. Il primo: “Bartolino”, impeccabile nel suonare il piano, mio compagno di banco nell’ultimo anno di scuola superiore, ora affermato giornalista oltre oceano, rivisto una sola volta e per caso, in tutti questi anni trascorsi. Il secondo “Guido” l’ottimo collega di classe e di viaggio nel raggiungere quotidianamente la sede scolastica di Oliveto Citra. Io e Guido, insieme, su di un testo “O cunte e Cicerenella” scritto dal padre e da lui musicato, a fine anno, riuscimmo a far recitare e cantare tutti gli alunni della scuola. Peccato non ci sia traccia visiva di questa performance, siamo negli anni ’80 e ancora non era scoppiata la mania del telefonino fotografo, ma nella mente, nel mentre scrivo, sono là, nel cortile assolato della scuola, con accanto il Maestro Cataldo che mi accompagna con la sua chitarra, e canto felice, si perché la musica mi rende felice, con tutti i nostri alunni.

Venerdì 9 dicembre al Teatro delle Arti di Salerno è stato rappresentato un lavoro inedito del Maestro Guido Cataldo, dal titolo “Voce e notte” che, sebbene non ci sorprende più per la sua bravura, riesce sempre a suscitare forti emozioni, in qualsiasi campo si cimenti e venerdì scorso è stata la scrittura ad essere privilegiata.

 

Attingere, ogni volta, al patrimonio creativo del Maestro Cataldo è uno stato di grazia che ad ognuno di noi fa bene, una bella pausa di emotività e un pieno di poesia, per la dolce storia d’amore raccontata.

 

Naturalmente tutto parte dalla musica e precisamente dalla canzone “Voce e notte”, la più bella serenata mai scritta da un innamorato per la sua bella perduta. Quasi tutti conoscono la melodia ma molti ignorano la vera storia da cui è tratta la canzone e cioè l’infelice vicenda del poeta Eduardo Nicolardi.

 

A supplire questa mancanza ci ha pensato il maestro Guido Cataldo, scrivendo una delicata vicenda, scegliendone anche le musiche, poi, con l’ausilio di Gaetano Stella, per la regia e la compagnia teatrale di Serena Stella, sua figlia, ha confezionato una perfetta commedia musicale. Il maestro nella composizione del copione si è lasciato guidare dai versi composti da Nicolardi e che musicati hanno dato luce a canzoni famose, ma anche alle tappe della sua vita

ORCHESTRA POP SALERNITANA

LA RECENSIONE

Bella serata, quella del 6 febbraio, presso il Teatro Augusteo di Salerno, grazie al Maestro Guido Cataldo e alla neonata Orchestra Pop Salernitana, da lui diretta e voluta. Dopo la filarmonica del Teatro Giuseppe Verdi, diretta da Daniel Oren e dopo l’orchestra jazz dei Deidda e di Vigorito, l’orchestra pop di Cataldo chiude il cerchio musicale in città. Dinanzi ad un pubblico affollatissimo, i 30 elementi, che compongono l’orchestra, hanno dato vita ad un concerto di musica moderna di grande qualità. E’ “Azzurro”, la celebre canzone di Adriano Celentano, a fare da sigla iniziale alla presentazione ufficiale dell’orchestra, con un Guido Cataldo, maestro di consumata esperienza, emozionato e commosso. Si presenta in scena con l’inseparabile sassofono, tenuto stretto tra le braccia, come per farsi coraggio, il creatore della Polymusic e prima ancora il musicista di spicco degli Astrali, il complesso degli anni ’60, più amato dai salernitani. “Questa nuova iniziativa arricchisce il panorama artistico e culturale della nostra comunità che si conferma sempre più attenta ai fermenti espressivi più variegati” dice il primo cittadino Vincenzo De Luca, nella brochure di presentazione e continua “ il Comune di Salerno ha deciso di puntare sempre di più sulla cultura, tanto come elemento dell’identità civile, tanto come strumento di attrazione”. E l’attrazione ci sta tutta, trenta elementi, fra musicisti e cantanti che nei loro tour nazionali hanno accompagnato star, dal calibro, di Claudio Villa, Nicola Di Bari, Peppino Di Capri, Barbara Cola, Rita Pavone, James Senese, Wilma Goich, Ivan Cattaneo, Tony Esposito, per citarne alcuni. Un patrimonio d’esperienza accumulata, da non disperdere, da trasferire nelle giovani generazioni, perché rimanga viva la continuità. Anni addietro ad iniziare il cammino del successo fu il salernitano Jimmi Caravano, che nel lontano 1959 vinse la selezione cantanti “Voci Nuove”, insieme a Milva, con il notissimo Maestro della Rai Cinico Angelini e da allora un successo dopo l’altro in tutto il mondo. A lui, presente in sala, è andato l’affettuoso tributo di tutto il Teatro Augusteo, in piedi per la consegna del “Microfono d’Argento”un riconoscimento alla sua luminosa carriera. La continuità del cantante salernitano, sul palco, ora l’hanno raccolto i cantori a cappella “I Neri Per Caso”, rispettivamente figlio, Mimì, e nipoti del grande Jimmy, che, il Maestro Claudio Mattone, lanciò nel festival della canzone di Sanremo qualche anno fa. Nel cerimoniale dei saluti non sono mancati quelli delle due orchestre del territorio salernitano, nelle figure del Maestro Giancarlo Cucciniello e il Maestro Guglielmo Guglielmi, presente anche il Maestro Antonio Marzullo, segretario artistico del Teatro Verdi. L’assessore Ermanno Guerra, poi, ha ricordato come l’amministrazione comunale, che ha sostenuto il progetto della nuova orchestra, si stia impegnando per arricchire l’offerta culturale e artistica della nostra città. L’Orchestra Pop Salernitana ha eseguito, per la gioia dei presenti, pezzi musicali di grande valore, arrangiati in modo personalissimo e con stile moderno a partire da: “Dieci Ragazze per me”; “Un amore così grande” ; “Se mi lasci non vale”; “La nostra Favola” di Jimmy Fontana, cantata in modo impeccabile dal grande Gaspare Di Lauri; “Se telefonando” di Mina; “Gloria” di Umberto Tozzi; “Meraviglioso” di Modugno e tanti altri brani, entrati a far parte della colonna sonora della nostra vita. Poi, il Maestro Cataldo, ha voluto regalarci un’emozione intensa suggestiva, unica, la versione per sax tenore e orchestra del brano”Nessun Dorma”. Il sublime si trasferisce nel teatro e l’applauso irrompe fragoroso e si mantiene a lungo tra gli spettatori, un bis ci sarebbe stato tutto! Infine per i musicisti e i cantanti, tutti bravi e seri professionisti, ecco i loro nomi, in un doveroso elenco: Antonio Panico, Massimo D’Apice e Rosapia Genovese, ai sassofoni, alle trombe: Franco Mannara e Antonio D’Alessandro, al trombone: Fortunato Santoro, alle tastiere: Gianni Ferrigno, Siro Scena e Casimiro Erario; al pianoforte, Renato Costarella; alla chitarra elettrica Angelo Napoli, a quella acustica Fabio Raiola; al basso Francesco Maiorino; alle percussioni: Oreste Vitolo; alla batteria Enzo Fiorillo; ai violini Danilo Gloriante, Tommaso Immediata, Carmine Meluccio, Lidia Nicolla, Giulio Piccolo, Roberto Casaburi, Annalisa Moriello; alle viole: Pasquale Colabene, Carmine Matino; al violoncello: Antonello Gibboni. Il coro era formato da: Gaspare Di Lauri, Angela Clemente, Alfonso Tortora, Giorgio Veneri, Valentina Ruggiero, Samantha Sessa e da Diana Cortellessa che, per una brutta faringite, non ha potuto far ascoltare la sua stupenda voce. La serata è stata presentata con la solita bravura e simpatia dal notissimo attore salernitano Gaetano Stella e si è conclusa con un medley di canzoni degli anni sessanta e settanta. 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu 25 FEBBRAIO 2011

Mi fermo qui, poi raccoglierò altri scritti

Ciao mio nobile amico




 





domenica 25 febbraio 2024

Terzo appuntamento del XV Festival Nazionale XS città di Salerno, secondo in concorso, con “La Signorina Papillon” di Stefano Benni, con Ellemmeti Libera Manifattura Teatrale Napoli

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

E’ inutile girarci intorno, la scrittura di Stefano Benni è colta, ironica, intellettualistica, satirica; un coacervo di stili, di giochi di parole, di citazioni, tra le tante, “Parigi brucia”, di situazioni reali o irreali, un confine non mai specifico, che usata per una commedia “La Signorina Papillon”, destabilizza un po'. Si ha l’impressione che l’ironia, usata nel raccontare e rappresentare, colpisca direttamente lo spettatore, tanto da confondergli il senso di ciò che sta seguendo. Intanto quello che avviene in scena è sogno o vita reale? E la realtà è pilotata o libera ed il periodo a cui si riferisce è dimensione del XIX secolo o fuori dal tempo? Si rientra così al teatro dell’assurdo, dove tempi e modi non sono definiti. Lo spessore intellettualistico di Benni si fa sentire per intero ed il giardino, ambientazione dell’opera, si comprende metaforico e che in esso si vogliono raccogliere le tante storture sociali.

La signorina Papillon è l’eterea fanciulla vestita di voile bianco, capelli lunghi e biondi che trascorre parte delle sue giornate nello splendido, giardino, ornato da 316 varietà di rose, tutte da lei coltivate amorevolmente. Non è l’unico suo hobby, infatti raccoglie variopinte farfalle e le conserva in vasi di vetro trasparente. Scrive un lungo diario giornaliero, nel quale appunta tutti i suoi pensieri. La vita le scorre tranquilla, felice di questo ritmo abbandonato, lontano dal clamore della città. Il giardino che si coglie metaforico non palesa a che epoca si riferisce, è un non luogo che risente del teatro dell’assurdo. Irrompono, nella quiete bucolica dell’ingenua Rose, in modo maldestro, tre tristi figuri: Maria Luise, l’amica lussuriosa della Parigi che conta, il poeta Millet, uno scribacchino che crede che ricchezza e fame contino più di ogni alta cosa ed Armand, un essere spregevole votato alla violenza e al comando. Tutti e tre hanno un solo scopo convincere Rose a vivere una vita più sciolta, moderna, a trasferirla nella caotica Parigi, per potersi impossessare della sua tenuta, uccidendola.

Inizia così una lunga affabulazione nei riguardi di Rose, con parole, sproloqui di raffinata impostazione, a volte si ha l’impressione che tutto il testo sia un esercizio di stile, per poi gustare la satira grottesca e gli allegri siparietti di ricercata costruzione. Non c’è che dire un Benni in stato di grazia, il tutto a vantaggio di un pezzo raffinato, ma difficile da seguire in ogni sua forma.

Sarà stato vero il complotto o sarà stato tutto un sogno? Meglio credere ad un abbaglio e rifugiarsi in rose colorate e in svolazzanti farfalle che la cruda realtà criminale.

Un plauso convinto va alla Compagnia Ellemmeti Libera Manifattura Teatrale Napoli. per la scelta del testo non facile e la capacità interpretativa di tutti e quattro gli attori. La Compagnia è alla sua prima volta al Festival XS

Stefano Benni, Bologna 12 agosto 1947. E’ uno scrittore, umorista, giornalista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo italiano.


Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 




 

 

martedì 13 febbraio 2024

Mariano Grillo al Teatro Ridotto di Salerno per il sesto spettacolo di “Che Comico 2023/2024, direttore artistico Gianluca Tortora.


 Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Mariano Grillo, ovvero la comicità curata, quella di una volta, quella ricca di contenuti e scevra di parolacce, un testo, il suo, che abbraccia con disinvoltura, le problematiche vissute da ognuno di noi e se le sue riflessioni fanno anche ridere, come succede, tanto meglio. Si presenta al pubblico del Ridotto con la semplicità di un giovanotto di 35 anni, ma con l’esperienza di uomo, marito e padre. Le problematiche che affronta nel suo monologo, sue sono, infatti, il pubblico le sente proprie, fino a creare con Mariano una simpatica empatia. Longilineo, capelli corti, look sciolto e occhi grandi e tondi che sgrana ogni volta, per sottolineare le battute a conclusione delle sue battute, Mariano ci tiene a sottolineare che il suo cognome non ha nulla a che fare con il grillo politico, se non una pura casualità che si tira involontariamente dietro.

Tutto sotto controllo”, questo il titolo dello spettacolo per due sere al Ridotto di Salerno, che malgrado il tempo inclemente e la serata finale dell’onnipresente Festival di Sanremo, ha visto il teatro pieno di persone, fiduciose di essersi create una valida alternativa alla tv ed al divano.

E di battute ne ha sciorinate tante, in quasi due ore di spettacolo, come quelle sul matrimonio per cui dopo due anni, la moglie non chiama, convoca e si deve scattare, o sulla città di Milano, che è conosciuta, sì, per la sua bellezza, ma soprattutto per la ricerca di lavoro dei tanti meridionali e che alla fine l’hanno pure trovato.  Ed ancora altri temi, affrontati con leggerezza, proprio per tenere tutto sotto controllo sono: la pandemia, la guerra, il caro vita, la società sempre più indifferente, i rapporti violenti, il clima, insomma il quotidiano di noialtri, che visti con l’ottica umoristica sembrano più sopportabili. Un finale sorprendente, poi, Mariano lo stigmatizza con una lettera aperta ed indirizzata ai suoi due figli, nella quale trabocca tutto l’amore per i suoi piccoli, un maschietto ed una femminuccia. Conclusione degna del suo spettacolo, con l’amore paterno da non tenere sotto controllo e questo ci è piaciuto assai!

Maria Serritiello

 

Mariano Grillo, attore e comico, è nato a Napoli trentasette anni fa.

Debutta a teatro all’età di 10 anni recitando nella compagnia del padre, per continuare, divertendo i suoi compagni con sketch e barzellette

Nel 2013 la RAI lo sceglie come comico emergente e lo ospita in vari programmi Tv. A Napoli partecipa al laboratorio comico di Made in Sud

Nel 2014 è vincitore del premio nazionale “Campania Felix” come miglior Attore protagonista.

Nel 2019 porta in scena al fianco di Fabio Brescia in “Due comici in Paradiso” di Biagio Izzo e Bruno Tabacchini

Vincitore del Premio Charlot e del Premio Massimo Troisi ad ottobre 2022 debutta a Zelig a Milano con il suo spettacolo “Tutto sotto controllo” In teatro porta in scena i suoi testi e di questi ne è autore e protagonista.